La direzione del PD deve decidere il quando e il come delle primarie
Domani probabilmente le posticiperà di una settimana, e discuterà la proposta di Elly Schlein di votare anche online
Mercoledì ci sarà la direzione nazionale del Partito Democratico, una riunione in cui gli esponenti del partito dovranno probabilmente prendere delle decisioni su due questioni: come e quando fare le primarie per scegliere il nuovo segretario o segretaria del partito. L’ultima assemblea del PD aveva fissato la data al prossimo 19 febbraio, ma in questi giorni si parla sempre più insistentemente di un rinvio al 26 dello stesso mese, un’ipotesi ormai data quasi per certa. Per quanto riguarda le modalità si dovrebbe discutere della possibilità di votare anche online, ma anche su questo non ci sono molti dubbi: sembra che la proposta abbia poche possibilità di passare.
La direzione nazionale è uno degli organi più importanti del partito, dà l’indirizzo politico e rende esecutive le decisioni prese dall’assemblea nazionale, l’organo collegiale composto da membri eletti, sindaci, presidenti di regione, parlamentari ed europarlamentari del partito. Le riunioni della direzione nazionale, di cui fanno parte 208 membri, sono sempre molto seguite, in quanto rara occasione di discussione interna a un partito a cui si può assistere pubblicamente: capita che alcuni partecipanti facciano discorsi duri e pensati proprio per distinguersi e attirare l’attenzione delle persone che stanno guardando, e in generale si vota per mozioni, ordini del giorno o risoluzioni.
L’ordine del giorno di domani riguarderà le primarie per scegliere il prossimo segretario o la prossima segretaria. Attualmente i candidati sono quattro: Gianni Cuperlo, Paola De Micheli, Stefano Bonaccini e Elly Schlein. Bonaccini è l’attuale presidente dell’Emilia-Romagna, mentre Schlein era vicepresidente della stessa regione fino a poco tempo fa. De Micheli ha fatto la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti tra il 2019 e il 2021 ed è emiliana. Cuperlo, originario di Trieste, è uno storico esponente del partito e già candidato alle primarie nel 2013, in cui perse con grande distacco contro Matteo Renzi.
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A chiedere espressamente il rinvio delle primarie sono stati i dirigenti del partito nel Lazio e in Lombardia, per distanziarle un po’ di più dal giorno delle elezioni in quelle stesse regioni, che saranno il 13 febbraio, evitando così sovrapposizioni nelle rispettive preparazioni. Sembra che la data del 26 vada bene a tutti i candidati e le candidate, perciò è probabile che la direzione di domani la confermi.
L’altro grosso tema è il voto online. La proposta era stata fatta da Schlein la scorsa settimana, verosimilmente per ragioni politiche oltre che tecniche, visto che gode di più sostegno tra i semplici simpatizzanti del partito piuttosto che tra i suoi iscritti, cioè gli elettori che hanno una tessera e partecipano più attivamente alle iniziative, e che sono più abituati a frequentare le sedi fisiche del partito in cui normalmente si vota.
Il voto fisico è considerato quello che riflette più fedelmente le volontà della base più attiva del partito, del suo “zoccolo duro” di voti. Un’elezione online invece attrarrebbe potenzialmente anche persone che non votano o non votano più il PD, e generalmente più giovani di quelle disposte ad andare fisicamente una domenica di febbraio in un gazebo, quelle sezioni temporanee sparse sul territorio che il PD allestisce durante le primarie, per agevolare la partecipazione.
Schlein, che è la candidata più giovane e considerata per certi versi un’outsider rispetto ai segretari che hanno guidato finora il partito, sarebbe quindi più avvantaggiata dalla possibilità di votare online per le primarie, e forse proprio per questo gli altri candidati si sono mostrati freddi, quando non proprio contrari, all’idea. Per introdurre il voto online andrebbe cambiato anche il regolamento interno, che prevede una votazione in due fasi: nella prima, una settimana prima della data prescelta, votano soltanto gli iscritti al partito per tutti e quattro i candidati; la seconda, in cui votano anche i simpatizzanti versando un piccolo contributo economico, è di fatto un ballottaggio tra i due candidati più votati al primo turno.
La candidata vicesegretaria di Bonaccini, Pina Picierno, ha criticato apertamente la proposta, mentre Bonaccini, pur non intervenendo direttamente sulla questione, ha detto: «Se invece di discutere di regole parlassimo dei problemi dei cittadini, forse, visto che le regole ci sono, sarebbe anche più facile attrarli a venire a votare». Per De Micheli, invece, la discussione sul voto online sarebbe «lunare»: «per eleggere il nuovo segretario del PD dobbiamo finalmente incontrarci».
Visto il dissenso tra la maggior parte dei candidati sembra comunque improbabile che la proposta venga approvata dalla direzione, nonostante Schlein avesse specificato che con il voto online non intende sostituire quello in presenza: «non ho mai pensato di sostituire i gazebo, che sono un rito importante, un’occasione di confronto. Propongo di aggiungere uno strumento che il PD ha già sperimentato, per agevolare una partecipazione più larga», ha detto.
Per martedì è prevista una riunione informale tra il segretario uscente del PD, Enrico Letta, e i rappresentanti dei quattro candidati per trovare una linea comune. Se non si dovesse trovare un accordo si deciderà con un voto mercoledì.