L’Angelus di papa Francesco era una risposta alle critiche di padre Georg Gänswein?

Ha detto che «il chiacchiericcio è un'arma letale», a pochi giorni dalle discusse anticipazioni sul nuovo libro dell'ex segretario di Benedetto XVI

(ANSA/VATICAN MEDIA)
(ANSA/VATICAN MEDIA)

Domenica la tradizionale preghiera dell’Angelus di papa Francesco è stata notata e discussa più del solito, perché ha incluso quella che a molti è sembrata una risposta alle critiche che aveva ricevuto negli ultimi giorni da padre Georg Gänswein, l’ex segretario particolare di Benedetto XVI.

Mentre parlava del concetto di giustizia e del modo di esercitarlo nella società, papa Francesco ha raccomandato ai fedeli di farlo «non con la durezza di chi giudica e condanna, dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie». Poi ha invitato le persone a fare «come Gesù: condividiamo, invece di chiacchierare e distruggere». Il riferimento alle “chiacchiere” è quello che molti hanno interpretato come un’allusione alle critiche ricevute, anche perché ci è tornato più volte nel discorso:

Chiediamoci: io sono una persona che divide o che condivide? Pensiamo: io sono un discepolo dell’amore di Gesù o del chiacchiericcio, che divide e divide? Ma il chiacchiericcio è un’arma letale: uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza.

Anche il discorso fatto durante la messa dell’Epifania da papa Francesco era stato interpretato in relazione alle critiche di padre Georg: in quell’occasione Francesco aveva invitato i fedeli ad adorare «Dio, e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie». Dopo le polemiche degli ultimi giorni lunedì mattina Papa Francesco ha convocato Gänswein per un incontro in Vaticano, su cui al momento però si sa molto poco.

Padre Georg Gänswein è un arcivescovo tedesco di 66 anni, che nel 2003 fu scelto dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come suo segretario personale. Quando Ratzinger fu eletto papa, nel 2005, Gänswein divenne “segretario particolare del sommo pontefice”, cioè la figura che organizza tutti gli incontri e le visite del papa. Rimase tale anche dopo la rinuncia al papato di Benedetto XVI nel 2013, vivendo sostanzialmente con lui fino alla sua morte ed essendo probabilmente il suo più grande confidente.

Subito dopo la morte di Benedetto XVI, Gänswein ha annunciato l’uscita del suo libro, disponibile dal 12 gennaio, intitolato Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI. È un’autobiografia di cui sono uscite già diverse anticipazioni, la maggior parte delle quali ha a che fare con il suo rapporto conflittuale con papa Francesco.

Gänswein è arrivato a ricoprire nel 2012 il ruolo di prefetto della Casa Pontificia, uno dei più importanti in assoluto nella Curia romana, il complesso di organi e autorità che si occupano del governo della Chiesa. In pratica, era il capo di uno dei tre uffici che compongono la Curia romana.

Nel libro racconta di come nel 2020 papa Francesco lo destituì da quel ruolo, costringendolo a un congedo a tempo indeterminato. Dice di essere rimasto «scioccato e senza parole» e si definisce «un prefetto dimezzato», perché pur rimanendo in carica non poteva più esercitare le sue funzioni. Secondo il racconto di Gänswein, in quell’occasione Benedetto XVI scherzò dicendo che papa Francesco era semplicemente preoccupato per le sue condizioni di salute, e quindi aveva concesso più tempo a Gänswein per occuparsi di lui.

Secondo un’altra anticipazione riferita dal Corriere della Sera, nel libro Gänswein criticherebbe Francesco anche per il modo in cui ha affrontato quella che viene definita la «propaganda sulla filosofia gender» e per non aver ascoltato Benedetto XVI, che sul tema aveva idee assai più conservatrici. Tutte queste informazioni sono state diffuse dopo la morte di Benedetto XVI.

Padre Gänswein e Papa Francesco nel 2018 (AP Photo/Andrew Medichini)

Sempre pochi giorni fa Gänswein ha dato un’intervista al settimanale cattolico tedesco Die Tagespost in cui ha di nuovo parlato in modo molto critico di papa Francesco. Die Tagespost è un giornale considerato molto vicino all’Opus Dei, una delle più importanti organizzazioni della Chiesa cattolica, che è notoriamente avversa all’ordine dei gesuiti, di cui papa Francesco fa parte.

Nell’intervista Gänswein dice che i suoi rapporti con Francesco si deteriorarono definitivamente dopo la decisione dello scorso anno con cui il papa applicò molte restrizioni alla celebrazione delle messe in latino, che nel 2007 erano state riabilitate proprio da Benedetto XVI. Gänswein sostiene che papa Benedetto abbia appreso quella notizia «con dolore nel cuore». La disputa sulle messe in latino fa parte di un più ampio dibattito fra una parte più tradizionalista della Chiesa cattolica, a cui Benedetto XVI e Gänswein sono associati, e un’altra più propensa a riformarla che negli ultimi anni ha trovato un riferimento in papa Francesco.

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