Gli aeroporti si sono quasi ripresi dalla pandemia
Nel 2022 in Europa il numero dei voli è cresciuto in modo costante, nonostante gli strascichi della pandemia e la guerra in Ucraina
Nel 2022 in Europa sono decollati e atterrati 9,3 milioni di aerei, il 17 per cento in meno rispetto al 2019, l’anno prima della pandemia. In totale sono stati trasportati circa 2 miliardi di passeggeri, 425 milioni in meno rispetto al 2019. È un risultato considerato incoraggiante da molti esperti del settore, che tra il 2020 e il 2021 si erano mostrati incerti sulla possibilità che dopo la pandemia si tornasse ai volumi precedenti in un tempo relativamente breve. La tendenza è considerata ancora più positiva dagli addetti ai lavori se si considera che agli strascichi della pandemia si sono aggiunte nuove e gravi complicazioni, come le conseguenze dell’invasione della Russia in Ucraina e la carenza di personale che ha creato molti problemi nei mesi estivi.
I dati sull’andamento del traffico aereo in Europa sono stati diffusi da Eurocontrol, un’agenzia intergovernativa a cui partecipano 41 paesi europei attraverso le rispettive autorità di controllo dei voli, come le italiane ENAC (l’ente nazionale di aviazione civile controllato dal ministero dei Trasporti) e l’ENAV (la società controllata dal ministero dell’Economia che si occupa di traffico aereo). Sono quindi dati molto affidabili. Nel consueto rapporto di fine anno, Eurocontrol ha pubblicato un’analisi completa del 2022 e alcune interessanti prospettive per il futuro.
Osservando l’andamento dei voli si possono notare gli effetti delle restrizioni introdotte con la diffusione della variante omicron all’inizio dell’anno: a gennaio 2022 i voli in Europa erano stati il 32 per cento in meno rispetto al 2019. Le limitazioni all’arrivo dei turisti imposte da molti paesi europei avevano costretto gli esperti a rivedere le previsioni ottimistiche fatte alla fine del 2021. Nel giro di un mese, con la fine dell’ondata legata a omicron, il traffico aereo era tornato a crescere, ma alla fine di febbraio l’invasione della Russia in Ucraina aveva fermato la ripresa: il traffico aereo ucraino era stato azzerato, mentre la chiusura dello spazio aereo russo aveva avuto un impatto significativo per le compagnie aeree e in generale per gli aeroporti dell’Est Europa.
Da marzo, nonostante la guerra, il numero di voli in Europa è cresciuto fino quasi a raggiungere i livelli del 2019: dal -29% di febbraio rispetto allo stesso mese di tre anni prima si è passati al -24% di marzo, poi al -18% ad aprile e -14% di maggio, livello mantenuto fino a dicembre. Il 17 per cento in meno rispetto al 2019, quindi, è dovuto principalmente alle difficoltà segnalate nei primi tre mesi dell’anno. Gli unici due giorni in cui in tutta Europa è stato superato il numero di voli del 2019, seppur di poco, sono stati il 23 e il 24 dicembre 2022.
Il prossimo grafico, piuttosto chiaro, mostra l’andamento dei voli in Ucraina: dalla metà di febbraio, con le prime avvisaglie dei movimenti dell’esercito russo, c’è stato un netto calo dei voli da e per gli aeroporti ucraini. Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione, il numero di voli è diminuito bruscamente fino ad azzerarsi all’inizio di marzo. «La chiusura dello spazio aereo russo ha causato la perdita di molte rotte», segnala Eurocontrol. «L’uso militare dello spazio aereo europeo ha interrotto i normali flussi di traffico».
I dati di Eurocontrol prendono in esame anche il traffico aereo di tutti i paesi europei. Al di là del caso ucraino, tra gli stati con i risultati peggiori ci sono la Germania, con una perdita di 509mila voli rispetto al 2019 (il 25 per cento in meno), e il Regno Unito, -20 per cento rispetto al 2019. L’Italia è tra i paesi che hanno perso meno voli: in totale sono stati 1 milione e 512mila, il 12% in meno rispetto al 2019. L’andamento mostra un divario netto nei primi mesi dell’anno, mentre dall’estate c’è stato un evidente recupero con due picchi: durante le festività di Ognissanti, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, e nei giorni delle festività natalizie.
