Cosa ha deciso il governo sui distributori di benzina
Ha imposto alcuni nuovi obblighi di trasparenza per contrastare i fenomeni di speculazione, ma non è intervenuto sulle accise
Martedì sera il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge con alcune misure per contrastare le speculazioni sui prezzi del carburante da parte dei distributori di benzina e per aumentarne la trasparenza.
Nel decreto non ci sono però misure che prevedano una riduzione delle accise sui carburanti, il principale fattore che ha causato, dal primo gennaio del 2023, l’aumento dei prezzi di cui si è molto discusso negli ultimi giorni: fino alla fine del 2022 infatti era in vigore uno sconto sulle accise (ossia imposte che gravano sul prezzo finale) introdotto dal governo di Mario Draghi per calmierare i rincari dovuti alla guerra in Ucraina, ma il governo di Giorgia Meloni aveva deciso di rimuoverlo totalmente a partire dal nuovo anno.
Le nuove misure approvate dal governo invece stabiliscono che ogni distributore dovrà esporre accanto al proprio prezzo di vendita del carburante quello della media nazionale, «con specifica evidenza», che viene pubblicato ogni giorno dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. In questo modo i clienti potranno rendersi conto se ci sia stata effettivamente una speculazione da parte del singolo distributore di benzina sul prezzo applicato a livello nazionale.
In caso di violazioni a quest’obbligo da parte dei distributori il governo ha previsto di aumentare le sanzioni, anche se per il momento non è stato specificato di quanto: ha però fatto sapere che in caso di recidiva queste potranno arrivare anche «alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni».
A questo proposito verranno «rafforzati i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative», e aumenterà la collaborazione tra il Garante e la Guardia di Finanza. Per il momento non ci sono dettagli su come queste intenzioni saranno realizzate. Sarà anche istituita una «Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi».
Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, quello che viene chiamato anche “mister Prezzi”, è un’istituzione che ha il compito di vigilare sul corretto andamento dei prezzi, ma non ha potere sanzionatorio (l’Antitrust e la Guardia di Finanza invece sì).
È stata invece prorogata fino a marzo una misura già esistente sui buoni benzina forniti dalle aziende ai lavoratori sotto forma di “fringe benefit”, cioè quella parte di retribuzione che il datore di lavoro non corrisponde in denaro ma sotto forma di beni e servizi: i buoni benzina, del valore massimo di 200 euro per ogni lavoratore nel primo trimestre del 2023, continueranno a non concorrere a formare il reddito del lavoratore dipendente, cioè non potranno essere tassati.
Le decisioni del governo hanno provocato uno scontro con la categoria dei gestori dei distributori di benzina, che negano le proprie responsabilità nell’aumento dei prezzi del carburante. Anche considerando i fenomeni esistenti di speculazione, l’aumento è stato causato principalmente dalla decisione del governo di non rinnovare gli sconti sulle accise.
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