La lunga storia di amicizie e ostilità tra i gruppi ultras italiani
Scontri come quello tra tifosi romanisti e napoletani esistono da decenni, in un contesto in cui i legami sono cambiati di frequente
Gli scontri avvenuti domenica fuori dalla stazione di servizio di Badia al Pino, sull’autostrada A1 in provincia di Arezzo, sono solo l’ultimo episodio di una lunga serie. L’ostilità tra gli ultras del Napoli e quelli della Roma è radicata: non si tratta tanto di rivalità, come spesso viene chiamata sui giornali, quanto di una situazione di scontro permanente. Il 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina a Roma, Ciro Esposito, ultras del Napoli, venne ferito da un colpo di pistola sparato da un capo ultras della curva sud romanista, Daniele De Santis, detto Gastone. Esposito morì 53 giorni dopo, in ospedale. Nella partita di quel giorno la Roma non c’entrava nulla: i tifosi romanisti non avrebbero dovuto essere coinvolti, eppure attesero i napoletani per scontrarsi con loro in un’area di parcheggio dei pullman.
Nella prima metà degli anni Settanta, epoca di formazione dei primi gruppi ultras, romanisti e napoletani erano alleati: entrambi avevano tra l’altro allora una forte connotazione politica di sinistra. L’amicizia si interruppe a metà degli anni Ottanta quando la curva sud romanista prese insistentemente di mira Bruno Giordano, ex giocatore della Lazio passato al Napoli.
Episodi come quello dell’area di servizio di Badia al Pino erano già avvenuti in passato. Spesso i gruppi ultras, in viaggio per seguire le proprie squadre, si incrociano casualmente lungo l’autostrada. A volte l’incontro però non è casuale ma concordato: una sorta di appuntamento in un determinato luogo per regolare i conti. In un’area di servizio tra Asti e Alessandria morì il 30 marzo 2008 Matteo Bagnaresi, ultras del Parma investito da un pullman di tifosi juventini.
Gli scontri a volte sono avvenuti anche lungo le linee ferroviarie. Il 6 giugno 1993 all’altezza di Pontecurone, in provincia di Alessandria, si incrociarono un treno di ultras sampdoriani e un altro che trasportava invece membri della curva sud milanista. Entrambi i gruppi tirarono il freno d’emergenza per fermare il treno: ne seguì un violentissimo scontro nella campagna di Pontecurone che coinvolse almeno 2mila persone e bloccò il traffico ferroviario per ore. Quell’episodio è anche raccontato in un libro di Nanni Balestrini, I furiosi.
In passato però ci sono stati anche tentativi di formare un fronte compatto, una sorta di ampio movimento politico ultras. Il 6 giugno 2020, con un’iniziativa partita dagli ultras del Brescia, venne indetta una manifestazione a Roma al Circo Massimo contro le misure restrittive decise dal governo contro il Covid. I gruppi ultras, spalleggiati da esponenti dell’organizzazione neofascista Forza Nuova, si diedero il nome di Ragazzi d’Italia. Il corteo, a cui parteciparono solo alcuni gruppi ultras, si concluse con scontri con la polizia. Nel novembre del 2009 ultras di tutta Italia avevano già partecipato uniti a un corteo a Roma contro la tessera del tifoso, istituita dal governo Berlusconi.
Il mondo ultras è caratterizzato da odi profondi e altrettante profonde amicizie, o gemellaggi, che superano i confini nazionali. Gli ultras del Napoli, per esempio, hanno solide amicizie in Italia con quelli del Palermo e dell’Ancona, mentre è finita da poco una lunga alleanza con i genoani. All’estero il gemellaggio è solido con gli ultras del Borussia Dortmund e con gli scozzesi del Celtic Glasgow.
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Sono incroci spesso difficili da comprendere, che solo a volte nascono da comuni identità politiche. Quando il 26 dicembre 2018 esponenti della curva nord di Milano, quella interista, attaccarono il convoglio di auto di ultras napoletani che si stavano avvicinando allo stadio Meazza, a partecipare all’agguato assieme agli interisti c’erano ultras del Varese e ultras francesi del Nizza, due tifoserie, come quella interista, con forti connotazioni di estrema destra. Durante quegli scontri morì investito da un’auto Daniele “Dede” Berardinelli, che non era un ultras dell’Inter ma del Varese. Fu in seguito all’esposizione da parte di tifosi genoani di uno striscione in onore di Berardinelli che si ruppe, qualche settimana dopo, la storica alleanza tra napoletani e genoani.
Altra tifoseria di estrema destra alleata a quella interista è quella spagnola del Valencia. Amici dei valenciani sono i laziali, storicamente gemellati con gli interisti, che invece in passato si sono scontrati con i tifosi estremisti del Siviglia, di sinistra, e soprattutto con quelli del Marsiglia. Nell’ottobre del 2018 in occasione di Marsiglia-Lazio ci furono violentissimi scontri tra ultras nella città francese. In quell’occasione ultras del Nizza avevano affiancato i laziali. Altra storica amicizia di tipo politico è quella tra laziali – i cui gruppi ultras sono notoriamente di estrema destra – e la tifoseria organizzata della squadra polacca del Wisla Cracovia, i cui membri nel 2015 arrivarono in massa a Roma per affiancare i laziali durante il derby Roma-Lazio.
