Canada, Svezia, Ucraina e Regno Unito hanno chiesto l’avvio di un procedimento legale contro l’Iran per il volo ucraino abbattuto da due suoi missili nel 2020
Mercoledì un gruppo di quattro paesi formato da Canada, Svezia, Ucraina e Regno Unito ha formalmente chiesto l’avvio di un arbitrato per il caso dell’aereo ucraino abbattuto l’8 gennaio del 2020 da due missili iraniani: l’incidente aveva provocato la morte di tutti i passeggeri del volo, 176 persone in tutto.
L’arbitrato è un procedimento legale per la risoluzione pacifica di una controversia, in cui le parti in causa sottopongono di comune accordo il caso a un organo, un giudice o un tribunale scelto da loro e si impegnano a rispettarne la decisione (per esempio un ordine di risarcimento). La possibilità di avviare questo tipo di procedimento è prevista dalla Convenzione di Montreal del 1971 per la repressione di atti illeciti contro la sicurezza dell’aviazione civile, di cui tutti e cinque i paesi in questione sono firmatari. La convenzione dà alle parti in causa sei mesi di tempo per accordarsi sull’organizzazione di un tribunale indipendente. Nel caso in cui non lo facessero, una delle parti può sottoporre la controversia alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, il tribunale che risolve le controversie fra stati che appartengono all’ONU.
Il volo abbattuto dai missili iraniani era il 752 dell’Ukraine International Airlines, e a bordo c’erano cittadini di tutti e quattro i paesi che hanno chiesto l’avvio del procedimento legale contro l’Iran. Da tempo dicevano che avrebbero agito in modo concreto per chiedere un risarcimento per le famiglie delle persone morte nell’incidente.
I quattro paesi accusano le Guardie rivoluzionarie iraniane, la forza militare più potente dell’Iran, di aver «illegalmente e intenzionalmente» lanciato i due missili contro l’aereo. Il governo iraniano sostiene invece di aver inavvertitamente colpito l’aereo in un momento di forte tensione verso gli Stati Uniti, dopo aver lanciato alcuni missili contro due basi militari irachene che ospitavano forze militari statunitensi (pochissimi giorni prima era stato ucciso a Baghdad, in Iraq, il generale iraniano Qassem Suleimani, per ordine dell’allora presidente statunitense Donald Trump).
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