È morto Franco Frattini

Fu più volte deputato e ministro in governi di centro e centrodestra: aveva 65 anni

Franco Frattini (ANSA/FRANCESCO AMMENDOLA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI)
Franco Frattini (ANSA/FRANCESCO AMMENDOLA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI)
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Sabato è morto a Roma Franco Frattini, magistrato e politico con una lunga carriera, più volte deputato e ministro in governi di centro e di centrodestra: aveva 65 anni. Da gennaio di quest’anno era presidente del Consiglio di Stato, l’organo di secondo grado della giustizia amministrativa italiana. In quel periodo la coalizione di destra lo aveva anche indicato come uno dei possibili nomi per la presidenza della Repubblica, senza però che una sua candidatura diventasse davvero concreta.

Frattini era nato nel 1957 a Roma, dove aveva studiato fino all’università, diventando avvocato. Tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta si era avvicinato alla politica con ruoli più tecnici, entrando prima nell’avvocatura dello Stato (l’organo che rappresenta Stato e pubbliche amministrazioni nelle controversie legali) e poi nel Consiglio di Stato (di cui molti anni dopo sarebbe diventato presidente). Fu poi scelto come consigliere giuridico di vari ministri e come segretario generale alla presidenza del Consiglio dal 1994, durante il primo governo guidato da Silvio Berlusconi.

Con la caduta di quel governo e l’insediamento di quello successivo, guidato da Lamberto Dini, all’inizio del 1995, fu nominato ministro per la Funzione pubblica e per gli Affari regionali: da quel momento cominciò la sua carriera politica più in vista. Si candidò per la prima volta con Forza Italia alle elezioni del 1996, venendo eletto deputato, poi di nuovo nel 2001, quando fu scelto di nuovo come ministro della Funzione pubblica nel secondo governo Berlusconi.

Frattini con Berlusconi nel 2011 (Mauro Scrobogna/LaPresse)

In quello stesso governo fu poi ministro degli Esteri, dal 2002 al 2004, sostituendo per decisione di Berlusconi Renato Ruggiero, che era in disaccordo con la linea politica del governo. L’anno e mezzo di Frattini da ministro degli Esteri fu particolarmente delicato: in quel periodo l’Italia appoggiò l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, e la maggioranza di governo di Berlusconi fu decisiva in parlamento per approvare l’invio di circa 3.200 soldati italiani nel paese (un contingente assai minore rispetto a quelli statunitense e britannico).

Nelle operazioni militari in Iraq morirono alcune decine di italiani e ci furono diversi rapimenti eclatanti di italiani. L’appoggio italiano agli Stati Uniti in Iraq fu controverso e molto criticato da una parte dell’opinione pubblica.

Con la crisi di governo del 2004 ci fu un rimpasto che portò al terzo governo Berlusconi, in cui l’incarico di ministero degli Esteri passò a Gianfranco Fini. Dal 2004 Frattini uscì così dal parlamento italiano per ricoprire l’incarico di commissario europeo per la Giustizia, che mantenne fino al 2008. In quel periodo fu anche nominato tra i cinque vicepresidenti della Commissione europea.

Nel 2008 tornò in parlamento, venendo rieletto deputato con il Popolo della Libertà, l’ampia coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi. Nel governo che si formò dopo quelle elezioni, l’ultimo di Berlusconi, fu nominato ancora ministro degli Esteri. Restò in carica fino al 2011, quando quel governo cadde venendo sostituito dal governo tecnico di Mario Monti.

Negli ultimi tre anni di ministero degli Esteri Frattini fu più volte criticato per un certo assenteismo dal suo ruolo istituzionale durante le più gravi crisi internazionali di quegli anni: quando scoppiò la guerra tra Russia e Georgia, nell’estate del 2008, Frattini era in vacanza alle Maldive, e decise di mandare il suo vice alle riunioni di quei giorni. Ancora nel gennaio del 2011, nei primi delicati giorni della rivolta in Egitto contro il regime trentennale del presidente Hosni Mubarak, Frattini si fece riprendere e intervistare a Sestola, località sciistica in provincia di Modena, per un’iniziativa chiamata “parlamentari sulla neve”.

Durante il suo periodo al ministero, nell’estate del 2008 il governo firmò l’importante Trattato di amicizia tra Italia e Libia, noto anche come “accordo di Bengasi”, con cui l’Italia si impegnò a versare alla Libia 5 miliardi di dollari in vent’anni per realizzare progetti e infrastrutture, in parte come risarcimento per il periodo della colonizzazione. La Libia in cambio si impegnava a collaborare nel contrasto al terrorismo e all’immigrazione (anche se il testo non forniva molti elementi concreti per capire come).

Frattini con l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2014 (Daniele Leone/LaPresse)

Dopo il suo ultimo mandato al governo Frattini non ebbe più ruoli politici di primo piano, e si divise tra incarichi da magistrato e altri legati alla politica internazionale. Dal 2013 tornò nel consiglio di Stato e fu poi consigliere del governo serbo per l’integrazione del paese nell’Unione Europea. Prima di diventare presidente del Consiglio di Stato, dal 29 gennaio di quest’anno, aveva fatto parte anche dell’Alta corte di giustizia sportiva del CONI, il comitato olimpico nazionale italiano.