L’Italia è tra i paesi europei col più basso tasso di omicidi
È uno dei dati che emergono dall'annuale rapporto della polizia criminale italiana su reati, latitanti, collaboratori e testimoni di giustizia
Nel confronto con gli altri paesi europei l’Italia è una di quelli con il minor numero di omicidi. Prendendo in esame il numero di omicidi ogni 100mila abitanti, in Italia il tasso è dello 0,6, in Germania dello 0,9, nel Regno Unito dell’1,2 e in Francia dell’1,4. La situazione è migliore solo in Svizzera e Norvegia. Per quanto riguarda le città, a Milano e Roma il tasso è uguale a quello della media nazionale ed è maggiore, in Europa, solo a quelli di Madrid e Porto. In termini di dati assoluti, a Roma quest’anno ci sono stati 26 omicidi e a Milano 19. A Bruxelles sono stati 179 (la popolazione è di 1,2 milioni contro i 4,2 di Roma) e a Parigi 100.
È uno dei dati che emergono dal rapporto sul 2022 pubblicato, come ogni fine d’anno, dalla polizia criminale italiana su crimini, latitanti e arrestati in Italia. La Direzione centrale della polizia criminale (detta anche Criminalpol) è una struttura interforze costituita da Polizia di stato, Carabinieri e Guardia di finanza, oltre che da analisti esperti di sicurezza operativi in varie parti del mondo.
Durante la conferenza stampa di fine anno il capo della polizia criminale Vittorio Rizzi, che anche è vicedirettore generale del dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, ha spiegato che «quest’anno i dati della Direzione centrale della polizia criminale sono importanti perché riferiti a un anno particolare, quello della ripresa dopo la pandemia». Per quanto riguarda i reati commessi in Italia dal primo gennaio al novembre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 c’è stato un piccolo (+ 3%) incremento del dato complessivo. I dati assoluti però sono comunque inferiori a quelli del periodo analogo del 2019, l’anno precedente alla pandemia. C’è stato inoltre un calo del 15% dei reati informatici che erano comprensibilmente cresciuti durante tutto il periodo di restrizioni e lockdown dovuti al Covid.
Gli omicidi, rispetto al 2021, sono leggermente aumentati. Dal 1° gennaio fino al 28 dicembre del 2022 sono stati 309, mentre erano stati 298 nel 2021. Rispetto a 30 anni fa il calo è molto significativo: nel 1990 gli omicidi in Italia furono 3012, e anche rispetto a 15 anni fa c’è stata una significativa diminuzione: nel 2007 ci furono 632 omicidi. Delle 309 persone assassinate, le donne sono 122: di queste, 100 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, in particolare 59 dal partner o da un ex partner.
Nei primi dieci mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, sono diminuite del 10,3 per cento le denunce di atti persecutori (stalking) e del 3,9 per cento quelle di maltrattamenti in famiglia mentre sono aumentate del 15,7 per cento quelle per violenze sessuali.
Le rapine sono prevedibilmente aumentate rispetto al periodo della pandemia. Nei primi dieci mesi del 2022, i reati predatori (quelli attuati con l’astuzia o con la forza con l’obiettivo di impadronirsi dei beni altrui) sono stati 782.391 contro 653.889 dei primi dieci mesi del 2021. Il dato è però inferiore allo stesso periodo del 2019, quando furono 887.905.
Rispetto al 2021 sono aumentati notevolmente i minori denunciati (+14,3%). In particolare le denunce di minori sono cresciute per ciò che riguarda attentati (+53,8%), omicidi volontari (+35,3%, sono stati 23, furono 17 nel 2021), tentati omicidi (+65,1%), lesioni (+50%), percosse (+75,3%), rapine (sono aumentate del 91,2% quelle in pubblica via): le percentuali sono molto alte ma bisogna considerare che è dovuto anche al fatto che i numeri di partenza per i minori che commettono questi reati sono spesso bassi, e quindi anche una manciata di reati in più è percentualmente significativa.
Nel 2022 la polizia criminale italiana ha arrestato 1369 persone che erano ricercate: 26 persone in più che nel 2021. Dei latitanti arrestati 654 erano cosiddetti “attivi”, cioè ricercati dalle autorità giudiziarie italiane; 715 erano invece “passivi”, cioè ricercati da forze di polizia straniere e arrestati dalla polizia criminale italiana. I latitanti attivi erano ricercati in 40 paesi: il 22% è stato arrestato in Romania, il 18% in Spagna, il 14% in Germania, il 12% in Francia. Fuori dall’Unione Europea, il maggior numero di arresti è avvenuto in Albania (36 latitanti). I 715 latitanti passivi erano ricercati da 64 paesi: a livello europeo, soprattutto da Romania, Germania e Francia.
