Come stanno andando i test ai passeggeri che arrivano dalla Cina
Dai primi campioni non sono emerse nuove varianti del coronavirus, ma maggiori dati arriveranno nei prossimi giorni
Mercoledì il governo italiano ha deciso di imporre a tutte le persone che arrivano in Italia con un volo diretto dalla Cina un tampone obbligatorio in aeroporto, non solo per rilevare quante persone positive al coronavirus ci siano tra i passeggeri, ma anche per appurare la presenza di nuove varianti. Nei giorni precedenti già l’aeroporto di Malpensa e quello di Roma si erano attivati in autonomia per testare i passeggeri in arrivo. Dai primi risultati dei test non è risultata nessuna nuova variante del coronavirus, ma ci si aspetta che arrivino maggiori dati nei prossimi giorni.
Il fatto che ci siano persone positive a bordo degli aerei non è di per sé un fattore di grande preoccupazione in Italia, dove la vaccinazione della maggior parte della popolazione garantisce una copertura molto efficace. È possibile però che dalla Cina arrivino nuove varianti potenzialmente più contagiose di quelle conosciute finora: nel paese infatti è in corso una nuova enorme ondata di contagi di cui però si sa pochissimo per via della decisione del governo di non comunicare più i dati giornalieri.
È per questo che il governo italiano si è voluto attivare da subito per testare le persone in arrivo dalla Cina: per fare quello che in gergo tecnico viene chiamato “sequenziamento genomico”, ovvero un’analisi approfondita sul materiale genetico del virus presente in un campione di tamponi, volta a capire se ci siano state mutazioni nel virus e se quindi si siano formate le cosiddette varianti.
Per il momento si conoscono i risultati solo di alcuni tamponi effettuati all’aeroporto di Malpensa il 26 dicembre. In un volo proveniente da Tianjin con 212 passeggeri sono stati registrati 97 tamponi positivi al coronavirus. Di questi ne è stata sequenziata solo una parte, e giovedì è stato comunicato che in 15 tamponi è stata rilevata la presenza solo di sottovarianti di omicron, la variante largamente più diffusa in Italia e che quindi non desta particolari preoccupazioni.
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In attesa dei nuovi dati che arriveranno nei prossimi giorni, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto che una misura simile a quella adottata negli aeroporti italiani venga presa anche dagli altri paesi europei. Secondo Meloni, senza un controllo comune a livello europeo gli sforzi in corso per tenere sotto controllo l’eventuale insorgenza di nuove varianti potrebbe essere vana, dato che i test possono essere fatti solo a chi arriva direttamente dalla Cina ma non a chi fa prima scalo in un altro paese europeo.
Per ora la linea italiana in Europa è stata seguita dalla Spagna, dal Regno Unito, dalla Francia e fuori dall’Europa anche da Corea del Sud e Israele. Francia e Regno Unito avevano inizialmente detto di voler agire diversamente, come del resto altri paesi che avevano detto di non ritenere necessario imporre tamponi ai passeggeri in arrivo dalla Cina. Lo stesso parere è stato espresso dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che in una nota ha definito “ingiustificati” i test, dato che le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Unione Europea.