A volte però la politica viene messa da parte. La curva del Verona, peraltro gemellata da anni con quelle di Fiorentina e Sampdoria, è nemica di quella interista anche se entrambe sono controllate dall’estrema destra e negli anni Ottanta erano state gemellate. Durante gli scontri tra ultras ascolani e interisti, entrambi di destra, morì l’8 ottobre 1988 Nazzareno Filippini, ascolano picchiato a morte.
Le tifoserie ultras di Livorno e Pisa sono invece tra le poche rimaste in Italia con una connotazione di sinistra, ma si sono sempre scontrate tra loro. In quel caso contano storiche inimicizie tra città molto sentite in Toscana.
Fortissima è anche l’inimicizia che lega atalantini e interisti. È celebre l’immagine del 6 maggio 2001 quando dalla curva nord di San Siro, quella interista, venne fatto precipitare uno scooter rubato a un tifoso bergamasco. Gli atalantini sono solidamente gemellati con gli ultras della Ternana e, anche se con alti e bassi, con gli juventini. Questi ultimi sono legati all’estero agli ultras del Legia Varsavia e dell’Ado Den Haag. Nemici storici degli juventini sono invece gli ultras della Fiorentina oltre che quelli della Roma, del Napoli e dell’Inter.
La curva sud milanista è legata soprattutto a quella bresciana e a quella della Reggina e, all’estero, a quella del Partizan Belgrado e del Cska Sofia. Scontri violenti sono avvenuti in passato tra gli ultras del Milan e quelli del Verona e soprattutto del Genoa. Il 29 gennaio 1995 un ultras genoano, Vincenzo Spagnolo, fu ucciso da una coltellata di un ultras milanista fuori dallo stadio Ferraris a Genova. Dopo quell’omicidio si tenne una grande assemblea a Genova, dalla quale fu esclusa la curva sud milanista, dei gruppi ultras di tutta Italia che cercarono in quell’occasione di darsi alcune regole comuni. L’assemblea si concluse con il proclama “Basta infami, basta lame”, che voleva bandire l’uso dei coltelli negli scontri tra tifoserie. Durò poco. Nella curva sud romanista comparve presto un nuovo gruppo che si denominò Bisl, e cioè “Basta infami solo lame”. Durante scontri con ultras milanisti era morto anni prima anche un tifoso romanista, Antonio De Falchi, aggredito fuori dai cancelli dello stadio Meazza a Milano nel giugno del 1989.
Altre inimicizie storiche che portano spesso a scontri violenti sono quelle tra ultras bresciani e atalantini, che sono gemellati all’estero con quelli dell’Eintracht Francoforte.
Scontri ripetuti e con conseguenze molto pesanti sono anche quelli avvenuti tra ultras del Bologna e della Fiorentina. Il 18 giugno del 1989 quattro tifosi della Fiorentina lanciarono una bomba molotov contro il treno di tifosi bolognesi in transito alla stazione di Firenze Rifredi. Un ragazzo di 14 anni, Ivan Dall’Olio, riportò ustioni sul 75% del corpo.
In passato anche gli incroci tra ultras del Catania, del Palermo e del Messina hanno provocato scontri con gravi conseguenze. Il 17 giugno 2001 un tifoso messinese, Tonino Currò, morì colpito da una bomba carta lanciata dalla curva catanese durante Messina- Catania. Cinque anni dopo, il 2 febbraio 2007, durante gli scontri seguiti a Catania-Palermo, morì l’agente di polizia Filippo Raciti. Altri confronti violenti sono avvenuti in occasione di partite del Napoli con l’Avellino (il 20 settembre 2003 un tifoso napoletano morì in seguito a una caduta durante gli scontri prima della partita), del Cagliari con il Milan, del Torino con l’Atalanta.
Al di là di amicizie e inimicizie storiche ci sono però altri fattori che regolano gemellaggi e patti di non belligeranza tra tifoserie organizzate. Molti capi ultras di tifoserie diverse agiscono negli stessi ambienti criminali. A Milano, per esempio, le due tifoserie ultras di Inter e Milan si spartiscono gli affari fuori dallo stadio, come la gestione dei parcheggi e “la protezione” dei baracchini dei panini. Non è un caso che da 42 anni a Milano regga un patto di non belligeranza tra curva sud e curva nord: fu concordato dopo scontri violentissimi che avvennero al termine di una partita del cosiddetto Mundialito per club, un torneo che si svolse a San Siro tra 16 e 28 giugno 1981. Quegli scontri, dai quali un capo ultras milanista uscì con la calotta cranica sfondata dopo essere stato colpito da una biglia d’acciaio lanciata da una fionda, arrivarono al culmine di incidenti che negli anni precedenti erano stati pesanti anche lontano dallo stadio, con assalti ai bar dove si ritrovavano i tifosi.
Interessi e affari legano anche capi ultras milanisti e juventini. Le curve sud e nord di Roma, quella romanista e quella laziale, si sono alleate in passato per scontrarsi con la polizia. Avvenne per esempio l’11 novembre 2007, quando gli ultras romani uniti attaccarono un commissariato di polizia dopo l’uccisione di Gabriele Sandri o quando, ancora prima, il 21 marzo 2004, ultras laziali e romanisti con una prova di forza fecero sospendere di comune accordo il derby dopo che si era diffusa la notizia falsa della morte di un bambino investito da un’auto della polizia.