La Cina non era affatto preparata ad allentare le restrizioni sul coronavirus
Nonostante avesse avuto quasi tre anni per farlo: ospedali e obitori sono pieni, e il governo non comunicherà più i dati sui contagi
Nelle ultime settimane la Cina si è mostrata estremamente impreparata ad affrontare l’enorme ondata di coronavirus causata dall’improvviso allentamento delle restrizioni nel paese. Il governo continua a fornire dati che non sono credibili: per esempio, nei cinque giorni fino al 24 dicembre ha dichiarato che non fosse morto nessuno per il Covid, mentre ci sono milioni di contagi in tutta la Cina e diverse testimonianze di ospedali che respingono pazienti perché pieni, nonché di obitori che non hanno più spazio per i corpi.
Il South China Morning Post ha condiviso la testimonianza di una persona il cui padre è morto di Covid pochi giorni fa, a cui è stato detto in obitorio che ci sarebbero voluti almeno 7 giorni per cremare il corpo a causa della domanda molto elevata. Nello stesso posto la persona in questione ha riferito di aver visto sacchi contenenti cadaveri appoggiati al muro, perché i congelatori avevano finito lo spazio.
Sia la popolazione che molti esperti hanno chiesto alle istituzioni una maggiore trasparenza nella comunicazione dei dati, sia sui contagi che sui morti, ma nel giorno di Natale il governo ha detto che smetterà del tutto di pubblicare il numero di casi giornalieri nel paese. Negli ultimi giorni aveva già smesso di includere gli asintomatici nel computo totale dei contagiati.
Sabato 24 dicembre in ogni caso l’ultimo dato disponibile per la sola provincia dello Zheijiang (nell’est del paese, a sud di Shanghai), dove vivono circa 65 milioni di persone, segnalava un milione di contagi in un giorno, con l’aspettativa che raddoppiassero il giorno successivo.
Nei quasi tre anni di pandemia il governo cinese aveva adottato la controversa strategia “zero Covid”, che prevedeva rigidissimi lockdown e test di massa su tutta la popolazione a ogni minimo focolaio. Nel frattempo nel resto del mondo quasi tutti i paesi hanno gradualmente allentato le restrizioni, fino ad arrivare a una convivenza col virus e a un sostanziale ritorno a una vita normale: la Cina invece ha fatto questa operazione all’improvviso, come conseguenza delle grosse e insolite proteste della popolazione contro le restrizioni, e finora le cose stanno andando malissimo.
In pochi giorni il governo ha dovuto provare senza successo a cambiare la percezione che le persone avevano del coronavirus, spiegando loro che la variante omicron è molto più contagiosa, ma causa sintomi molto più lievi. Fino a pochi giorni prima però insisteva sulla mortalità del virus per giustificare la politica “zero Covid”. È stata poi molto criticata anche la decisione di fare questo cambio repentino in pieno inverno, quando i virus respiratori sono solitamente più contagiosi, e a poche settimane dal capodanno cinese, un periodo di diversi giorni di festività durante il quale milioni di persone in tutta la Cina si spostano per raggiungere amici e parenti.
I problemi principali riguardano il fatto che per tutto questo tempo la Cina ha investito poco sulla cura e sul trattamento del coronavirus, e moltissimo nella prevenzione, per la costruzione di enormi strutture di quarantena e per mettere in atto test di massa sulla sua vasta popolazione. Il risultato è che oggi le scorte di medicinali delle farmacie sono molto limitate e che gli ospedali non hanno abbastanza letti in terapia intensiva, perché non ne avevano mai avuto bisogno prima d’ora.
È in parte la situazione che si ebbe in Italia e in altri paesi nei primi mesi di contagi: solo che la Cina ha avuto tre anni di tempo e molti esempi in tutto il mondo per non farsi trovare impreparata a questa situazione.
Un altro grande problema riguarda la strategia vaccinale adottata fin qui dalla Cina, che ha privilegiato soprattutto le persone tra i 18 e i 59 anni perché erano quelle che potevano lavorare. Ora però stanno morendo moltissimi anziani che non si erano vaccinati contro il coronavirus. I vaccini a disposizione in Cina peraltro sono assai meno efficaci di quelli a mRNA usati in Europa e negli Stati Uniti, e ora diversi esperti sostengono che anche la Cina farebbe bene a procurarsene.