La complicata discussione della legge sull’eutanasia in Portogallo
Il parlamento l'ha approvata tre volte, ma prima il presidente e poi un partito di estrema destra l'hanno bloccata
A dicembre, con una netta maggioranza, il parlamento portoghese ha approvato per la terza volta una legge che depenalizza l’eutanasia e l’assistenza al suicidio in determinate circostanze. Ma per la terza volta la legge è stata bloccata: le prime due volte nel 2021, a distanza di pochi mesi, per decisione dal presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, cattolico e conservatore di centrodestra; pochi giorni fa a causa di un intervento del partito di estrema destra Chega.
Il Portogallo è una repubblica semipresidenziale. Nonostante la Costituzione non affidi al capo dello stato tutti i poteri previsti da altri sistemi semipresidenziali molto più forti, come quello francese, il presidente portoghese ha competenze su diversi temi, per esempio sulla sicurezza nazionale e sulla politica estera. Ha poi il diritto di respingere le leggi ponendo il proprio veto (che può, tuttavia, essere annullato dalla maggioranza assoluta dei membri del parlamento) o di chiedere su una determinata legge il parere della Corte Costituzionale.
L’attuale presidente, Marcelo Rebelo de Sousa, era stato eletto per la prima volta nel 2016 e poi confermato nel 2021. Viene considerato un conservatore moderato ed è un cattolico praticante. All’inizio dei suoi due mandati, invece di fare il primo viaggio all’estero in Spagna, come da tradizione, de Sousa aveva scelto il Vaticano.
Il parlamento del Portogallo aveva approvato per la prima volta il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito nel gennaio del 2021. Il testo era passato con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astenuti ed era nato dalla fusione di cinque disegni di legge che erano stati approvati circa un anno prima e che successivamente erano stati riuniti in un unico provvedimento.
La proposta stabiliva che l’eutanasia fosse permessa in alcune circostanze e che potessero accedere alla pratica dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito le persone maggiorenni in situazioni di estrema sofferenza, «con lesioni definitive e di estrema gravità riconosciute con consenso scientifico, o in caso di malattia incurabile e mortale». Il provvedimento chiariva anche che la pratica poteva «avvenire in strutture sanitarie del Servizio sanitario nazionale o in strutture private e sociali debitamente autorizzate» e dietro la supervisione di almeno due medici.
Nonostante il presidente Marcelo Rebelo de Sousa avesse dichiarato che avrebbe rispettato il voto parlamentare, dopo l’approvazione del disegno di legge aveva deciso di usare uno dei suoi poteri. E aveva inviato una lettera al presidente della Corte Costituzionale chiedendo un parere su alcuni specifici articoli del testo perché riteneva che fossero stati utilizzati concetti eccessivamente indeterminati nel definire le condizioni di non punibilità dell’anticipazione della morte tramite assistenza medica.
A marzo la Corte, con il voto di sette giudici su dodici, aveva di fatto confermato i dubbi del presidente, il quale aveva dunque deciso di porre il veto sul testo e di rimandarlo in parlamento.
Nel novembre del 2021 il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito, con una serie di modifiche minime che accoglievano le argomentazioni della Corte, era stato approvato una seconda volta con 138 voti favorevoli, 84 contrari e 5 astensioni. Per la sua entrata in vigore mancava, di nuovo, solamente la firma del presidente, che aveva però scelto di porre direttamente il suo veto, assicurando che sulla sua decisione non pesava alcuna «posizione religiosa, etica, morale filosofica o politica personale». Aveva detto invece che il linguaggio utilizzato per descrivere le condizioni terminali necessarie per accedere alla pratica erano, secondo lui, ancora vaghe e contraddittorie.
Da lì a pochi giorni si dovevano tenere le elezioni generali anticipate e il parlamento non aveva avuto il tempo né di revocare il veto del presidente con un voto di maggioranza, né di modificare e approvare un nuovo disegno di legge. Le elezioni erano state vinte dal Partito Socialista portoghese, di sinistra e guidato dal primo ministro uscente António Costa, che aveva ottenuto un numero di seggi sufficiente a formare un governo di maggioranza.
A dicembre il disegno di legge su eutanasia e suicidio assistito è stato approvato per la terza volta con il voto della sinistra e di alcuni parlamentari dell’opposizione. Stavolta a bloccarlo il giorno prima che il presidente si pronunciasse sul testo era stato il partito di estrema destra Chega che, come previsto dal regolamento del parlamento, aveva presentato un reclamo sulla formulazione finale del testo redatta dalla commissione Affari costituzionali: secondo il partito, erano state fatte tre modifiche rispetto a quanto deciso in parlamento. Di fatto, per una formalità, l’approvazione della legge è stata di nuovo bloccata e si dovrà ora attendere la seduta parlamentare prevista per il 4 gennaio per esaminare tale reclamo.
I sondaggi sulla legalizzazione della morte medicalmente assistita in Portogallo dicono che la maggioranza dei portoghesi, quasi il 60 per cento, è favorevole. La Chiesa si oppone fermamente alla pratica. Subito dopo la terza approvazione della legge, la Conferenza episcopale portoghese ha definito la legalizzazione dell’eutanasia una «seria minaccia per l’umanità».