L’iniziativa antiabortista di Castilla y León
Il partito di estrema destra Vox, che governa nella regione spagnola insieme al Partito Popolare, ha proposto un nuovo protocollo sanitario sull'aborto, tra moltissime critiche
Nella regione spagnola di Castilla y León è stata annunciata l’introduzione di una nuova contestata misura che ha l’obiettivo esplicito di convincere a non abortire le donne incinte che vogliono interrompere volontariamente la gravidanza. La misura è in realtà un protocollo sanitario voluto dal partito di estrema destra Vox, che governa la regione insieme ai Popolari (PP, di centrodestra e conservatore), la cui posizione sul tema invece è ancora poco chiara. Il protocollo prevede la possibilità di ascoltare il battito cardiaco del feto, di fare un’ecografia in 4D e di ricevere una consulenza psicologica, tutti passaggi che in altri paesi sono stati spesso usati per interferire con la scelta delle donne di interrompere una gravidanza.
La proposta del protocollo era stata fatta la scorsa settimana dal vicepresidente della regione Juan García-Gallardo, di Vox: il protocollo sarebbe dovuto entrare in vigore il 16 gennaio, ma dopo le molte contestazioni – tra gli altri del governo nazionale del primo ministro Socialista Pedro Sánchez, dei movimenti femministi e dell’associazione spagnola dei ginecologi – non è stato né pubblicato in Gazzetta Ufficiale né mandato agli ospedali della regione. Per ora, non si sa se e quando entrerà in vigore.
Annunciando la nuova misura, García-Gallardo ha detto di essersi ispirato direttamente alle politiche antiabortiste del presidente ungherese Viktor Orbán. Nel settembre del 2022, il governo ungherese aveva approvato un decreto che obbligava il personale sanitario coinvolto nelle interruzioni di gravidanza a far sentire alle donne il battito del cuore del feto, o più in generale a mostrare loro un segno delle funzioni vitali in modo chiaramente riconoscibile. «Mi piace quello che sta facendo il governo ungherese in materia», ha detto Juan García-Gallardo, spiegando che il nuovo protocollo sanitario regionale dovrebbe obbligare i medici a proporre tre nuove procedure alle donne incinte che vogliono abortire (ascolto del battito cardiaco del feto, ecografia in 4D, incontro con gli psicologi), ma senza obbligare le donne stesse a sottoporvisi.
La proposta era stata da subito contestata. La Società spagnola di ginecologia e ostetricia ha denunciato pubblicamente il protocollo sostenendo che vada contro la legislazione nazionale in materia di aborto. A sua volta, il governo spagnolo del primo ministro socialista Sánchez ha inviato una comunicazione alla giunta di Castilla y León chiedendo di non applicarlo e minacciando anche di intraprendere un’azione legale. La ministra della Salute, Carolina Darias San Sebastián, ha detto di essere pronta a fare tutto il possibile per fermare «quell’oltraggio» e per continuare a difendere il diritto delle donne a interrompere, senza alcuna interferenza, la loro gravidanza. Nel dibattito erano intervenuti anche i movimenti femministi.
Nel frattempo, Vox ha continuato a difendere la proposta, mentre per quattro giorni il presidente della regione, Alfonso Fernández Mañueco, del Partito Popolare, non ha commentato il protocollo.
Lunedì Fernández Mañueco è infine intervenuto. Il presidente della regione ha di fatto smentito quanto annunciato dal suo vicepresidente, assicurando che i medici non sarebbero stati né obbligati né esplicitamente sollecitati a offrire alle donne esami o procedure non necessarie e non richieste prima di un aborto: «Non si obbligheranno né i medici né le donne che vogliano abortire a fare nulla». Mañueco ha precisato che l’ascolto del battito cardiaco fetale e l’ecografia in 4D sarebbero stati offerti solo su richiesta esplicita della donna, non prima.
Dopo le parole di Mañueco, il segretario generale di Vox, Ignacio Garriga, ha sostenuto che il presidente del PP non avesse affatto smentito il suo vicepresidente e che il protocollo sarebbe stato emanato a breve con la proposta originale annunciata. La situazione è dunque piuttosto confusa.
Il quotidiano spagnolo La Vanguardia ha scritto oggi che il Consiglio dei ministri, giudicando la smentita di Mañueco non sufficiente e consapevole del rischio che un governo conservatore e di estrema destra possa cercare di limitare il diritto all’aborto, ha deciso di fare il primo passo per sollevare un conflitto di giurisdizione contro la giunta di Castilla y León. Il nuovo protocollo, se approvato, potrebbe cioè violare la legge sull’aborto del 2010, entrare quindi in conflitto con una norma nazionale e risultare per questo inapplicabile.