Il trasferimento di Mykhaylo Mudryk al Chelsea non è solo calcio
Dopo averlo venduto per almeno 70 milioni di euro, il proprietario dello Shakhtar Donetsk ne donerà una ventina all’esercito ucraino
Nel fine settimana la squadra di calcio inglese del Chelsea ha presentato al pubblico dello Stamford Bridge di Londra il suo ultimo acquisto: il ventiduenne ucraino Mykhaylo Mudryk, ritenuto uno dei calciatori più promettenti della sua generazione. Del trasferimento in Inghilterra di Mudryk si parlava da mesi e ora che è stato concluso, anche se diversamente da come ci si aspettava, è diventato rilevante sotto tanti aspetti, non solo da un punto di vista sportivo.
Fino a pochi giorni fa Mudryk era uno dei giocatori più rappresentativi dello Shakhtar Donetsk, la squadra ucraina più forte degli ultimi decenni e una di quelle che hanno più sofferto fin dall’inizio della guerra con la Russia.
Il club ha infatti lasciato la sua città, che è capoluogo della regione del Donbass ed è da tempo sotto il controllo russo, già otto anni fa e non ci ha più fatto ritorno. Da allora si sposta tra Kiev e Leopoli, gioca le sue partite europee in Polonia e nelle soste dei campionati si allena spesso in Turchia o in altri paesi esteri.
In questa situazione precaria lo Shakhtar, un tempo costituito da tanti giocatori stranieri, soprattutto brasiliani, nonché presenza fissa nelle fasi a eliminazione diretta di Champions League, ha perso progressivamente gran parte del suo valore, pur riuscendo a difendersi più che dignitosamente sia nel campionato ucraino — ora fermo per una lunga sosta invernale — che in Europa.
In seguito all’invasione russa, però, le cose si sono fatte ancora più complicate. La FIFA ha concesso infatti ai giocatori stranieri in Ucraina la sospensione dei contratti fino al 30 giugno 2023. Tanti — quasi tutti — ne hanno approfittato per lasciare il paese senza essere formalmente ceduti dalle loro squadre d’appartenenza. Lo Shakhtar è quella a cui è andata peggio, in quanto squadra più competitiva e composta perlopiù da stranieri.
Il club non ha potuto fare granché per mantenere i suoi giocatori. Alcuni sono stati pagati regolarmente, come nel caso di Dodô, andato alla Fiorentina per circa 15 milioni di euro; altri invece si sono di fatto liberati gratuitamente e difficilmente torneranno in Ucraina. Per questo nel 2022 la squadra aveva chiesto alla FIFA un risarcimento di almeno 50 milioni di euro, oltre a denunciare una generale mancanza di solidarietà da parte dei club stranieri.
Senza il talento che lo aveva contraddistinto negli anni precedenti, lo Shakhtar si è ritrovato inevitabilmente impoverito e in un certo senso costretto a fare affidamento sui soli giocatori ucraini, come Mudryk, cresciuto nella parte orientale dell’Ucraina, tra la regione di Kharkiv dove è nato e il settore giovanile “in esilio” dello Shakhtar.
Nel corso degli ultimi anni in particolare, dopo aver esordito in prima squadra a 17 anni, Mudryk ha mostrato un talento fuori dal comune. È un esterno d’attacco o trequartista con grandi capacità tecniche che sa esprimere con naturalezza anche a velocità elevate. Dribbla gli avversari con altrettanta semplicità, sa segnare e fa segnare i compagni (i quali a volte faticano a stargli dietro, almeno in Ucraina). Insomma, è uno a cui viene naturale fare cose non comuni, e per giocatori così certe squadre sono disposte a pagare molto.
Per Roberto De Zerbi, che lo ha allenato allo Shakhtar prima di trasferirsi al Brighton in Premier League, «è un giocatore fantastico e un giorno potrà vincere il Pallone d’Oro». E infatti gli sono bastate tre stagioni allo Shakhtar, peraltro in tempo di guerra e senza mai giocare più di una decina di partite all’anno, per attrarre l’interesse delle grandi squadre di mezza Europa.