L’andamento in crescita è stato confermato dai risultati annunciati alla fine dell’anno da diversi aeroporti italiani. Le società che gestiscono gli scali di Milano Malpensa e Roma Fiumicino, gli aeroporti più grandi e importanti in Italia, hanno detto che il mese di dicembre è stato molto positivo. Per avere i dati ufficiali servirà aspettare qualche giorno, quando verranno pubblicati da Assaeroporti. L’aeroporto di Bergamo, il terzo in Italia, ha raggiunto 13 milioni di passeggeri nel 2022, secondo risultato nella storia dello scalo dopo i 13,8 milioni del 2019, mentre a Catania è stata superata la soglia di 10 milioni di passeggeri, eguagliando il risultato dell’anno che ha preceduto la pandemia.
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Oltre alle conseguenze delle restrizioni e della guerra, nei mesi estivi il settore dei trasporti aerei ha fatto i conti con altri effetti della pandemia, soprattutto la mancanza di lavoratori in un periodo di forte e improvvisa ripresa del turismo.
Tra maggio e agosto sono stati cancellati migliaia di voli in tutto il mondo, non soltanto in Europa, a causa dei tagli fatti dalle compagnie aeree e dagli aeroporti durante la pandemia: negli ultimi tre anni hanno perso il lavoro moltissime persone tra piloti ed equipaggio, lavoratori di terra, dipendenti delle società di movimentazione bagagli, personale che lavora nei servizi in appalto, nei parcheggi a servizio degli aeroporti, nelle aziende di noleggio auto, in bar, ristoranti e negozi all’interno degli scali.
Con la fine delle restrizioni e la ripresa dei viaggi, sia le compagnie aeree che le società aeroportuali si sono trovate impreparate e non sono riuscite ad assumere nuovo personale in tempo per l’estate. A questo si sono aggiunte le proteste di piloti e assistenti di volo che chiedevano un miglioramento delle condizioni salariali. Un’altra conseguenza trascurata dal mercato è stata il cambio di abitudini delle persone: i dati dicono che le prenotazioni vengono fatte con meno anticipo rispetto al passato, soprattutto per via dell’incertezza dovuta all’epidemia, e questo cambiamento ha influito sulle capacità di programmare i turni di lavoro e la necessità di nuove assunzioni.
Le cancellazioni, le lunghe code e la confusione negli aeroporti hanno avuto effetti sulla puntualità dei voli, piuttosto bassa: secondo i dati di Eurocontrol, nel 2022 in Europa solo il 65,9 per cento di tutti i decolli è stato puntuale, mentre gli atterraggi puntuali sono stati il 71,7 per cento.
L’andamento della puntualità durante l’anno mostra che i problemi ci sono stati soprattutto nei mesi estivi, a causa delle cancellazioni e del caos negli aeroporti. Come si può osservare dal grafico, all’inizio di luglio la puntualità dei decolli è stata addirittura inferiore al 50 per cento: significa che oltre la metà dei voli è partita in ritardo. La puntualità è stata bassa anche durante le festività natalizie.
Per come sono andate le cose nel 2022, è difficile prevedere cosa succederà nei prossimi anni. Alcuni esperti dicono che la ripresa del traffico aereo continuerà rapidamente e che nel 2023 il settore del trasporto aereo riuscirà a raggiungere i livelli del 2019. L’agenzia Eurocontrol è più cauta: la sua indagine prevede che nel 2023 il numero dei voli sarà ancora in crescita, ma saranno l’8 per cento in meno rispetto all’anno che ha preceduto la pandemia. «Il 2023 è destinato a essere l’anno più impegnativo del decennio», si legge nel report di Eurocontrol. «Tenere un basso livello di ritardi nei mesi estivi sarà un compito difficile per tutti e ci potrebbero essere nuovi problemi e incognite dovute alla guerra in Ucraina, ai ritardi nella consegna di nuovi aerei, a nuove proteste sindacali e agli effetti della progressiva riapertura dei mercati asiatici».
Secondo l’agenzia europea l’ipotesi più plausibile, con uno scenario che tiene conto di una crescita economica debole e della continuazione della guerra in Ucraina, è che il traffico aereo si riprenderà completamente soltanto nel 2025.
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