La fine di InSight, su Marte

Dopo quattro anni il lander della NASA ha smesso di comunicare con la Terra: i suoi pannelli solari sono ormai ricoperti dalla sabbia marziana

InSight quasi completamente ricoperto dalla sabbia marziana (NASA)
InSight quasi completamente ricoperto dalla sabbia marziana (NASA)
Caricamento player

Dopo quattro anni trascorsi a raccogliere dati per scoprire le caratteristiche dell’interno di Marte, il lander InSight della NASA ha smesso di funzionare e difficilmente tornerà a comunicare con la Terra. Come previsto, nel corso degli anni la sottile sabbia marziana ha ricoperto i pannelli solari che alimentavano le batterie del lander, che non può quindi disporre di energia elettrica a sufficienza per alimentare i propri sistemi.

InSight aveva trasmesso un’ultima volta alcuni dati il 15 dicembre scorso, ma non aveva poi risposto a due successivi tentativi di mettersi in contatto da parte della NASA. Mercoledì scorso i responsabili della missione hanno quindi concluso che molto difficilmente avranno ancora notizie da InSight, che rimarrà in compagnia degli altri robot inviati nel tempo su Marte e che hanno ormai terminato le loro missioni.

Dal novembre del 2018, InSight si era rivelato prezioso per raccogliere dati sulle caratteristiche geologiche di Marte, rilevando i terremoti che si verificano sul pianeta. Qui sulla Terra la maggior parte degli eventi sismici è causata dai movimenti delle “placche”, le grandi porzioni di crosta terrestre che si muovono di continuo, allontanandosi e scontrandosi tra loro, con movimenti che sono causati in parte dall’alta temperatura interna del nostro pianeta. Marte è più freddo e meno turbolento: secondo i ricercatori, le scosse sismiche marziane sono dovute ai grandi sbalzi termici sulla superficie del pianeta, che portano le rocce a dilatarsi e contrarsi; qualcosa di analogo era stato già rilevato in passato sulla Luna seppure su una scala diversa.

Il sismografo nel suo involucro protettivo sul suolo di Marte, in alto è visibile parte del braccio robotico che lo ha depositato sulla superficie (NASA)

Utilizzando il proprio sismografo e altri strumenti, nell’ultimo anno InSight aveva permesso di rilevare anche un terremoto causato dall’impatto di un meteorite di una decina di metri di diametro, che era caduto su Marte a circa 3mila chilometri di distanza dal lander. A maggio, il robot aveva invece misurato un terremoto di magnitudo 4.7, il più forte mai rilevato nel corso della missione.

Il punto dell’impatto del meteorite su Marte, avvenuto il 24 dicembre 2021, ripreso dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter in orbita intorno al pianeta (NASA/JPL-Caltech/University of Arizona)

Le onde sismiche hanno la capacità di viaggiare per migliaia di chilometri, modificandosi man mano che attraversano strati di rocce con densità diverse. Il loro studio consente quindi di capire qualcosa di più sulle caratteristiche di Marte e sulla sua struttura interna. Proprio grazie ai dati raccolti da InSight ora i ricercatori ritengono che la crosta marziana abbia uno spessore medio di 30 chilometri, inferiore a quanto inizialmente ipotizzato. Ritengono inoltre che il nucleo di Marte sia liquido, che abbia un diametro di 1.800 chilometri e che sia relativamente poco denso, condizione che sembra suggerire la presenza di elementi diversi dal ferro.

Rappresentazione artistica dell’interno di Marte, la parte centrale è il nucleo di materiale fuso (© IPGP – David Ducros)

Conoscendo le caratteristiche interne di Marte, i gruppi di ricerca possono fare stime più accurate sulla velocità con cui il pianeta disperde calore nell’ambiente circostante. Sulla base di questi calcoli si possono poi fare stime sulla temperatura superficiale di Marte milioni di anni fa, capendo se fosse effettivamente abitabile come ipotizzato da vari ricercatori.

Nel corso della propria missione, InSight avrebbe dovuto utilizzare anche uno strumento per perforare il suolo marziano fino a una profondità di 5 metri. Una sonda avrebbe dovuto misurare la temperatura interna del pianeta, offrendo ulteriori dati sull’interno di Marte, ma il dispositivo non è mai riuscito a superare i primi strati di suolo, più duri del previsto nella zona.

Nel complesso la missione di InSight è stata comunque un successo: le stime della NASA, di solito caute, prevedevano una durata di due anni del lander, che ha invece mostrato di poter funzionare molto più a lungo. Il progressivo accumulo di sabbia sui pannelli solari era previsto e considerato uno dei fattori per determinare la durata stessa della missione. Solo nella remota eventualità di una folata di vento, sufficiente per rimuovere parte della sabbia dai pannelli solari, InSight potrebbe tornare ad attivare i propri sistemi e a mettersi in comunicazione con la Terra, come ha spiegato uno dei responsabili della missione.

Su Marte rimangono in attività Perseverance e Curiosity, due robot della NASA che a differenza di InSight si possono muovere sul suolo marziano per esplorarlo. Di recente Perseverance ha iniziato a raccogliere alcuni campioni che in futuro saranno recuperati da un’altra missione spaziale, con lo scopo di portarli sulla Terra per essere analizzati.