Il gol più bello di Pelé
Lo ha segnato a 18 anni, in Brasile, ma lo hanno visto solo gli spettatori allo stadio: è stato ricreato digitalmente
Negli ultimi decenni si sono rivisti, commentati e classificati i migliori gol di Pelé, morto giovedì a 82 anni dopo una lunga malattia: Edson Arantes do Nascimento ne ha segnati tantissimi, in un’epoca in cui registri e statistiche non erano così affidabili e talvolta in partite che erano poco più che esibizioni, poco ufficiali e poco riprese da immagini televisive e fotografiche. La FIFA, l’organizzazione che governa il calcio mondiale, gliene riconosce ufficialmente 1281 in 1363 gare complessive. Il numero è un primato assoluto, però contestato da altri statistici: Pelé lo riteneva arrotondato per difetto (se ne attribuiva due in più), secondo altri dati il conto dei gol cresce anche sensibilmente.
Lo stesso Pelé, in più interviste in vari momenti della sua vita, si è detto invece sicuro di quale fosse il più bello, fra il migliaio abbondante di gol che ha segnato. Ha sempre scelto quello del 2 agosto 1959 realizzato allo stadio Rua Javari di San Paolo, in una partita tutto sommato minore, valida per il campionato paulista, quello dello stato di San Paolo (allora, ma anche oggi, al campionato brasiliano nazionale si affiancano i vari tornei dei singoli stati che compongono la federazione brasiliana). Pelé era il numero 10 del Santos, club con cui ha giocato per tutta la carriera, prima di chiudere con un biennio negli Stati Uniti, ai New York Cosmos.
Aveva solo 18 anni, ma era diventato famoso in tutto il mondo un anno prima durante i Mondiali di Svezia del 1958, quando batté alcuni record di precocità giocando e vincendo il torneo con il Brasile, realizzando tre gol in semifinale e due in finale. Da quel momento in Brasile fu fra i personaggi più ricercati e ogni sua partita era considerata una specie di evento.
Il Santos vinceva 3-0, la partita sarebbe finita 4-2: Pelé ricevette un cross dalla fascia destra al limite dell’area, saltò un primo difensore con un controllo immediato del pallone che servì anche a prendere la direzione della porta. Entrato in area saltò con un “sombrero” – un particolare tipo di dribbling in cui un giocatore, per superare un avversario, fa passare la palla al di sopra di quest’ultimo – prima due difensori, poi il portiere dell’Atletico Juventus in uscita, per poi segnare di testa a porta vuota. Una serie di giocate al volo, di pura tecnica, che secondo le cronache avrebbero portato ai complimenti anche dei giocatori avversari e a lunghi minuti di applausi da parte del pubblico.
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Quel gol, però, non l’ha visto nessuno, se non gli spettatori presenti allo stadio dell’Atletico Juventus. E non erano nemmeno moltissimi, in realtà: non esiste un numero ufficiale, oggi l’impianto ha una capienza di 5000 spettatori, in certe occasioni allora si arrivava a 15.000 ma la partita non era fra le più attese. Non esistono riprese filmate di quel gol, e anche le fotografie immortalano più che altro il colpo di testa finale.
Pelé si lamentava spesso del fatto che in pochi avessero potuto vedere il suo gol più bello. Per la riedizione di un documentario sulla sua vita, “Pelé eterno”, il gol fu ricreato digitalmente e nel 2014 circolò molto sui social network e sui siti.
Il gol è stato ricreato in base ai racconti dello stesso Pelé ma anche delle poche cronache presenti: nel corso degli anni quell’azione è diventata oggetto di varie leggende e rivisitazioni.
Pelé segnò molti altri gol bellissimi di cui invece esistono riprese filmate: poco più di un anno prima, ancora minorenne, realizzò due gol nella finale mondiale contro la Svezia: il secondo è considerato fra i più belli di sempre nella competizione. Nell’azione Pelé si libera di un difensore proprio con un sombrero.
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