In Portogallo la legge sull’eutanasia è stata di nuovo bloccata
Per la terza volta e di nuovo dal presidente portoghese, cattolico e conservatore, che ha chiesto un parere alla Corte Costituzionale
Mercoledì il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, cattolico e conservatore di centrodestra, ha deciso di non firmare la legge che depenalizza l’eutanasia e il suicidio assistito inviandola per un parere alla Corte Costituzionale. È la terza volta che l’Assemblea della Repubblica, il parlamento portoghese, approva a larga maggioranza una legge sull’eutanasia. E è la terza volta che la legge viene di fatto bloccata.
Il parlamento aveva approvato per la prima volta, a larga maggioranza, il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito nel gennaio del 2021. Già prima dell’approvazione, De Sousa aveva detto che ne avrebbe ostacolato l’entrata in vigore; quando gli era arrivato il testo per la firma aveva quindi deciso di inviare una lettera al presidente della Corte Costituzionale chiedendo un parere su alcuni specifici articoli del testo.
Il Portogallo è una repubblica semipresidenziale e il capo dello stato ha il diritto di respingere le leggi ponendo il proprio veto (che può tuttavia essere annullato dalla maggioranza assoluta dei membri del parlamento) o di chiedere su una determinata legge il parere della Corte Costituzionale. La Corte, con il voto di sette giudici su dodici, aveva confermato i dubbi del presidente, il quale aveva dunque deciso di porre il veto sul testo e di rimandarlo in parlamento.
Nel novembre del 2021 il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito, con una serie di modifiche minime che accoglievano le argomentazioni della Corte, era stato approvato una seconda volta. Di nuovo, per la sua entrata in vigore mancava solamente la firma del presidente, che aveva però scelto di porre direttamente il suo veto. Da lì a pochi giorni si dovevano tenere le elezioni generali anticipate e il parlamento non aveva avuto il tempo né di revocare il veto del presidente con un voto di maggioranza né di modificare e approvare un nuovo disegno di legge.
Le elezioni erano state vinte dal Partito Socialista portoghese, di sinistra e guidato dal primo ministro uscente António Costa, che aveva ottenuto un numero di seggi sufficiente a formare un governo di maggioranza. Lo scorso dicembre il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito era stato approvato per la terza volta con il voto della sinistra e di alcuni parlamentari dell’opposizione.
Stavolta a bloccarlo il giorno prima che il presidente si pronunciasse era stato il partito di estrema destra Chega che, come previsto dai regolamenti parlamentari, aveva presentato un reclamo sulla formulazione finale del testo redatta dalla commissione Affari costituzionali: secondo il partito, erano state fatte tre modifiche rispetto a quanto stabilito dal parlamento. Il presidente del parlamento, Augusto Santos Silva, aveva però deciso di non accogliere il reclamo, ritenuto da molti pretestuoso, spiegando che la formulazione finale non modificava quanto votato in aula ma che si limitava a migliorarne lo stile con cui era scritto.
Chega si era appellato contro questa decisione durante la seduta plenaria del parlamento del 4 gennaio, ma i deputati avevano confermato a maggioranza la decisione di Augusto Santos Silva.
Ora è intervenuto di nuovo il presidente inviando la norma alla Corte Costituzionale chiedendo un ulteriore parere. Nella nota della presidenza si ricorda che nel 2021 la Corte Costituzionale aveva indicato alcuni requisiti che il disegno di legge avrebbe dovuto rispettare e che il testo è stato rimandato di nuovo alla Corte per verificare se, effettivamente, questo sia avvenuto.
Ora si dovrà dunque attendere un nuovo parere della Corte, che non è chiaro quando arriverà. La volta precedente aveva impiegato circa due mesi.