Cosa c’è attorno a Cristiano Ronaldo in Arabia Saudita
Una squadra che non vince da qualche anno, un campionato ancora aperto e l'Arabia Saudita che vuole fare come il Qatar
Manca ancora qualche giorno al debutto di Cristiano Ronaldo con l’Al-Nassr, la squadra saudita con la quale ha firmato da poco un contratto fino al 2025. In Arabia Saudita Ronaldo percepirà non meno di 70 milioni di euro all’anno, a cui si aggiungeranno altre decine di milioni di euro da sponsorizzazioni e accordi commerciali.
Dell’arrivo di Ronaldo in una squadra saudita e dei soldi che prenderà per giocarci (più di quelli che la maggior parte delle squadre di Serie A paga a tutti i suoi giocatori) si è parlato soprattutto in relazione a Ronaldo stesso, che è stato per anni uno dei due migliori calciatori al mondo e che ancora oggi è la persona più seguita su Instagram.
L’arrivo di Ronaldo all’Al-Nassr è però anche un’occasione per conoscere almeno un paio di cose sul campionato di calcio saudita, per ragionare su una sorta di effetto domino che il suo trasferimento potrebbe avere sul calcio mondiale, e per ricordare come e quanto l’Arabia Saudita stia investendo nel calcio e più in generale nello sport, con modalità e dinamiche simili a quelle del Qatar, seppur con obiettivi non sempre del tutto assimilabili. In questo senso, il detentore del profilo più seguito di Instagram e il calciatore più pagato della storia non è infatti molto più di quello che è stato descritto come «uno strumento geopolitico», una piccola pedina nella grande strategia saudita.
La Saudi Pro League, il principale campionato saudita, è un torneo dalla struttura molto simile alla Serie A italiana. Il campionato è iniziato ad agosto, finirà a maggio e nel corso della stagione ogni squadra affronterà le altre sia in casa che in trasferta. Non sono previsti playoff o playout: la prima in classifica vince il campionato ed è l’unica a qualificarsi per la Champions League asiatica (a cui si accede anche vincendo la coppa nazionale); le ultime due retrocedono. Quest’anno, in vista dei Mondiali, in cui l’Arabia Saudita ha battuto a sorpresa l’Argentina nella sua prima partita, la Saudi Pro League si è fermata il 16 ottobre, così da dare tempo alla su nazionale di allenarsi meglio.
La prima edizione del campionato di calcio saudita fu nella stagione 1976-1977, con solo otto squadre iscritte. Poi il campionato è cresciuto: le squadre iscritte sono infatti 16 da alcuni anni e saranno 18 dalla prossima stagione. Dal 2022 la Saudi Pro League è anche nota come Roshn Saudi League per via di una sponsorizzazione da parte della società immobiliare Roshn, che così come quasi ogni altra cosa nel calcio saudita ha stretti legami dirigenziali e finanziari con il fondo sovrano del paese.
Nel campionato saudita si segnano in media 2,47 gol a partita (pochi meno rispetto alla Serie A) e gli spettatori medi sono un po’ meno di 9mila a partita: le più importanti arrivano ad avere alcune decine di migliaia di spettatori, ma fin qui ce ne sono molte giocate davanti a poche migliaia di persone, talvolta perfino poche centinaia. Tutte le squadre del campionato hanno un allenatore straniero, un paio hanno come sponsor tecnico il marchio italiano Erreà e a tutte è consentito avere al massimo otto giocatori stranieri: per far posto a Ronaldo l’Al-Nassr, che già aveva occupato i suoi posti, ha svincolato il trentenne attaccante camerunense Vincent Aboubakar, che ai Mondiali in Qatar ha segnato un gol vittoria contro il Brasile, nella terza partita del girone.
Prima di Ronaldo, i più noti calciatori stranieri ad aver giocato a calcio in Arabia Saudita erano stati il brasiliano Rivelino, il bulgaro Hristo Stoichkov (nel 1998, giusto per due partite decisive, quattro anni dopo aver vinto il Pallone d’Oro) e poi ancora i brasiliani Bebeto e Denilson e gli italiani Roberto Donadoni e Sebastian Giovinco.
Al momento, tra i calciatori stranieri in Arabia Saudita quelli con la miglior carriera alle spalle sono Éver Banega (ex giocatore di Inter, Siviglia e della nazionale argentina), David Ospina (ex portiere colombiano del Napoli) e l’ecuadoriano Felipe Caicedo, ex attaccante di Lazio, Genoa e Inter. Tra i molti brasiliani che giocano nel campionato saudita ci sono Matheus Pereira, che è arrivato dal West Bromwich per 18 milioni di euro, e Anderson Talisca, fin qui il miglior marcatore del torneo. Talisca sarà compagno di squadra di Ronaldo all’Al-Nassr e prima ancora aveva giocato in Portogallo col Benfica, in Turchia col Besiktas e in Cina con il Guangzhou Evergrande.
