L’attesa per il passaporto è diventata lunghissima
In molte città bisogna aspettare dai quattro ai sei mesi, in parte perché durante la pandemia si sono accumulate le richieste
In molte province italiane migliaia di persone che chiedono il rilascio o il rinnovo del passaporto sono costrette ad attendere per molti mesi, fino a otto nei casi più critici. Prenotare un appuntamento in questura è complicato, i posti liberi sono pochissimi e soprattutto i primi sono disponibili dopo mesi. È lunga anche l’attesa per la verifica dei documenti indispensabile prima della consegna finale. Le conseguenze di questi problemi, sensibilmente peggiorati negli ultimi mesi, sono evidenti e spiegano le proteste di molte persone che hanno scritto al ministero e ai giornali: senza avere certezze è quasi impossibile programmare in tempi relativamente brevi i viaggi fuori dall’Unione Europea.
Una delle province in cui bisogna attendere di più è Parma, dove negli ultimi mesi sono stati segnalati notevoli disservizi. Prima delle feste natalizie la questura ha annunciato che avrebbe organizzato due open day, cioè giornate in cui chiunque può presentarsi agli uffici senza appuntamento per chiedere il passaporto.
Il primo open day si è tenuto venerdì 13 gennaio, giorno festivo a Parma perché si celebra il patrono sant’Ilario, ed è stato un segnale molto chiaro della situazione: le prime persone si sono messe in coda davanti alla questura alle 3 del mattino per non perdere l’occasione. In poche ore, già nella notte, la coda ha raggiunto le 150 persone, molte più rispetto ai 70 posti messi a disposizione dalla questura. Molte hanno dovuto rinunciare, così come chi è arrivato al mattino. Il prossimo open day è in programma domenica 22 gennaio.
Oltre alla lunga attesa, diverse persone segnalano difficoltà nell’accedere al portale online delle prenotazioni: il sistema è quasi sempre offline e spesso, anche quando si riesce ad accedere, non risultano appuntamenti disponibili. «Sono almeno quattro o cinque mesi che provo a prendere un appuntamento per rinnovare il passaporto», ha scritto Vincenzo Giannattasio in una lettera alla Gazzetta di Parma, una delle tante pubblicate dal giornale negli ultimi mesi. «Sono arrivato, come tante altre persone residenti in città, ad un punto di esasperazione e di impotenza».
Molte persone, soprattutto chi aveva in programma viaggi non rimandabili per lavoro, hanno cercato di trovare una soluzione alternativa senza grossi successi. C’è chi per giorni ha provato a collegarsi a mezzanotte nel tentativo di prenotare i primi posti caricati nel sistema informatico, chi è andato più volte in questura per protestare, chi si è rivolto direttamente al ministero dell’Interno. «Ho sentito il centralino del ministero e mi dicono che loro non possono fare niente», ha scritto Giannattasio. «L’unica cosa che posso fare è un esposto da presentare direttamente in questura. In pratica la questura non riesce ad erogare un servizio e il ministero dice di andarli a denunciare». Al momento i pochi posti pubblicati sul portale sono disponibili tra sei mesi, a partire da giugno. Fino al 2019 l’attesa per l’appuntamento era di circa un mese.
Negli ultimi mesi i motivi di questi disservizi sono stati spiegati più volte dai funzionari di molte questure. Durante l’emergenza coronavirus c’è stato un calo significativo della domanda di passaporti a causa delle restrizioni imposte agli spostamenti: quando le restrizioni sono state rimosse, le domande sono aumentate moltissimo perché al numero normale di richieste si sono aggiunte quelle delle persone che negli ultimi tre anni non avevano rinnovato i documenti. «Chi non ha richiesto il passaporto nel periodo caratterizzato dal Covid lo sta facendo adesso» dice Giovanna Sabato, dirigente della divisione di polizia amministrativa che si occupa di passaporti in questura a Parma.
Anche Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ha avuto conseguenze. A Parma, per esempio, uno dei motivi dell’aumento della domanda sono state le richieste di passaporto presentate da studenti delle scuole superiori in vista di gite scolastiche nel Regno Unito.
Agli sportelli della questura di Parma, aperti per undici ore di fila nei giorni feriali, il sabato dalle 8:30 alle 14, lavorano quattro operatori. La questura assicura che alle urgenze, motivate in modo chiaro nelle richieste, viene garantita priorità. «Tutti devono presentarsi nei nostri uffici per il rilevamento delle impronte digitali, compresi i bambini sopra i 12 anni, e per le operazioni occorrono in media dodici minuti a persona», continua Sabato. «Il problema più grave è la carenza di personale, perché se avessimo più gente potremmo accontentare tutti indipendentemente dalle urgenze».
Parma è un caso emblematico, ma gli stessi problemi sono stati segnalati in molte altre province italiane. A Padova servono quattro mesi di attesa così come a Reggio Emilia, a Pavia sei mesi, come a Forlì e in Sardegna, a Varese addirittura otto. Sembra che ci siano meno problemi, invece, in grandi città come Roma e Milano.
I consigli comunali di diverse città hanno approvato mozioni per chiedere al ministero dell’Interno di velocizzare le procedure. Ci sono state prese di posizione da parte delle Regioni e la scorsa settimana è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare al ministro Matteo Piantedosi. L’ha scritta la parlamentare cagliaritana di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesca Ghirra: «A Cagliari occorre aspettare oltre sei mesi solo per presentare la domanda; se si tratta di minori, poi, l’attesa è ancora più lunga. Questa situazione, oltre a determinare una forte disomogeneità tra territori, limita in maniera intollerabile la libertà di circolazione dei cittadini che risiedono in certe specifiche aree territoriali e devono viaggiare per motivi di salute, di lavoro o anche unicamente per motivi di svago».
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