Letizia Moratti sta cercando voti a destra e a sinistra
La candidata presidente della Lombardia ci ha provato prima con la Lega, poi col PD, e ora sta cercando appoggi un po' ovunque
Dopo una lunga carriera dirigenziale e politica, Letizia Moratti, 73 anni, si è candidata a presidente della Lombardia per le elezioni regionali che si terranno il 12 e il 13 febbraio. È sostenuta soprattutto dall’alleanza tra Italia Viva e Azione (quella che si fa chiamare “Terzo Polo”), anche se in queste settimane ci ha tenuto spesso a sottolineare come la sua sia una candidatura civica, rivendicando una storia personale nell’associazionismo e cercando di apparire come moderata e indipendente.
Per come è andata la campagna elettorale fin qui però sembra più che altro che Moratti stia usando questa posizione per cercare con meno scrupoli voti e appoggi elettorali un po’ in tutti gli schieramenti politici: sia nella destra, nonostante la sua candidatura sia arrivata dopo che si era dimessa da vicepresidente della giunta lombarda di destra, sia nella sinistra, con cui non ha mai avuto a che fare e di cui anzi è sempre stata una grande avversaria politica.
Come aveva già fatto in molte altre occasioni, in un’intervista data lunedì al Tg1 Moratti si è definita politicamente come una «persona riformista, popolare, liberale e moderata». Allo stesso modo, in tutti i comunicati ufficiali diffusi tra i giornalisti il suo staff la presenta sempre con la formula «Letizia Moratti, candidata civica sostenuta dal Terzo Polo», in quella che appare come una scelta comunicativa precisa e intenzionale.
In tanti però hanno espresso scetticismo sulla terzietà con cui ultimamente Moratti cerca di presentare il suo passato politico: entrò infatti in politica da ministra dell’Istruzione nei governi di centrodestra di Silvio Berlusconi, ricoprendo l’incarico dal 2001 al 2006, poi in quello stesso anno si candidò a sindaca di Milano, sempre sostenuta da Berlusconi e dal centrodestra.
In quell’occasione presentò anche una sua lista civica, come ha più volte rivendicato, ma la sua connotazione politica non era in discussione: oltre a Forza Italia di Berlusconi, fu sostenuta anche da partiti di una destra non moderata e in alcuni casi estrema, come Alleanza Nazionale e Fiamma Tricolore – che erano il risultato dello scioglimento nel 1995 del partito neofascista Movimento Sociale Italiano – e Azione Sociale di Alessandra Mussolini. Da sindaca di Milano, tra il 2006 e il 2011, scelse come suo vice Riccardo De Corato, politico di lungo corso dichiaratamente post fascista.
Alle successive elezioni comunali del 2011 si candidò per un secondo mandato ma fu sconfitta dal candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia, e per dieci anni abbandonò di fatto la politica. Nel 2021 ci tornò da assessora alla Sanità e al Welfare della Lombardia, nella giunta guidata dal leghista Attilio Fontana, chiamata a risollevare una situazione complicata dopo la disastrosa gestione della pandemia del suo predecessore Giulio Gallera.
Le fu data in aggiunta la carica di vicepresidente, più che altro simbolica e senza vere implicazioni concrete, che molti avevano interpretato come la garanzia di una sua candidatura a presidente al termine del mandato di Fontana. La stessa Moratti ha alimentato questa narrazione, confermando più volte di aver effettivamente ricevuto quella promessa sia da Fontana che dai partiti della destra che lo sostengono.
Le sue dimissioni dalla giunta lombarda a inizio novembre erano quindi state viste come una reazione alla mancata candidatura a presidente della Lombardia con la destra, per quanto fossero state da lei motivate con la contrarietà alla decisione del governo di reintegrare in anticipo al lavoro i medici non vaccinati. Di lì a pochi giorni Moratti aveva poi annunciato ufficialmente la sua candidatura con il sostegno di Italia Viva e Azione, dicendosi fin da subito «ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici».
Da quel momento è cominciata una campagna elettorale per certi versi molto incoerente. Per sua stessa ammissione, inizialmente Moratti aveva sperato nel sostegno del Partito Democratico alla sua candidatura: i sondaggi che giravano in quel periodo la davano ampiamente in vantaggio, se fosse riuscita a farsi sostenere dal centrosinistra.
