È stata chiesta una misura di sorveglianza molto dura per un attivista ambientalista
La questura di Pavia vuole che venga applicato il codice antimafia per un ventenne del gruppo Ultima Generazione
La questura di Pavia ha chiesto l’applicazione del cosiddetto codice antimafia nei confronti di Simone Ficicchia, un attivista ambientalista di Ultima Generazione. Il codice antimafia, applicato in casi relativi alla criminalità organizzata, ma anche per la tutela in caso di violenza domestica e nei casi di pericolosità sociale, prevede misure di sorveglianza molto restrittive tra cui l’obbligo di dimora, cioè il divieto di spostarsi dal comune in cui si abita, e forme di controllo da parte delle forze dell’ordine come l’obbligo di presentarsi periodicamente in caserma. Si tratta del primo caso in Italia in cui una questura chiede misure di sorveglianza così severe nei confronti di un attivista ambientalista.
Simone Ficicchia ha 20 anni, abita a Voghera, in provincia di Pavia, e negli ultimi mesi ha partecipato a molte azioni organizzate da Ultima Generazione, una campagna di disobbedienza civile non violenta che esiste in Italia dalla fine di aprile.
Ficicchia ha preso parte a diversi blocchi stradali, sia sul Grande Raccordo Anulare di Roma, che in altre zone d’Italia. A luglio, durante un’azione agli Uffizi di Firenze, si era incollato una mano sul vetro della Primavera di Botticelli. Il 7 dicembre era stato tra gli attivisti intervenuti per lanciare vernice sulla facciata del teatro La Scala di Milano nel giorno dell’inaugurazione della stagione lirica. Il 9 dicembre aveva invece partecipato al blocco stradale organizzato al traforo del monte Bianco, che collega l’Italia alla Francia. Ha ricevuto in tutto una trentina di denunce e molti “fogli di via”, cioè il divieto di andare in una città o in un luogo.
Nelle 70 pagine del decreto con cui è stata richiesta la sorveglianza per un anno, la questura descrive Ficicchia come un «soggetto socialmente pericoloso» in quanto «denunciato e condannato più volte». In realtà l’attivista non ha mai ricevuto condanne. «Le nostre azioni si basano sulla nonviolenza», dice Ficicchia. «Siamo stati trattenuti più volte dalla polizia e abbiamo ricevuto un trattamento proporzionato rispetto alle nostre azioni. Non ci sono mai stati scontri con le forze dell’ordine».
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Il 10 gennaio in tribunale a Milano ci sarà un’udienza in cui un giudice è chiamato a decidere se accogliere la richiesta di sorveglianza presentata dalla questura di Pavia. «La cosa interessante e drammatica è che si tratta di misure antimafia o applicate nei confronti di malavitosi», dice l’avvocato dell’attivista, Gilberto Pagani. «È un brutto segnale, perché questi ragazzi e ragazze stanno mettendo il loro corpo a difesa delle nostre vite e del nostro futuro. Stanno cercando di porre una questione drammatica mentre nessuno fa niente, se non parlare».
Secondo Ficicchia, la richiesta della questura di Pavia è il segnale di un inasprimento della repressione nei confronti dell’attivismo ambientalista. Dice che non si sarebbe mai aspettato una misura così restrittiva pur essendo cosciente delle conseguenze penali delle azioni a cui ha partecipato. «È un modo per attaccare Ultima Generazione», spiega. «E non solo: sembra essere un avviso per tutti gli altri movimenti ambientalisti che negli ultimi mesi hanno iniziato a organizzare azioni più incisive rispetto alla semplice manifestazione».