Sulle restrizioni ai viaggi dalla Cina l’Italia è sola in Europa
Francia e Germania, tra gli altri, hanno detto di non considerare necessarie modifiche alle politiche di ingresso per i cinesi
Dopo aver imposto tamponi obbligatori per chi arriva in Italia dalla Cina, il governo italiano aveva chiesto agli altri paesi europei di adottare provvedimenti simili. Lo aveva auspicato la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante una conferenza stampa giovedì, ma i rappresentanti di molti paesi europei hanno annunciato che non ne hanno l’intenzione: durante un incontro del Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione Europea, alcuni ministri tra cui quelli di Francia, Germania e Portogallo hanno detto che non prevedono di introdurre restrizioni nei confronti di viaggiatori e viaggiatrici cinesi.
Dopo l’incontro il ministero della Salute francese ha fatto sapere che ci sarebbe bisogno di una strategia coordinata dei paesi europei, ma che «in questo momento il numero di persone provenienti dalla Cina all’Europa è limitato e così rimarrà nelle prossime settimane», pertanto modifiche alle politiche di ingresso non sono necessarie. Sono sulla stessa linea anche alcuni paesi che non fanno parte dell’Unione Europea, come la Norvegia e il Regno Unito.
Il portavoce del ministero della Salute tedesco, Sebastian Gülde, ha detto che «allo stato attuale il ministero non ha rilevato nessuna variante pericolosa proveniente dall’epidemia in Cina, rispetto a quelle che circolano attualmente in Germania». Preben Aavitsland, dell’Istituto di Sanità Pubblica norvegese, ha scritto su Twitter che qualche centinaio di casi in più portato da chi viaggia dalla Cina sarebbe «una goccia nell’oceano».
In realtà non tutti i paesi stanno adottando questa linea, fuori dall’Europa: oltre all’Italia, anche gli Stati Uniti, l’India, Taiwan e il Giappone hanno annunciato provvedimenti simili. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha detto di aver introdotto l’obbligo di tampone per via della mancanza di trasparenza del governo cinese sull’andamento dei contagi. Tutte queste iniziative sono state prese dopo che all’inizio di questa settimana il governo cinese aveva annunciato l’abolizione della quarantena per tutte le persone che arriveranno in Cina dall’estero, a partire dall’8 gennaio: quindi ci si aspetta che nelle prossime settimane riparta il turismo dall’estero verso la Cina, e che al tempo stesso anche i cittadini cinesi riprendano a viaggiare nel resto del mondo, dopo che per tre anni avevano di fatto smesso di farlo.
Da più di un mese, inoltre, la Cina ha deciso di abbandonare la politica “zero COVID”, provocando una nuova enorme ondata di contagi che sta mettendo in crisi il sistema sanitario.
A conclusione dell’incontro di giovedì, il Comitato per la sicurezza sanitaria ha diffuso un comunicato in cui dice: «Il coordinamento tra le risposte nazionali al rischio sanitario è cruciale. Dobbiamo agire congiuntamente e continueremo la discussione». Anche la Commissione Europea è intervenuta sul tema con un comunicato, in cui sostiene che la variante prevalente in Cina (BF.7 omicron) fosse già diffusa in Europa: «In ogni caso rimaniamo vigili e siamo pronti a usare il freno di emergenza se necessario».