La Camera degli Stati Uniti ha infine reso pubbliche le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump
La Camera dei deputati degli Stati Uniti, controllata ancora dai Democratici, ha infine reso pubbliche le dichiarazioni dei redditi degli ultimi sei anni dell’ex presidente Donald Trump, al termine di una lunga battaglia legale. Dieci giorni fa un comitato della Camera aveva espresso voto favorevole sulla decisione di renderle pubbliche: erano in possesso del Congresso da alcuni mesi, a tre anni dalla prima richiesta e dopo una sentenza della Corte Suprema. Trump era stato il primo candidato alla Casa Bianca e poi il primo presidente dagli anni Settanta a non rendere pubbliche le proprie dichiarazioni dei redditi (e quindi gli importi delle tasse pagate), rompendo una consuetudine che durava da Richard Nixon.
Il comitato aveva anche diffuso due rapporti riassuntivi su queste dichiarazioni, sostenendo inoltre che nei primi due anni di presidenza l’Internal Revenue Service (IRS, corrispondente della nostra Agenzia delle Entrate) non avesse effettuato le verifiche obbligatorie sulle finanze del presidente.
I dati resi pubblici la scorsa settimana avevano mostrato che, nei suoi primi tre anni di presidenza, Trump aveva pagato 1,1 milioni di dollari di tasse, ma non le aveva pagate nel 2020, quando aveva dichiarato perdite maggiori dei guadagni. Nonostante molti dati siano già stati rivelati, l’analisi delle dichiarazioni potrebbe chiarire parte della complessa situazione finanziaria di Trump, nonché svelare se abbia ottenuto vantaggi dai tagli alle tasse approvati dalla sua amministrazione, che erano soprattutto diretti alle fasce più alte di reddito. Il comitato congiunto sulla Tassazione del Congresso, un organismo non identificabile con uno dei due partiti maggiori, ha evidenziato che alcune deduzioni e donazioni ai figli meriteranno un’analisi più approfondita.