In uno dei suoi primi provvedimenti da presidente, Lula ha ristretto l’accesso alle armi da fuoco per i brasiliani
Tra le prime decisioni prese da Luiz Inácio Lula da Silva, che si è insediato domenica come presidente del Brasile, c’è stata quella di rovesciare con un decreto presidenziale diverse leggi sulle armi che erano state approvate dal suo predecessore, Jaìr Bolsonaro. Durante i quattro anni della sua presidenza, Bolsonaro (di estrema destra) aveva reso molto più facile per i civili acquistare e possedere armi: il numero di armi possedute da privati era passato nel giro di quattro anni da 1,3 a 2,3 milioni, in un paese di 214 milioni di persone.
Il decreto di Lula, entrato in vigore lunedì, ha intanto sospeso le nuove registrazioni di armi da caccia e sportive in vista di una riforma più ampia. Il decreto vieta anche di trasportare armi cariche e riduce da sei a tre il numero di armi da fuoco che ogni persona può possedere.
«Il Brasile non vuole un numero maggiore di armi: vogliamo pace e sicurezza per il nostro popolo», ha commentato Lula annunciando il nuovo decreto. Il tema è assai dibattuto in Brasile, dove molti ritengono che chiunque dovrebbe poter possedere un’arma per difendersi dalla violenza della criminalità organizzata che nell’ultimo decennio è aumentata. Le organizzazioni contrarie alla proliferazione delle armi, però, fanno notare che le pistole e i fucili acquisiti legalmente vengono spesso rubati o venduti sul mercato nero dagli stessi gruppi criminali.