I tanti problemi con cui è alle prese Dazn
In Italia i problemi della piattaforma che trasmette la Serie A continuano a far discutere, e le perdite globali sono enormi
Dopo i disservizi che hanno impedito a un certo numero di abbonati di vedere correttamente Inter-Napoli, la partita più attesa della Serie A alla ripresa del campionato, si è tornati a parlare di Dazn, la piattaforma di streaming online che in Italia, tra le altre cose, trasmette in esclusiva tutte le partite della Serie A.
I malfunzionamenti durante Inter-Napoli sono stati tutto sommato circoscritti, ma si sono aggiunti ad altri, più diffusi, che si erano verificati quest’anno e nelle stagioni precedenti. Per questi motivi, oltre a garantire rimborsi agli utenti interessati secondo le modalità indicate dall’AGCOM, i dirigenti di Dazn sono stati convocati di recente dal governo per chiarire la natura dei problemi in un incontro con il ministro delle Imprese Adolfo Urso, con il ministro dello Sport Andrea Abodi e con il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, che in precedenza si era detto «parte lesa».
Abodi ha definito l’incontro «molto soddisfacente, soprattutto dal punto di vista dell’analisi tecnica dei disservizi e per l’impegno di Dazn di portare in Italia una struttura adeguata». Ma ha aggiunto: «Gli auspici sono stati soddisfatti, poi la realtà va misurata».
La piattaforma si è presentata all’incontro di Roma con dirigenti e responsabili globali, i quali hanno assicurato che costituiranno in Italia una sorta di centrale organizzativa del network per monitorare e reagire più tempestivamente ai problemi, i quali finora sono stati attribuiti in particolar modo ai partner tecnologici che sostengono la sua infrastruttura online. Secondo alcune ricostruzioni, tuttavia, la Lega Serie A avrebbe ipotizzato un’eventuale risoluzione del contratto se i problemi dovessero ripresentarsi.
Nel frattempo, gli ultimi bilanci del gruppo di proprietà del conglomerato statunitense Access Industries avrebbero portato le perdite globali complessive a oltre 6 miliardi di dollari dal 2016 a oggi. Secondo Bloomberg, che ha analizzato i documenti del gruppo nel Regno Unito, soltanto nel 2021 Dazn avrebbe registrato perdite per oltre 2 miliardi di dollari, dovute in particolare ai costi sostenuti per l’acquisto dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi, cresciuti in un anno da 1,2 a 1,9 miliardi di dollari.
Bloomberg ha scritto che negli ultimi sette anni il gruppo «non è riuscito a compensare con gli abbonamenti gli enormi investimenti sostenuti per aggiudicarsi i diritti più attraenti», come quelli della Serie A, della Liga spagnola e della Champions League (nel mercato tedesco). Queste difficoltà sarebbero inoltre strettamente collegate al mercato internazionale dei diritti televisivi, la cui crescente competitività ha reso i costi sempre più difficili da recuperare vista la loro breve durata (in genere gli accordi valgono per un triennio).
Questa situazione starebbe penalizzando in particolare Dazn perché il gruppo è presente nel mercato dei broadcaster da meno tempo rispetto agli altri suoi competitor principali — come Sky in Italia — e in questo periodo, oltre agli sforzi fatti per dotarsi di un’offerta attraente, ha dovuto anche crearsi dal nulla una base di abbonati in ciascun paese in cui è presente.
I costi così alti stanno inoltre coprendo le entrate, cresciute a 1,56 miliardi di dollari nel 2021 e stimate dal gruppo in 2,3 miliardi di dollari per l’anno appena concluso. Questi risultati sono legati alle contromisure adottate per arginare le perdite: negli ultimi due anni Dazn ha aumentato sensibilmente il costo della sua offerta per gli utenti e ha cercato di limitare il più possibile la condivisione degli abbonamenti, anche attraverso la riorganizzazione delle modalità di iscrizione.
Finora però queste iniziative non sono state sufficienti, motivo per cui nel tentativo di aumentare e diversificare ulteriormente le entrate, Dazn sta tentando di ritagliarsi uno spazio nel settore delle scommesse sportive, in collaborazione con Pragmatic Group, e anche nell’e-commerce, con store online già disponibili in Germania, Austria, Svizzera e Giappone.
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