Di tutti i latitanti arrestati, 138 appartengono al crimine organizzato e 24 a specifiche organizzazioni mafiose (2 a Cosa Nostra, 7 a ’ndrangheta, 9 a camorra, 3 a mafie pugliesi e 3 a mafie straniere). Per quanto riguarda la ’ndrangheta, in particolare, dal 2020 esiste il progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ’Ndrangheta), promosso dall’Italia e dall’Interpol (Organizzazione internazionale della polizia criminale): dal 2020 ha portato all’arresto di 37 ’ndranghetisti in sei paesi del mondo.
Durante la conferenza stampa Vittorio Rizzi ha citato soprattutto due arresti di latitanti considerati molto importanti a livello internazionale.
Il primo è stato quello di Ilir Paja, detto Ufo, 49enne albanese. Era ricercato con una red notice – cioè un avviso diffuso dall’Interpol su richiesta di un singolo paese – per scontare una pena di 25 anni per omicidio. La red notice viene memorizzata negli archivi dell’Interpol delle forze di polizia di tutto il mondo. In questo caso, a emetterla erano state Italia e Germania: Paja aveva infatti commesso omicidi in entrambi i paesi.
Paja era evaso in Italia nel 2007 mentre veniva trasferito in ambulanza, perché malato, da un carcere a un altro: in un’area di servizio dell’autostrada A1, simulò un malore, fece avvicinare il capo scorta e, dopo averlo preso a testate, sfondò la porta dell’ambulanza e fuggì nei boschi a piedi nudi. È stato arrestato, due mesi fa, mentre si trovava dal barbiere, a Tirana, in Albania.
Il secondo arresto più importante è stato quello di Ghebremedhin Temesghen Ghebru, detto Tenny: 50enne eritreo ricercato, sempre con una red notice, per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È stato arrestato il 14 settembre 2022 all’aeroporto di Addis Abeba mentre stava per imbarcarsi su un volo per l’Australia.
Un capitolo della relazione della polizia criminale è dedicato ai collaboratori di giustizia. In Italia le persone protette sono in tutto 4446 e tra queste i collaboratori di giustizia sono 892, mentre erano 949 nel 2021. Il numero dei testimoni invece è rimasto invariato: 56. La differenza tra collaboratori e testimoni è che i primi appartengono al mondo criminale e ricevono benefici dalla loro collaborazione con la giustizia, mentre i secondi possono essere anche estranei alla criminalità e collaborano alle indagini senza ricevere nulla in cambio.
Il 33 per cento dei collaboratori di giustizia appartiene alla camorra, il 21 per cento a Cosa Nostra, il 21 per cento alle mafie pugliesi, il 17 per cento alla ’ndrangheta e il restante 9 per cento alle altre mafie. Tra i testimoni, il 39 per cento riferisce fatti di ’ndrangheta, il 23 per cento di camorra, il 13 per cento di Cosa Nostra, il 13 per cento di mafie pugliesi, il 13 per cento di altre mafie.
Tra le persone protette, 1.346 sono minori, pari a circa il 30 per cento. Nella gran parte dei casi si tratta dei figli dei collaboratori di giustizia, che sono anche quelli più colpiti dallo sradicamento dovuto all’intervento di protezione: vengono infatti trasferiti in un’altra città, viene cambiato loro il nome, viene inventata una diversa storia di vita per inserirli nel nuovo territorio. Ovviamente viene limitato, se non eliminato totalmente, l’uso dei social network.
La polizia criminale italiana ha anche annunciato alcuni dei progetti che partiranno nel 2023. Il progetto Identify, studiato con l’Interpol, dovrebbe servire ad aumentare la raccolta e la condivisione dei dati biometrici riferiti a profili di criminali conosciuti, con i paesi dell’Africa che sono più coinvolti dai flussi migratori diretti ai paesi europei.
La polizia criminale sta anche costituendo un’unità specifica per la collaborazione internazionale nel settore dei crimini di guerra, principalmente per ciò che riguarda il conflitto russo-ucraino.
Ci sarà poi un gruppo di lavoro internazionale, guidato dalla polizia italiana, perché venga introdotta nelle banche dati dei singoli paesi la cosiddetta silver notice, che consentirà il tracciamento dei patrimoni illeciti in 195 paesi aderenti all’organizzazione internazionale di polizia.
Infine, sempre nell’ambito del progetto I-CAN per il contrasto alla ’ndrangheta, il Centro di Ricerca e Analisi Informazioni Multimediali (CRAIM) del dipartimento della Polizia di stato sta lavorando con l’azienda Leonardo a un software che dovrebbe consentire di correlare in modo automatico le informazioni di polizia con quelle raccolte sul web. In pratica, grazie al software il volto di una persona ricercata potrebbe essere confrontato automaticamente con quelle presenti anche nei vari social network.