L’OMS ha chiesto alla Cina di condividere più dati sulla pandemia
Lo ha fatto in un incontro ufficiale con il governo cinese, a causa dell'ondata di contagi da coronavirus in corso nel paese
Venerdì, al termine di un incontro con alcuni funzionari di governo cinesi, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha chiesto alla Cina di condividere in tempo reale i dati sulla situazione epidemiologica del coronavirus nel paese, comprese le ospedalizzazioni, le terapie intensive, il numero di morti e i tassi di vaccinazione. L’OMS ha anche invitato la Cina a presentare i dati dettagliati sul sequenziamento virale successivo ai test effettuati a una riunione dell’organizzazione sulla diffusione del coronavirus prevista per il prossimo 3 gennaio.
La richiesta dell’Organizzazione mondiale della sanità è stata fatta alla luce dell’enorme ondata di contagi attualmente in corso in Cina, probabilmente provocata dall’abbandono della strategia “zero COVID” da parte del governo cinese, che l’aveva mantenuta e difesa per oltre due anni. Le stime più affidabili parlano di centinaia di migliaia di nuovi casi al giorno, ma le cifre ufficiali sono molto più basse. Lo stesso discorso vale per i decessi: il governo cinese a dicembre ha contato 13 persone morte per il coronavirus, mentre secondo la società di analisi britannica Airfinity sarebbero circa 5mila. Il timore principale è che si sviluppino nuove varianti, magari più resistenti ai vaccini attualmente a disposizione, e che si propaghino anche fuori dalla Cina: ma è un’eventualità ancora tutta da verificare.
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Proprio per via di questo timore, in seguito all’allentamento delle restrizioni in Cina, molti paesi hanno deciso di introdurre controlli negli aeroporti per chi arriva dalla Cina. Inizialmente questa misura era stata adottata da pochi paesi (Stati Uniti, Giappone, Taiwan e in Europa solo dall’Italia), ma negli ultimi due giorni si sono aggiunti anche paesi che inizialmente avevano detto di voler agire diversamente, come Francia e Regno Unito. Anche Spagna, Israele, India e Corea del Sud hanno imposto nuovi controlli per chi arriva dalla Cina.
In alcuni paesi, tra cui l’Italia e la Francia, i controlli prevedono tamponi fatti direttamente in aeroporto, che vengono poi sequenziati per vedere quali sono le varianti presenti. In altri casi, come nel Regno Unito e la stessa Francia (che esegue i tamponi in aeroporto solo a campione), chi arriva dalla Cina deve presentare un tampone antigenico negativo eseguito nell’arco delle 48 ore precedenti alla partenza.