L’eccezionalità di Jacinda Ardern
La prima ministra neozelandese, che ha annunciato oggi le sue dimissioni, è stata per anni celebre e apprezzata per le sue politiche e per il suo gran carisma
Le sorprendenti dimissioni di Jacinda Ardern, che ha annunciato di voler lasciare l’incarico da prima ministra della Nuova Zelanda perché «non ha più le energie» per proseguire con un lavoro di grande responsabilità, saranno ricordate come uno dei momenti fondamentali della carriera di uno dei capi di stato e di governo più atipici e interessanti degli ultimi decenni, non soltanto in Nuova Zelanda.
La carriera di Ardern, che è diventata prima ministra nel 2017, è stata per molti versi notevole. Pur guidando un paese da cinque milioni di abitanti con un’economia florida ma di dimensioni ridotte, Ardern è diventata una delle leader politiche più ammirate e apprezzate degli ultimi anni. Lo ha fatto grazie al suo stile di governo personale ed empatico, ma anche per la sua capacità di guidare la Nuova Zelanda in numerosi momenti di crisi. Il suo governo progressista ha ottenuto vari successi politici e legislativi, anche se il bilancio complessivo non è del tutto positivo, e alcune promesse fatte all’inizio del suo mandato non sono state mantenute.
Che la carriera politica di Jacinda Ardern sia stata a suo modo eccezionale e particolarmente segnata dalla sua personalità lo si vede chiaramente dalla sua prima campagna elettorale nazionale, nel 2017. Ardern, che fino ad allora era stata la vice del capo del Partito Laburista neozelandese, fu nominata leader del partito e candidata prima ministra sette settimane prima delle elezioni del settembre di quell’anno. In pochissimo tempo riuscì ad aumentarne eccezionalmente i consensi.
Il Partito Laburista, che rischiava di perdere le elezioni disastrosamente, al contrario ottenne 14 seggi in più in parlamento, e arrivò secondo a pochissima distanza dai Conservatori. Grazie a un’alleanza con i Verdi, Ardern divenne prima ministra alla guida di un governo di minoranza. A 37 anni, fu la più giovane donna a essere mai diventata capo di governo al mondo.
Vari analisti sostennero al tempo che ad aver cambiato le cose così velocemente e così eccezionalmente fu soprattutto la capacità personale di Ardern di dimostrarsi come una politica innovativa, empatica e affidabile.
La campagna elettorale del 2017 mostrò anche alcune delle difficoltà con cui Ardern si sarebbe dovuta scontrare negli anni da prima ministra. In quanto donna, Ardern è sempre stata soggetta a un controllo maggiore da parte della stampa, a critiche spesso motivate dal sessismo e a stereotipi di genere. Quando nel 2017 fu nominata leader del Partito Laburista, in una delle primissime conferenze stampa subito dopo la nomina le fu chiesto se intendesse avere figli. Lei rispose: «È del tutto inaccettabile nel 2017 pensare che le donne debbano rispondere a una domanda del genere sul luogo di lavoro».
Ardern e il suo compagno ebbero poi una figlia nel giugno del 2018. Ardern divenne la seconda leader politica nella storia moderna a partorire mentre era in carica (dopo la prima ministra pachistana Benazir Bhutto nel 1990). Pochi mesi dopo, divennero eccezionalmente famose le foto di Ardern che accudiva sua figlia Neve durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Fu la prima volta che un capo di governo partecipava all’Assemblea generale assieme a un figlio o a una figlia appena nati.
Ardern divenne nota e apprezzata anche per il modo molto deciso in cui gestì le numerose crisi che la Nuova Zelanda dovette affrontare negli anni del suo governo. Dopo la strage di Christchurch del marzo del 2019, considerata il più grande omicidio di massa della storia neozelandese, Ardern fece approvare in pochi mesi una legge che vietava la vendita e l’utilizzo di armi semiautomatiche. Pochi mesi dopo fu inoltre apprezzata per la reazione di grande vicinanza che ebbe con le vittime della grande eruzione del vulcano di White Island, che fece 22 morti e molti feriti.
Nei primi anni di governo, sui media sia neozelandesi sia internazionali si parlò di “Jacindamania”, cioè della grande attenzione e ammirazione che Ardern riusciva a suscitare sia in Nuova Zelanda sia all’estero. Nei primi tempi del suo primo governo, i consensi dei Laburisti crebbero in maniera molto consistente, e Ardern divenne in poco tempo una dei leader politici più famosi del mondo.
L’attenta gestione della pandemia da coronavirus da parte del governo di Ardern, che decise di chiudere le isole della Nuova Zelanda praticamente da ogni contatto esterno e mettere in pratica una politica durissima di lockdown e misure restrittive, fu molto elogiata nei primi tempi, perché permise al paese di evitare le grandi ondate di contagi che interessarono l’Europa e gli Stati Uniti, tra gli altri. Alle elezioni dell’ottobre del 2020 il Partito Laburista di Ardern ottenne una vittoria schiacciante e la maggioranza assoluta nel parlamento neozelandese, che fu peraltro il parlamento più inclusivo di sempre nella storia del paese. In quel periodo, il 58 per cento dei neozelandesi sosteneva di apprezzare l’operato di Ardern.
Ma a partire dal 2021, mentre nel resto del mondo cominciavano le riaperture, le politiche di contrasto alla pandemia del governo divennero via via più controverse: ancora all’inizio del 2022 le restrizioni erano durissime in Nuova Zelanda, al punto che ci furono grosse proteste contro il governo, anche violente.
Nel corso dei suoi due mandati Ardern ha ottenuto notevoli successi legislativi soprattutto in termini di diritti e di politiche del lavoro progressiste: ha aumentato il congedo genitoriale, aumentato i giorni di malattia per i lavoratori, alzato del 30 per cento il salario minimo, reso legale l’eutanasia (grazie a un referendum). Non è riuscita però a risolvere alcune delle disuguaglianze strutturali che affliggono la società neozelandese, a partire dalla grave crisi abitativa dovuta all’eccessivo costo delle case. Anche i progressi sulla questione del cambiamento climatico sono stati modesti.
Negli ultimi mesi le difficoltà legislative e alcune polemiche hanno ridotto notevolmente i consensi di Ardern, che ha un tasso di apprezzamento da parte dei neozelandesi del 34 per cento: rimane comunque la politica più apprezzata del paese.
All’estero, invece, l’ammirazione per Ardern non si è mai davvero ridotta, anche grazie a vari momenti che sono diventati famosi, celebrati e virali: alcuni ebbero una grande importanza politica, altri divennero noti più che altro per la personalità e il carisma di Ardern. Dopo la strage di Christchurch, parlando in parlamento, Ardern si rifiutò per esempio di pronunciare il nome dell’attentatore, un suprematista bianco che uccidendo 51 persone in un attacco armato a una moschea e a un centro islamico sperava di dare notorietà alla sua causa.
Circolarono molto anche le immagini degli abbracci ai soccorritori dopo l’eruzione del vulcano di White Island.
Nel 2020 si verificò un terremoto mentre Ardern stava dando un’intervista in diretta tv, e lei non fece una piega nonostante le scosse.
Fu anche la prima ministra della storia della Nuova Zelanda ad aver partecipato a una parata del Pride.