È stato confermato che è di Saman Abbas il cadavere trovato a novembre in un casolare a Novellara
Le analisi sul cadavere trovato a novembre in un casolare diroccato di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, hanno confermato che è di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di origine pachistana che era scomparsa alla fine di aprile del 2021. Da quando erano stati trovati i resti, non c’erano veri dubbi che fossero quelli della ragazza, ma mancava comunque la conferma ufficiale. Lo ha detto all’agenzia LaPresse Barbara Iannuccelli, avvocata dell’associazione Penelope, che assiste i parenti delle persone scomparse e che si è costituita parte civile nel processo sulla scomparsa della ragazza.
Iannuccelli ha spiegato che i risultati del test del DNA sul cadavere non sono ancora stati completati, ma che nel frattempo le analisi condotte dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo hanno permesso di identificare i resti di Saman Abbas grazie a un’anomalia dentaria riscontrata anche in video e foto della ragazza. Iannuccelli ha anche detto che sul cadavere è stata rilevata «la frattura della parte sinistra dell’osso ioide, che presuppone un evento molto importante e un’azione meccanica sul collo». Ma per appurare se sia una lesione avvenuta prima o dopo la morte bisognerà effettuare altre analisi sulle ossa.
Che il cadavere trovato nel casolare fosse quello di Saman Abbas era praticamente certo da tempo perché, secondo quanto rivelato da fonti investigative ai giornali, a portare gli investigatori nel casolare sarebbe stato Danish Hasnain, zio della ragazza, sospettato di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio. Secondo la procura di Reggio Emilia, Saman Abbas fu uccisa dai familiari perché si rifiutava di sottostare a un matrimonio combinato in Pakistan e, nonostante la disapprovazione dei genitori, continuava ad avere una relazione con un ragazzo di origine pachistana residente in Italia.
Per la scomparsa della ragazza ci sono in tutto cinque indagati, sospettati di omicidio: i suoi genitori, lo zio e due cugini. Il padre è detenuto in Pakistan, i due cugini e lo zio sono in carcere in Italia mentre l’unica ancora latitante è la madre. Il processo è già stato fissato: la prima udienza sarà il 10 febbraio 2023.