I missili ucraini per abbattere i droni russi costano molto più dei droni
E la sproporzione potrebbe rendere le difese ucraine poco sostenibili
Negli ultimi mesi l’esercito ucraino è riuscito ad abbattere sempre più droni tra quelli usati dalla Russia per compiere attacchi contro infrastrutture ed edifici civili. Ma secondo diversi esperti di questioni militari questo tipo di difesa potrebbe non essere sostenibile sul lungo termine: i missili usati per abbattere i droni russi costano molto di più dei droni stessi, ed è una sproporzione che sul lungo periodo potrebbe provocare carenze nelle scorte militari ucraine, e avvantaggiare la Russia.
I droni sono stati un’arma importante per entrambe le parti in questi mesi di guerra in Ucraina. Ma da qualche tempo la Russia ha adottato una tattica particolarmente distruttiva, che prevede l’utilizzo dei cosiddetti “droni kamikaze”, di fabbricazione iraniana e piuttosto rudimentali ed economici, per colpire obiettivi civili e provocare enormi danni alla popolazione. Questi droni si schiantano contro un obiettivo facendo detonare il proprio esplosivo e autodistruggendosi, e sono diventati uno dei principali problemi della difesa aerea ucraina negli ultimi mesi.
Gli analisti di Molfar, una società di consulenza ucraina che si occupa di questioni militari, hanno detto che negli ultimi quattro mesi la Russia ha usato circa 600 droni, oltre a missili d’artiglieria convenzionali, per compiere attacchi contro edifici e infrastrutture ucraine, soprattutto energetiche. L’Ucraina è diventata man mano più abile nell’abbattere i droni: nel fine settimana di Capodanno l’esercito ucraino ha detto di aver abbattuto ogni singolo drone degli 80 usati dalla Russia per attaccare il paese. Ma questa efficienza ha un costo molto elevato.
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Per cercare di abbattere i droni russi l’esercito ucraino ha usato mezzi diversi: da semplici armi da fuoco a carri armati muniti di sistemi di difesa aerea, come i Gepard, di fabbricazione tedesca. Da quando la Russia ha intensificato i propri attacchi notturni, l’esercito ucraino ha iniziato a fare sempre più affidamento su armi più sofisticate e costose, come i missili lanciati da aerei da guerra, o sistemi di artiglieria aerea a medio-lungo raggio come i National Advanced Surface-to-Air Missile System americani, chiamati anche col loro acronimo NASAMS. Sono considerati fra i migliori e più sofisticati sistemi di difesa per abbattere obiettivi fra i 20 e i 40 chilometri di distanza.
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È proprio il costo di questi mezzi a rendere potenzialmente insostenibile la difesa ucraina contro i droni russi sul lungo termine. Il problema, in sostanza, è che un missile usato per abbattere un drone costa molto di più del drone stesso. Le munizioni dei NASAMS, come i missili IRIS-T, costano parecchie centinaia di migliaia di dollari l’una. L’analista Marcel Plichta, ex funzionario del dipartimento della Difesa statunitense, ha detto: «Stiamo parlando di spendere più di 100mila dollari per abbattere un drone che ne costa 30mila». Alcuni droni usati dai russi costano anche meno: quelli di fabbricazione iraniana Shahed 136 costano per esempio circa 20mila dollari l’uno.
Un’analisi esatta dei costi sostenuti dall’Ucraina per abbattere i droni russi non è disponibile, ma sono state fatte alcune stime. Una di queste è del Guardian, secondo cui l’Ucraina aveva speso l’equivalente di 28 milioni di euro per abbattere i droni inviati dalla Russia tra il 13 settembre e il 17 ottobre.
Naturalmente nella maggior parte dei casi il costo dei missili usati per abbattere i droni è minore di quello necessario a ricostruire intere infrastrutture o edifici. Oltre al fatto che l’abbattimento dei droni permette di prevenire attacchi e quindi, in ultimo, di salvare vite.
Ma i costi della difesa contro i droni ricadono in parte anche su chi invia gli aiuti militari all’Ucraina. Al New York Times, l’analista del centro studi britannico Chatham House Mathieu Boulegue ha detto che finora l’esercito ucraino ha avuto tutte le munizioni sufficienti a difendersi dai droni russi e abbatterli, ma che potrà continuare a farlo solo se i governi occidentali accetteranno di continuare a inviarglieli, sostenendo spese onerose: per la Russia dotarsi di sempre più droni potrebbe essere molto meno complicato.