Una miniera di carbone in Germania sta facendo litigare i Verdi con gli ambientalisti
Il partito ha negoziato un accordo per espandere le estrazioni nel paesino abbandonato di Lützerath, tra molte critiche
Giovedì un migliaio di agenti della polizia tedesca ha sgomberato gran parte dei manifestanti ambientalisti che ormai da mesi avevano occupato il piccolo paese di Lützerath, nello stato tedesco del Nord Reno-Westfalia. Gli ambientalisti stavano protestando contro l’espansione della locale miniera di carbone di Garzweiler, che comporterà fra le altre cose la demolizione integrale del paese per fare posto alle cave dove estrarre carbone.
Per sgomberare del tutto Lützerath potrebbero volerci settimane. Gli ambientalisti hanno costruito decine di case sugli alberi, si sono nascosti nei lunghissimi tunnel sotterranei della miniera e imbozzolati in alcune amache costruite fra i pali della luce. Per sabato 14 gennaio a Lützerath è prevista inoltre una nuova manifestazione contro l’espansione della miniera a cui parteciperà anche la celebre attivista ambientalista Greta Thunberg.
La presenza di Thunberg darà verosimilmente ulteriore visibilità a una protesta che in Germania è finita su tutti i giornali e sta facendo litigare i Verdi, uno dei tre partiti che compongono la coalizione del governo nazionale e che sono in maggioranza anche nel Nord Reno-Westfalia, e i gruppi ambientalisti di base, cioè il loro elettorato storico.
La miniera di Garzweiler è attiva dal 1961 e si estende per circa 48 km², più della superficie della città di Bergamo. Negli ultimi sessant’anni per espanderla sono stati distrutti una ventina di paesi e sono state chiuse o deviate alcune autostrade. Qui si estrae soprattutto lignite, un carbone fossile molto inquinante di cui la Germania è particolarmente ricca. L’espansione della miniera nel terreno sotto al paese di Lützerath era prevista già dal 1995, tanto che nel 2017 tutti gli abitanti rimasti, un centinaio, avevano lasciato le loro case e si erano trasferiti altrove, molti dei quali in un altro paesino a qualche chilometro di distanza.
La Germania è uno dei paesi dell’Europa occidentale più dipendenti dal carbone per produrre energia, e nonostante vari governi nel tempo abbiano approvato piani per non aprire nuove miniere e azzerare l’estrazione nel medio termine – l’attuale obiettivo è stato fissato al 2030 – alcune miniere sono tuttora aperte e funzionanti per soddisfare la richiesta di energia del paese, il più ricco e industrializzato in Europa. Nel 2021 circa il 30 per cento dell’energia elettrica prodotta in Germania è stata realizzata bruciando carbone. La guerra in Ucraina e la progressiva riduzione delle importazioni di gas naturale russo ha inoltre comportato la riapertura di alcune centrali a carbone.
La nuova centralità del carbone ha messo in una posizione molto scomoda il partito dei Verdi, che dopo un buon risultato alle elezioni parlamentari del 2021 oggi esprime diversi ministri del governo guidato da Olaf Scholz, segretario dei Socialdemocratici. I Verdi e soprattutto il loro leader, il vice-cancelliere e ministro dell’Economia Robert Habeck, hanno dovuto trovare un fragile compromesso fra le decisioni da prendere nell’immediato per tenere in piedi l’economia del paese e le promesse fatte da anni per agevolare la transizione della Germania verso l’uso di fonti di energia più sostenibili.
A ottobre, nell’ambito di una di queste complicate decisioni da risolvere, Habeck e il governo statale del Nord Reno-Westfalia avevano trovato un accordo con la società energetica RWE: il governo avrebbe dato il permesso alla società di espandere la miniera di Garzweiler, e in cambio RWE avrebbe abbandonato i piani di demolizione di altri cinque paesi nella zona, che si trovano sopra ingenti giacimenti di lignite. Habeck e i Verdi da allora hanno difeso l’accordo sottolineando di avere salvato altri cinque paesi da un futuro simile a quello che aspetta Lützerath.
Diversi gruppi ambientalisti, fra cui quelli di Fridays For Future, che negli ultimi anni hanno organizzato alcune fra le manifestazioni ambientaliste più imponenti in giro per il mondo, ritengono invece che l’espansione della miniera di Garzweiler non sia strettamente necessaria e che comporterebbe l’immissione nell’atmosfera di 280 milioni di tonnellate di anidride carbonica, se tutto il carbone che ora si trova sotto terra fosse bruciato, oltre al taglio di moltissimi alberi (per avere un termine di paragone: in Italia nel 2019 sono stati prodotti 418 milioni di tonnellate di anidride carbonica).
Da mesi, per protestare contro l’espansione, diversi attivisti ambientalisti avevano occupato le case abbandonate di Lützerath e costruito ulteriori strutture, fra cui case sugli alberi e amache fra i pali dell’elettricità, per occupare fisicamente il paese e impedire la sua demolizione. Giovedì però buona parte di queste strutture è stata demolita e i manifestanti sono stati evacuati dopo un’operazione di polizia durata circa 10 ore.
Deutsche Welle ha scritto che gli ultimi attivisti rimasti sul posto si sono comportati in maniera prevalentemente pacifica: solo alcuni di loro hanno lanciato sassi, bottiglie e fuochi d’artificio contro la polizia.
Police are now battling to evict hundreds of protesters from Lützerath ⬇️
The activists spent more than *two and a half years* living in abandoned buildings, tents, and treehouses to prevent the village from being demolishedpic.twitter.com/AuweF1gyCK
— The Bureau of Investigative Journalism (@TBIJ) January 12, 2023
Gli ambientalisti se la sono presa anche con i Verdi, sia a livello nazionale sia a livello locale: una trentina di loro ha occupato per protesta la sede del partito a Düsseldorf, e rotto le finestre delle sedi di Aquisgrana e Lipsia.
All’interno del partito si è molto discusso se stare dalla parte della dirigenza nazionale o da quella dei Fridays For Future. Luisa Neubauer, una delle leader più riconoscibili del movimento, è anche membro del partito e lo ha molto criticato per la sua decisione su Lützerath. L’ala giovanile dei Verdi è stata la più divisa sulla questione, e la Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive che per poco non ha fatto collassare l’accordo fra governo e RWE sull’espansione della miniera.
Della protesta si continuerà a parlare anche nei prossimi mesi. Habeck ha condannato esplicitamente la posizione dei Fridays For Future, sostenendo che si stanno concentrando su «un simbolo sbagliato, dato che a Lützerath non vive più nessuno». Thunberg, annunciando la sua presenza alla manifestazione di sabato 14 gennaio, ha esortato le autorità tedesche a «proteggere la vita, e dare la priorità alle persone piuttosto che al profitto».