Nel suo periodo più difficile, lo Shakhtar si è quindi ritrovato una specie di “tesoro” in casa e per questo motivo, quando sono iniziate ad arrivare le richieste, è sempre stato chiaro: «Se qualcuno vuole comprare Mudryk dovrà pagarci un sacco di soldi» aveva detto a suo tempo l’ex calciatore croato Darijo Srna, direttore sportivo degli ucraini.
Negli ultimi mesi del 2022 l’Arsenal aveva intavolato una trattativa concreta, aiutata dal noto apprezzamento del giocatore per la squadra attualmente in testa al campionato inglese. Mudryk sembrava quindi promesso all’Arsenal, come lui stesso aveva fatto intendere più volte: ma proprio quando le cose sembravano fatte si è inserito il Chelsea, che con la sua nuova proprietà americana sta spendendo come non si era mai visto: a metà stagione ha già investito quasi mezzo miliardo di euro soltanto in nuovi giocatori.
In pochi giorni il Chelsea ha pareggiato l’offerta dell’Arsenal, che temporeggiava da un po’, e ha chiuso la trattativa fra un certo stupore per tutti i soldi che sta continuando a spendere come se fosse esente dal regolamento finanziario del calcio europeo. Secondo indiscrezioni il Chelsea pagherà una tranche iniziale di 70 milioni di euro, a cui nei prossimi anni se ne potranno aggiungere altri 30 in base al raggiungimento (da parte di Mudryk) di certi obiettivi prefissati tra le due squadre.
Dopo la presentazione di Mudryk al pubblico del Chelsea, lo Shakhtar lo ha salutato e si è rivolto ai tifosi con una lettera scritta dal presidente del club, il magnate ucraino Rinat Ahmetov, che tra le altre cose era proprietario delle acciaierie Azovstal di Mariupol, il grosso sito industriale diventato famoso per la resistenza di un gruppo di soldati ucraini isolati al suo interno contro gli attacchi dell’esercito russo.
Ahmetov ha scritto: «Non ho mai fatto mistero che il mio sogno è vincere trofei in Europa. Ciò significa che giocatori come Mudryk dovrebbero restare nel nostro club, nel nostro campionato ucraino, e noi non dovremmo tifare per loro quando giocano altrove. Sfortunatamente ora questo è impossibile, perché l’Ucraina sta combattendo l’orrenda e ingiusta guerra condotta contro di noi dalla Federazione Russa».
Parallelamente Ahmetov ha annunciato che devolverà oltre 20 milioni di euro per fornire cure mediche e sostegno psicologico a soldati e volontari ucraini che combattono la Russia, e alle loro famiglie. Creerà inoltre una fondazione (Heart of Azovstal) per aiutare chi ha combattuto a Mariupol, città che è finita sotto il controllo russo dopo l’assedio alle acciaierie.
Sul piano sportivo, invece, anche grazie ai soldi incassati di recente lo Shakhtar ha potuto annunciare il ritorno in squadra di Yaroslav Rakytskyi, un calciatore ucraino russofono con una storia particolare. Nei primi mesi di conflitto Rakytskyi era sembrato sostenere le rivendicazioni russe nella parte orientale dell’Ucraina, e per questo aveva perso il posto in Nazionale. Queste sue posizioni lo avevano poi spinto a lasciare lo Shakhtar, la squadra per cui aveva sempre giocato, e l’Ucraina, per andare a giocare proprio in Russia, nella squadra di proprietà di Gazprom, lo Zenit di San Pietroburgo.
Dopo l’invasione russa dello scorso febbraio, tuttavia, Rakytskyi si era ricreduto sul conflitto e aveva condannato le azioni della Russia, sostenendo diverse iniziative benefiche a favore dell’Ucraina. In estate aveva quindi lasciato la Russia e si era trasferito in Turchia, dove ha giocato fino allo scorso dicembre. Al suo ritorno in Ucraina ha detto: «Ho sempre sognato di tornare allo Shakhtar. Amo questo club e in qualsiasi posto io possa andare a giocare, gli sarò sempre fedele».
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