Il palo più famoso di Boston
Si trova al Fenway Park, lo storico stadio da baseball dei Red Sox, ha un nome e tutta una storia, dietro e intorno
In inverno il Fenway Park di Boston, l’ultracentenario stadio da baseball dei Red Sox, non viene usato: la stagione del baseball inizia in primavera e finisce in autunno e la sua caratteristica forma “a diamante” non lo rende adatto ad altri usi. Ci sono delle eccezioni, però: una di queste è il Winter Classic della NHL, la partita di stagione regolare che il campionato di hockey su ghiaccio nordamericano organizza annualmente, il giorno di capodanno, in uno stadio all’aperto.
Il Winter Classic di quest’anno si è giocato il 2 gennaio al Fenway Park dopo tredici anni di assenza da Boston, ed è stato uno dei più visti di sempre. Oltre alla partita, vinta dalla squadra di casa — i Boston Bruins — fra le tante cose accadute nel corso dell’evento si è notata la presenza di Wayne Gretzky, che ha smesso di giocare nel 1999 ed è considerato il più grande giocatore nella storia del campionato. Al Fenway Park Gretzky ne ha approfittato per aggiungere la sua firma al Pesky’s pole, il palo più famoso di Boston e probabilmente degli Stati Uniti.
Il palo di Pesky è uno dei due pali, quello di destra, che delimitano le linee di fallo del campo da baseball e che aiutano a stabilire la validità o meno delle palle che ci finiscono vicino: se vanno alla sua sinistra, o se lo colpiscono, sono in gioco, se invece vanno dall’altra parte sono fuori. Questi pali si trovano in quasi tutti i principali campi da baseball d’America, ma solo al Fenway Park uno di questi è diventata un’attrazione.
Johnny Pesky fu uno storico giocatore dei Boston Red Sox, squadra di baseball per cui giocò dal 1942 al 1952 (salvo tre stagioni in cui fu arruolato nell’esercito americano per la Seconda guerra mondiale). Dei Red Sox fu poi anche allenatore, dirigente, annunciatore e ambasciatore, e la sua maglia è tra quelle appese sopra la tribuna del Fenway Park, come capita solo ai giocatori ricordati con più affetto.
Da giocatore era un buon battitore e aveva tante doti, ma non quella di saper realizzare frequentemente fuori campo: in dodici anni di carriera ne fece appena dieci, sei dei quali al Fenway Park. Vedere un suo fuori campo era quindi così raro che quando succedeva diventava un evento. E le poche volte che ne fece uno al Fenway Park venne aiutato proprio dal palo destro, che con i suoi 92 metri di lontananza dal piatto di battuta era ed è ancora la via più corta per battere un fuori campo.
A Boston si iniziò a chiamarlo «il palo di Pesky» negli anni Sessanta. Le origini di questa usanza non sono mai state chiarite una volta per tutte, anche se in molti le attribuiscono a un radiocronista dell’epoca, Mel Parnell, che negli anni Quaranta era stato compagno di squadra di Pesky. Quando le battute delle partite che commentava andavano verso quella direzione, Parnell era solito dire «vicino al palo di Pesky».
Da allora l’uso è diventato sempre più comune non solo tra i commentatori, ma anche tra spettatori e appassionati. Nel 2006 gli stessi Boston Red Sox lo battezzarono ufficialmente, facendolo diventare a tutti gli effetti una delle attrazioni dello stadio al pari del Green Monster, il muro verde alto 11 metri che delimita la parte sinistra del campo da gioco, e che spesso, proprio per la sua altezza, impedisce i fuori campo dei battitori.
Da decenni tutti quelli che ci riescono ci lasciano sopra una firma: l’ultimo è stato Gretzky, ma tra le migliaia lasciate e svanite nel tempo ci sono state anche quelle dei sindaci di Boston, dei giocatori dei Red Sox, delle altre squadre del campionato e anche di Tom Brady, per anni simbolo della squadra di football della zona, i New England Patriots, che nel 2003 si allenò con i Red Sox e realizzò un fuori campo proprio dalle parti del palo di Pesky.
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