L’Italia imporrà tamponi obbligatori a chi arriva dalla Cina
Come Stati Uniti, Giappone e Taiwan, in risposta alla decisione del governo cinese di riaprire ai viaggi internazionali
Mercoledì il ministro della Salute italiano Orazio Schillaci ha firmato un’ordinanza che prevede l’obbligo di sottoporsi a tamponi antigenici per il coronavirus a tutte le persone che arrivano in Italia dalla Cina. Non è ancora chiaro come questa misura verrà messa in pratica. In serata, dopo la riunione del Consiglio dei ministri, Schillaci ha precisato alla stampa che sarà «fondamentale nel caso di un tampone positivo poi sequenziarlo e vedere quali sono le varianti presenti» per capire se sono quelle «già presenti sul territorio nazionale, e su cui i vaccini utilizzati danno un’ottima copertura», e che le persone positive verranno messe in quarantena. Ha aggiunto anche di aver chiesto alla Commissione europea che la stessa misura venga introdotta in tutti i paesi dell’Unione.
Questa misura è stata adottata dopo che lunedì il governo cinese aveva annunciato che dall’8 gennaio tutte le persone che arriveranno in Cina dall’estero non dovranno più sottoporsi alla quarantena obbligatoria per tenere sotto controllo il coronavirus. Con l’eliminazione della quarantena per i viaggiatori ci si aspetta che nelle prossime settimane riparta il turismo dall’estero verso la Cina, e che al tempo stesso anche i cittadini cinesi riprendano a viaggiare nel resto del mondo, dopo che per tre anni avevano di fatto smesso di farlo.
La decisione del governo cinese ha creato grosse preoccupazioni in tutto il mondo, dato che da circa un mese l’abbandono della politica “zero COVID” in Cina ha provocato una nuova enorme ondata di contagi, con milioni di nuovi casi ogni giorno, che sta mettendo in crisi il sistema sanitario e provocando enormi danni. È complicato stimarne la portata, perché il governo cinese ha deciso di non comunicare più i dati giornalieri dei contagi, ma si ritiene che i rischi di questa nuova ondata potrebbero essere molto grossi, anche per il resto del mondo.
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Diversi paesi in tutto il mondo temono che il nuovo flusso di viaggiatori da e verso la Cina possa rendere più probabile la circolazione del virus nel mondo, e causare l’emersione di nuove varianti del coronavirus dopo un periodo di evoluzione del virus piuttosto stabile su scala globale. Per questo motivo molti governi stanno pensando di adottare misure simili a quella presa dall’Italia, o l’hanno già fatto.
Nella serata di mercoledì il governo degli Stati Uniti ha annunciato che dal 5 gennaio tutti i viaggiatori con più di due anni provenienti dalla Cina dovranno presentare un tampone negativo non più vecchio di due giorni prima di imbarcarsi sull’aereo.
Il Giappone – che aveva riaperto i propri confini ai turisti solo a settembre, dopo tre anni – ha introdotto immediatamente l’obbligo di un tampone negativo per chi arriva dalla Cina nel paese. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha detto che questa misura si è resa necessaria per via della mancanza di trasparenza del governo cinese sull’andamento dei contagi.
Commenti simili sono stati fatti dal governo della Malesia, che per ora non ha introdotto restrizioni per i viaggiatori in arrivo nel paese ma ha esortato tutti i suoi cittadini a vaccinarsi con le dosi di richiamo per evitare nuovi contagi.
In India i viaggiatori provenienti dalla Cina e da altri paesi asiatici sono tenuti a presentare un tampone negativo prima dell’arrivo e a Taiwan, dove decine di migliaia di persone che vivono e lavorano in Cina potrebbero tornare in patria per festeggiare il capodanno cinese, ha detto che imporrà i tamponi a partire dall’1 gennaio.
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