Anche i gol che Pelé non ha fatto sono diventati memorabili
Nei Mondiali che vinse con il Brasile nel 1970 ne segnò quattro, ma i più spettacolari furono i tre che sbagliò
Il Mondiale del 1970 in Messico è stato il momento in cui gli appassionati di calcio poterono osservare con più facilità e meglio Pelé, morto giovedì all’età di 82 anni. Rispetto al 1958, quando si era fatto conoscere a 17 anni trascinando il Brasile con i suoi gol fino alla vittoria mondiale, la diffusione delle televisioni nelle case era maggiore, le riprese erano effettuate a colori e con più telecamere, la popolarità del calcio era cresciuta.
Pelé aveva giocato per tutta la carriera in Brasile, il pubblico europeo e mondiale lo aveva visto solo per le rare partite di Intercontinentale (che opponevano i vincitori della Coppa Campioni europea e della corrispettiva Copa Libertadores del Sudamerica) o nelle tournée del Santos, che organizzava amichevoli in mezzo mondo. Nei due precedenti mondiali (1962, 1966) aveva giocato poco per vari infortuni, il Mondiale messicano era l’ultimo grande palcoscenico e Pelé lo sfruttò al meglio.
Non solo vinse il torneo segnando quattro gol, di cui uno in finale contro l’Italia, ma in quelle tre settimane realizzò tre giocate che sarebbero rimaste nella storia del calcio nonostante non abbiano portato a una rete. Dal punto di vista del risultato sono tre gol mancati, ma sono rimasti nella memoria collettiva più di molte azioni decisive.
Il primo è diventato addirittura un modo di dire in Brasile: quando qualcuno prova a compiere quel gesto tecnico, la giocata viene definita dai commentatori “O gol que Pelé não fez” (“Il gol che Pelé non fece”). Era la prima partita del Brasile nel torneo messicano, contro la Cecoslovacchia, il 3 giugno. Pelé era arrivato a quel debutto fra qualche critica: parte della stampa, anche brasiliana, lo considerava in declino, non più dirompente come in passato.
Iniziò la partita (che sarebbe finita con una comoda vittoria brasiliana per 4 a 1) segnando un gol facile e fornendo un assist, poi verso la fine del primo tempo, avendo notato che il portiere ceco tendeva a uscire molto dai pali, provò a sorprenderlo con un tiro da cinque metri dietro la linea di metà campo. Fu una conclusione potente e precisa, che avrebbe superato il portiere: finì fuori di pochissimo, mentre i telecronisti urlavano e il pubblico applaudiva. In seguito in Brasile furono fatti alcuni studi “scientifici” sul tiro: partì a 105 chilometri all’ora, fece un tragitto di 60 metri, uscì di 20-50 centimetri.
Il secondo non-gol è in realtà una grande parata di Gordon Banks, portiere inglese: fu la seconda partita del Brasile di quel Mondiale, nella fase a gironi, contro l’Inghilterra campione in carica (aveva vinto in casa nel 1966). Al decimo minuto Jairzinho trovò spazio sulla destra e crossò alto per Pelé, che staccò più del difensore e colpì di testa, schiacciando il pallone che rimbalzò appena davanti alla linea di porta, verso il palo di sinistra. Sembrò irraggiungibile, tanto che Pelé ricadendo accennò un’esultanza, invece Banks si allungò e mandò il pallone sopra la traversa: fu definita la “parata del secolo” (non l’unica, la definizione è stata utilizzata più volte). Il Brasile vinse comunque 1-0, Pelé rese merito al portiere inglese: «Avevo segnato un gol, ma Banks l’ha parato».
L’ultima giocata è un’invenzione, un modo decisamente anticonvenzionale di sbagliare un gol: avvenne nella semifinale di quel Mondiale, contro l’Uruguay (sarebbe finita 3-1). Pelé arrivava in corsa e venne lanciato da un passaggio verticale, trovandosi solo davanti a Ladislao Mazurkiewicz, portiere uruguaiano che in quel torneo fu fra i migliori, oltre che punto di forza della sua Nazionale. Mazurkiewicz uscì, Pelé fece finta di toccare il pallone e invece lo lasciò scorrere verso destra, aggirando il portiere che nel frattempo era uscito a vuoto. Poi recuperò il pallone e da posizione defilata tirò in diagonale: la palla andò fuori, vicina al palo. Probabilmente se avesse scelto una soluzione più ordinaria, toccando il pallone e saltando poi il portiere, avrebbe segnato. Nel 2006 per una pubblicità della Volkswagen Gol le immagini furono ritoccate al computer: stavolta la palla finiva in porta: «Il gol che hai sempre sognato, adesso è in concessionaria».
Come molte delle giocate riuscite di Pelé, anche queste mancate sono state imitate e ripetute nei decenni successivi. Zico è uno degli eredi della maglia numero 10 del Brasile vestita da Pelé e ha giocato anche in Italia con l’Udinese. Riuscì nel 1979 a realizzare il gol con finta sul portiere in uscita, seppur in una gara decisamente meno importante, una vittoria 7-1 del suo Flamengo sul Niteroi nel campionato dello stato di Rio.
Un altro numero 10 brasiliano, Rivaldo, ha invece realizzato il gol da metà campo: non è il solo a esserci riuscito, ma lui l’ha fatto due volte in carriera, una giocando per il Mogi Mirim in Brasile, una per il Barcellona in Spagna. Nessuno però lo ha mai fatto in una partita dei Mondiali.
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