La contestata visita di Ben-Gvir alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme
L’ha fatta uno dei ministri più estremisti del nuovo governo Netanyahu, i palestinesi l’hanno definita una «provocazione senza precedenti»
Martedì il nuovo ministro israeliano della Pubblica sicurezza, l’estremista di destra Itamar Ben-Gvir, noto per le sue posizioni razziste nei confronti dei palestinesi e dei cittadini arabo-israeliani, ha visitato la Spianata delle Moschee, il complesso dove si trova la moschea al Aqsa a Gerusalemme, il terzo più importante luogo sacro per le persone di religione musulmana: è stata la sua prima visita da quando è diventato ministro, pochi giorni fa, incarico che tra le altre cose gli permette di avere il controllo della polizia israeliana.
La Spianata è importante anche per la religione ebraica: qui quasi duemila anni fa sorgeva il Secondo Tempio, il principale luogo sacro per gli ebrei, che fu distrutto dai Romani nell’assedio di Gerusalemme del 70 d.C. e mai più ricostruito. Del Tempio rimane solamente un muro esterno che oggi è diventato il luogo di culto più importante per gli ebrei, e che è situato pochi metri più in basso della moschea al Aqsa: il cosiddetto Muro del pianto.
Nella Spianata negli ultimi anni si sono concentrati molti degli scontri e delle tensioni tra israeliani e palestinesi. Fin dalla conquista di Gerusalemme Est da parte di Israele, nel 1967, alle persone di religione ebraica è infatti concesso di visitare il sito ma non è concesso pregare, cosa che è consentita solo alle persone di religione musulmana; di fatto però negli anni diversi gruppi di ebrei radicali hanno pregato nella Spianata con sempre maggiore frequenza, a volte sotto la protezione della polizia israeliana, che gestisce l’accesso al luogo.
Sempre qui il 28 settembre del 2000 l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon, del partito di destra Likud, fece una visita che provocò l’inizio di un lungo periodo di proteste violente da parte dei palestinesi, conosciuto come “seconda intifada”. Da allora le visite dei politici israeliani a questo luogo sono considerate dai palestinesi delle provocazioni, e così è successo anche oggi. Il ministero degli Esteri palestinese ha condannato duramente la visita di Ben-Gvir, definendola una «provocazione senza precedenti» e parlando di una «reale minaccia di escalation per cui sarà responsabile [Benjamin] Netanyahu», cioè il primo ministro israeliano, anche lui del Likud come Sharon.
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Durante la sua visita, Ben-Gvir ha detto: «Il Monte del Tempio (il nome usato dagli israeliani ebrei per indicare la Spianata) è il luogo più importante per le persone di Israele, dove si mantiene libertà di movimento per i musulmani e i cristiani. Ma anche gli ebrei andranno sul Monte, e chi ci minaccerà avrà a che fare con il nostro pugno di ferro». Ben-Gvir si è riferito proprio al divieto per le persone di religione ebraica di pregare nel complesso della Spianata, divieto contro cui ha fatto attività di lobbying per molti anni.
La sua posizione è considerata riconducibile alla destra più radicale israeliana e non è condivisa da molte autorità religiose ebraiche di Israele.
ממשלת ישראל שאני חבר בה לא תיכנע לארגון מרצחים שפל. הר הבית פתוח לכולם ואם החמאס חושב שאם הוא יאיים עליי זה ירתיע אותי, שיבינו שהשתנו הזמנים. יש ממשלה בירושלים! pic.twitter.com/vgDYBYacJG
— איתמר בן גביר (@itamarbengvir) January 3, 2023
Alla visita di Ben-Gvir alla Spianata non ha risposto solo l’Autorità nazionale palestinese, l’organismo politico di governo della Palestina che esercita il suo potere in Cisgiordania, ma anche Hamas, gruppo radicale che controlla la Striscia di Gaza.
La scorsa settimana, nei giorni in cui Netanyahu stava formando il suo nuovo governo, definito il più a destra della storia di Israele, Hamas aveva fatto sapere che una visita come quella di Ben-Gvir alla Spianata sarebbe stata interpretata come il superamento di «una grande linea rossa» che avrebbe portato a conseguenze serie. Non sarebbe la prima volta che eventi che succedono alla Spianata e alla moschea di al Aqsa provocano conseguenze nel territorio della Striscia di Gaza. Nel maggio del 2021 israeliani e gruppi della Striscia combatterono per esempio una guerra di undici giorni dopo scontri violenti tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane avvenuti proprio nel complesso della Spianata.
Ben-Gvir è stato criticato anche da qualche politico israeliano, tra cui Yair Lapid, leader dell’opposizione, che ha scritto: «Questo è quello che succede quando un primo ministro debole è costretto a fare affidamento sull’uomo più irresponsabile del Medio Oriente nel posto più esplosivo del Medio Oriente». I riferimenti erano rispettivamente a Netanyahu e Ben-Gvir.
Sono arrivate anche diverse critiche da parte di rappresentanti di altri paesi: le ambasciate in Israele di Stati Uniti e Francia hanno criticato genericamente qualsiasi azione pregiudichi il mantenimento di una situazione tranquilla, mentre il ministero degli Esteri turco ha invitato più direttamente Israele a evitare provocazioni che possano danneggiare «la santità dei siti religiosi a Gerusalemme».
Da settimane ci sono molte preoccupazioni riguardo al nuovo governo israeliano, che è formato da una coalizione guidata dal Likud e che include anche partiti di estrema destra e ultra-ortodossi, a cui sono stati affidati ministeri molto importanti. La maggioranza è composta da Likud, Shas (conservatore, che rappresenta gli ebrei ortodossi di origine nordafricana e mediorientale), Ebraismo della Torah unito (conservatore e ultra-ortodosso), Potere ebraico, Sionismo religioso e Noam (tre partiti di estrema destra).
Uno dei nomi più controversi del nuovo governo è proprio quello di Ben-Gvir, che ha sempre sostenuto l’espulsione da Israele degli arabo-israeliani ritenuti «sleali» nei confronti dello stato e l’annessione della Cisgiordania occupata. Fino a pochi anni fa Ben-Gvir aveva nel suo salotto un ritratto di Baruch Goldstein, che nel 1994 massacrò 29 fedeli palestinesi in una moschea di Hebron, città della Cisgiordania.