È la vigilia di Capodanno
Google ci ricorda come sempre che tra un po' sarà la notte di San Silvestro, ma questo San Silvestro chi era?
«Vigilia di Capodanno» è la chiave di ricerca che Google abbina al suo consueto doodle di fine anno: di solito l’ultimo dell’anno ce n’è uno che poi allo scoccare della mezzanotte cambia. Quest’anno il doodle è modellato su quello che c’è stato durante le feste natalizie, cioè la scritta Google fatta a forma di luminarie colorate, con l’aggiunta di un grande “2022” al centro.
L’ultimo dell’anno, quando si organizzano i tradizionali veglioni in attesa del nuovo anno, è anche il giorno di San Silvestro, da cui prendono il nome molti eventi e cenoni. Questo santo, che fu papa con il nome di Silvestro I tra il 314 e il 335, non ha molto a che fare con i festeggiamenti dell’anno nuovo, e anche la pratica di festeggiare la sera del 31 è piuttosto recente, visto che fino al Settecento non c’era un giorno fisso in cui festeggiare il Capodanno. Era infatti una festa mobile, nel senso che in passato le varie comunità locali si organizzavano autonomamente su quando far coincidere l’inizio del nuovo anno, con i relativi festeggiamenti (solamente sul finire del Seicento nei paesi occidentali venne stabilito che l’anno iniziasse il 1° gennaio).
Come raccontò Leonardo Tondelli sul suo blog sul Post, San Silvestro non fu un papa particolarmente incisivo. Governò, se così si può dire, all’epoca dell’imperatore Costantino, il quale gestì la gran parte delle pratiche conciliari al suo posto. Fu insomma una figura politica di secondo piano, anche perché Roma aveva perso di gran lunga importanza rispetto alle floride città orientali: Costantinopoli soprattutto, ma anche Alessandria d’Egitto e Antiochia in Siria.
San Silvestro ebbe un nuovo periodo di popolarità in seguito, quando si diffuse una leggenda notoriamente falsa sulle donazioni di Costantino al Papa. La leggenda racconta che Costantino si ammalò di lebbra e l’unico in grado di guarirlo fu proprio Silvestro. Per ripagarlo, Costantino gli elargì vastissime porzioni di territorio dell’impero, corrispondenti a quasi tutto l’impero d’Occidente, Roma compresa. Sappiamo che si tratta di un falso perché l’editto con cui sarebbe avvenuta la donazione, contenuto in un manoscritto del IX secolo, è scritto in un latino molto lontano da quello del IV secolo. Il primo a dimostrare che fosse un falso storico fu il filologo Lorenzo Valla già nel Quattrocento.