Il voto per il nuovo speaker della Camera è diventato un gran problema per i Repubblicani
Nelle prime tre votazioni il candidato favorito, Kevin McCarthy, non ha ottenuto la maggioranza: è la prima volta in 100 anni
Martedì, nel corso della prima riunione della Camera statunitense rinnovata dopo le elezioni di metà mandato di novembre, per la prima volta in 100 anni i deputati non sono riusciti ad eleggere al primo turno il nuovo speaker, ovvero il presidente della Camera.
Il candidato favorito era il Repubblicano Kevin McCarthy, sostenuto da gran parte del suo partito che ha la maggioranza alla Camera (seppur piccola: 222 voti contro i 212 dei Democratici). Per essere eletto avrebbe dovuto ottenere almeno 218 voti, ma a causa della defezione di 19 suoi compagni di partito ne ha presi solo 203. La seconda votazione, che si è tenuta subito dopo, si è conclusa con lo stesso risultato. Non è stato eletto nemmeno alla terza votazione, ma in questo caso ha preso 202 voti. Sia alla seconda che alla terza votazione i Repubblicani dissidenti hanno votato il deputato dell’Ohio Jim Jordan, che però sosteneva McCarthy. Quando hanno capito che un accordo non poteva essere raggiunto, i Repubblicani hanno chiesto di sospendere la quarta votazione e la seduta è stata aggiornata a mercoledì.
L’ultima volta che la Camera non era riuscita a eleggere il nuovo speaker fu nel 1923: allora ci vollero nove votazioni, nel corso di tre giorni.
Dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza, Kevin McCarthy si era molto avvicinato alle sue posizioni, diventandone uno degli alleati più fedeli. Per questo, è considerato un candidato trumpiano e tutt’altro che moderato. Ma un piccolo gruppo di Repubblicani radicali, anche loro fedeli a Trump ma convinti che il Partito Repubblicano vada riformato per essere ancora più estremista e indisponibile al dialogo con i Democratici, si oppone alla sua nomina a speaker.
È possibile che nelle prossime votazioni McCarthy riuscirà a trovare un accordo con i deputati dissidenti, facendo loro ampie concessioni (per esempio accettando che il suo mandato sia a termine, o di avviare i lavori su riforme e leggi particolarmente care all’ala destra del partito). Non è da escludere, tuttavia, che il Partito Repubblicano riterrà la candidatura di McCarthy non adeguata, e cercherà un altro candidato capace di raccogliere meglio i favori dell’ala più estremista del partito.
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