Al momento in testa alla Saudi Pro League c’è proprio l’Al-Nassr, con una manciata di punti di vantaggio su un gruppo ancora piuttosto compatto di squadre inseguitrici. Tra queste c’è l’Al-Hilal, la squadra più titolata: ha vinto il campionato 18 volte (comprese le sue ultime tre edizioni) e altre 15 volte è arrivata al secondo posto. Sia Al-Hilal che Al-Nassr sono squadre di Riad, la capitale del paese, ma giocano in stadi diversi. Così come tutte le altre principali squadre saudite, entrambe sono in vario modo controllate, sponsorizzate e finanziate attraverso il fondo sovrano saudita.
L’Al-Nassr è allenata dal francese Rudi Garcia e tra i tanti allenatori stranieri che ha avuto in passato, pochissimi dei quali rimasti per più di una stagione, ci sono stati anche gli italiani Walter Zenga e Fabio Cannavaro. La prossima partita della squadra sarà questo sabato e sarà un derby contro l’Al-Shabab, la seconda in classifica. Ronaldo dovrebbe invece fare il suo debutto in maglia gialloblu (pare sia così per richiamare i colori della sabbia e del mare) domenica 22 gennaio. Nonostante l’arrivo a inizio gennaio, il suo debutto è stato ritardato da problemi burocratici legati al suo effettivo tesseramento per la squadra e dal fatto che deve finire di scontare una squalifica presa mentre era ancora al Manchester United.
Già il 19 gennaio, prima di debuttare con l’Al-Nassr, Ronaldo potrebbe però giocare una partita amichevole con una selezione di giocatori sia dell’Al-Hilal che dell’Al-Nassr, contro il Paris Saint-Germain — la cui proprietà è della famiglia reale qatariota — e quindi contro il campione del mondo Lionel Messi, il suo storico rivale calcistico.
Per restare all’attività calcistica di Ronaldo, per lui e per l’Al-Nassr qualsiasi risultato diverso dalla vittoria del campionato sarebbe un fallimento, anche perché complicherebbe la qualificazione per la prossima edizione della Champions League asiatica, la cui detentrice (e già qualificata di diritto alla prossima) è proprio l’Al-Hilal.
In gran parte a prescindere dai risultati calcistici e ben oltre l’Arabia Saudita, l’arrivo di Ronaldo nel paese può avere anche altri effetti.
Il primo è l’avviarsi di una sorta di effetto domino in cui il fatto che qualcuno paghi così tanto Ronaldo potrebbe portare anche altri stipendi calcistici ad alzarsi in proporzione. L’ingaggio pagato a un calciatore dipende da molti fattori ed è regolato in modo diverso a seconda dei paesi e dei continenti, ma è fuori di dubbio che quello di Ronaldo rappresenterà d’ora in poi un precedente e un nuovo punto massimo di riferimento.
C’è inoltre chi si sta chiedendo se l’arrivo di Ronaldo in Arabia Saudita non possa preludere un’accelerazione degli investimenti sauditi nel calcio, in particolare ingaggiando calciatori, magari non più giovanissimi, provenienti dai principali campionati europei. In questo senso l’Arabia Saudita potrebbe fare quello che fino a qualche anno fa aveva per un po’ fatto la Cina, cioè offrire stipendi smisurati.
Dagli Stati Uniti, c’è chi si chiede se questi investimenti sauditi non possano diventare un problema per la MLS, il principale campionato nordamericano, che a sua volta punta molto sull’ingaggio di giocatori europei in genere a fine carriera: giocare (e vivere) a Riad o a New York non è ovviamente la stessa cosa, ma c’è chi ritiene che certi stipendi potrebbero far cambiare idea a molti.
Ben oltre il calcio, Ronaldo è poi stato descritto come «uno strumento geopolitico» perché è parte di una imponente operazione saudita per usare lo sport per imporsi in vari modi a livello mondiale. In questo senso, Ronaldo è solo un tassello di un grande sistema di investimenti in contesti sportivi. Tra gli altri: l’acquisto della squadra di calcio inglese del Newcastle; la creazione di un nuovo, ricchissimo e parecchio controverso circuito professionistico di golf; l’organizzazione a Gedda di un Gran Premio di Formula 1 e, proprio in questi giorni, di una nuova edizione del Dakar Rally.
Non c’è ancora niente di ufficiale, ma è data inoltre come probabile la candidatura dell’Arabia Saudita (forse insieme a Grecia ed Egitto) all’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2030. Il 2030 è peraltro l’anno di riferimento dell’ambizioso progetto “Vision 2030”, con cui il principe ereditario Mohammed bin Salman, che da qualche tempo è anche primo ministro dell’Arabia Saudita, sostiene di voler rendere il paese indipendente dall’andamento dei mercati petroliferi e, in generale, più aperto al resto del mondo, anche ma non solo in ambito sportivo.
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