In quei giorni gli sforzi di Moratti si erano concentrati sul mostrarsi come una candidata appetibile per un’ipotetica ampia coalizione di centro e centrosinistra: in un’intervista al Corriere della Sera aveva definito «curioso» l’essere etichettata come una politica di centrodestra; in più occasioni aveva insistito nel descrivere come «tecnico» il suo ruolo di assessora alla Sanità nella giunta di Fontana.
In diverse occasioni pubbliche e interviste aveva parlato con benevolenza del PD e aveva fatto capire di aver avuto colloqui positivi con i dirigenti del partito per un sostegno alla sua candidatura. Il PD però aveva smentito questa possibilità e il 17 novembre aveva annunciato la candidatura di Pierfrancesco Majorino, che nelle ultime settimane ha ricevuto anche il sostegno del Movimento 5 Stelle.
Moratti allora ha leggermente cambiato la sua strategia comunicativa, puntando più che altro a mostrarsi come candidata moderata fra due forze politiche che descrive come estremiste. Al Tg1 ha detto: «Vedo un centrodestra molto di destra, vedo un centrosinistra molto di sinistra e vedo soprattutto un 37 per cento di elettorato che non si riconosce in queste offerte politiche», facendo in parte capire anche a quali percentuali aspira per arrivare alla vittoria.
In questo momento però i sondaggi – per quanto possono valere a più di un mese dalle elezioni – danno il presidente uscente Attilio Fontana come ampiamente favorito, davanti a Majorino e con Moratti più indietro rispetto a entrambi gli avversari.
Dopo il rifiuto del PD, Moratti ha cercato sostegno un po’ da tutti quelli che erano rimasti senza un proprio candidato: si era parlato anche di una possibile alleanza con +Europa, che però alla fine sosterrà Majorino.
Poi Moratti ha cominciato un’altra operazione politica ambiziosa, approfittando delle divisioni interne della Lega al Nord e in Lombardia: ha provato a convincere a sostenerla il Comitato Nord, una corrente interna alla Lega nata in polemica alla linea nazionale di Matteo Salvini. L’intento era quello di dividere l’elettorato di Fontana e sottrargli voti, ma il Comitato Nord, che fa capo a Umberto Bossi e ad altri storici esponenti della Lega Nord, ha deciso di sostenere Fontana per paura di creare una divisione troppo grande nel partito.
Le discussioni non sono ancora finite e Moratti continua a dirsi aperta a un sostegno da parte del Comitato Nord, che fa parte di un’area politica sostanzialmente opposta a quella del PD, con cui aveva cercato di allearsi in precedenza. Alla fine sembra che dovrà accontentarsi del sostegno di una lista formata da quattro dissidenti del Comitato Nord che sono stati espulsi dalla Lega a dicembre, e che per questo non potranno ricandidarsi nelle liste di Fontana.
I dissidenti della Lega inizialmente avevano escluso la possibilità di allearsi con Moratti, sapendo che Fontana restava ampiamente favorito, ma negli ultimi giorni sembra stiano cambiando idea anche per sfruttare il funzionamento della legge elettorale lombarda: prevede infatti un premio di maggioranza del 60 per cento per il candidato presidente che vince ottenendo almeno il 40 per cento dei voti, e del 55 per cento se questo ottiene meno del 40 per cento (non è previsto ballottaggio). Candidandosi con Moratti i dissidenti puntano almeno a rendere più debole un’eventuale vittoria di Fontana.
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Nella sua ricerca di appoggi politici, più di recente Moratti ha poi annunciato che sarà sostenuta dalla sezione di Monza e Brianza del Partito Repubblicano Italiano, la cui parte più consistente però sosterrà Fontana. Ha anche detto che sarà sostenuta dai «verdi riformisti ecologisti di Fiorello Cortiana», come se si trattasse del sostegno di un’intera forza politica: in realtà nella sostanza ci sarà semplicemente nella sua lista civica Fiorello Cortiana, ex senatore e storico esponente della Federazione dei Verdi, ma oggi con un peso politico piuttosto limitato.
I Verdi che sono in parlamento invece, quelli guidati da Angelo Bonelli, sosterranno Majorino insieme agli alleati di Sinistra Italiana.
Nelle liste di Moratti, che saranno depositate ufficialmente tra qualche giorno, ci sono comunque già esponenti provenienti da ogni parte politica: il capolista uomo sarà per esempio l’ex di Forza Italia Manfredi Palmeri, mentre la capolista donna l’ex del Movimento 5 Stelle Monica Forte, ma ci sono anche diversi politici un tempo della Lega, tra i quali spicca l’ex presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni.