La legge di bilancio è stata approvata
È passata al Senato senza modifiche rispetto al testo votato dalla Camera, in tempo per evitare l'esercizio provvisorio
Giovedì il Senato ha approvato in via definitiva la legge di bilancio, la principale misura economica dell’anno che stabilisce come lo Stato italiano intende modificare la spesa pubblica nel 2023. La legge è stata approvata senza alcuna modifica rispetto al testo votato dalla Camera il 23 dicembre. Sia alla Camera che al Senato il governo aveva infatti posto la questione di fiducia sulla legge, una pratica abituale per la legge di bilancio, che fa decadere gli emendamenti e accelera il percorso di approvazione.
Il governo ha così scongiurato il rischio di superare la scadenza del 31 dicembre: la legge di bilancio dev’essere infatti approvata da entrambe le camere e promulgata dal presidente della Repubblica entro la fine dell’anno, altrimenti il governo deve far ricorso al famigerato “esercizio provvisorio”, uno strumento dai confini non chiarissimi che permette allo Stato di spendere soldi sulla base delle previsioni di spesa presentate nella legge di bilancio, ma non ancora approvate, fino a che il parlamento non riesce a mettersi d’accordo.
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La legge di bilancio per il 2023 vale in tutto circa 35 miliardi di euro: la maggior parte delle risorse servirà a prolungare molte misure attualmente in vigore che servono a contenere gli effetti dei rincari dell’energia. Due terzi della legge di bilancio, 21 miliardi di euro, sono finanziati in deficit, ossia aumentando il debito pubblico, mentre la restante parte è finanziata riducendo altre spese e aumentando qualche tassa.
Solo un terzo di tutti i soldi previsti dalla legge di bilancio servirà a finanziare alcune misure più identitarie e programmatiche della maggioranza, come la flat tax e una nuova quota per le pensioni.
Per quanto riguarda la prima, non si tratta di una vera flat tax, ma di una modifica di una misura già introdotta nel 2019 dal governo guidato da Lega e Movimento 5 Stelle: è infatti solo stata aumentata la soglia per accedere all’aliquota del 15 per cento per i lavoratori autonomi, da 65mila euro di reddito annuo a 85mila. È stata inserita anche la flat tax incrementale, voluta da Fratelli d’Italia, che si applicherà agli aumenti di reddito degli autonomi che dichiarano fino a 40 mila euro.
Per le pensioni, è stata introdotta una riforma pensionistica detta “Quota 103” che eviterà il ritorno alla legge Fornero. È una riforma temporanea, che per ora riguarderà solo il prossimo anno: prevede il pensionamento con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, per un totale di 103 anni (da qui il nome della riforma).
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È stata introdotta inoltre una sostanziale modifica al reddito di cittadinanza. Continuerà a essere previsto per le categorie in oggettiva condizione di povertà e che non possono lavorare, mentre chi è giudicato “occupabile” continuerà a riceverlo solo per un periodo limitato di tempo nel 2023. Dal 2024 dovrebbe essere tolto solo a quest’ultima categoria di persone, ma comunque non sarà abolito del tutto. Per “occupabili” si intendono le persone tra i 18 e i 59 anni che possono “oggettivamente” lavorare e che non abbiano nel proprio nucleo familiare persone disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni. Sono escluse dalla definizione di occupabile anche le donne in gravidanza, che quindi non perderanno il sussidio.
Nel 2023 alle persone che ricevono il reddito e definite “occupabili” sarà erogato l’assegno al massimo per 7 mensilità, invece delle attuali 18 rinnovabili. Durante questo periodo dovranno frequentare corsi obbligatori di formazione o riqualificazione professionale. Il sussidio decadrà se queste persone non frequenteranno i corsi o nel caso in cui rifiuteranno la prima offerta di lavoro, qualunque essa sia (la bozza iniziale la definiva “proposta congrua” ma questo passaggio è stato successivamente eliminato).
Rispetto alla versione iniziale della legge è stato eliminato un articolo che prevedeva di introdurre una soglia di 60 euro sotto la quale un esercente può rifiutare i pagamenti elettronici. La norma era stata criticata da più parti, anche dalla Commissione Europea, che temeva avrebbe incentivato l’evasione fiscale.
Come già annunciato nei giorni scorsi, è stata introdotta una modifica della cosiddetta “18App”, il buono da 500 euro per i neo 18enni da spendere in consumi culturali come libri, spettacoli e visite ai musei, che era stato introdotto nel 2016 dal governo di Matteo Renzi. Il buono rimarrà in vigore nel 2023, ma dal 2024 sarà sostituito da due carte: una “Carta Cultura Giovani” del valore di 500 euro, riservata solo ai neomaggiorenni il cui nucleo familiare ha un ISEE inferiore ai 35mila euro, e una “Carta Merito”, sempre di 500 euro, per gli studenti delle scuole superiori che ottengono un voto di 100/100 all’esame di maturità. Le due carte saranno cumulabili, per chi rispetta entrambi i requisiti.