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  • Venerdì 23 dicembre 2022

In Sud Sudan si discute dei problemi di incontinenza del presidente

Un suo video imbarazzante è circolato molto online, generando polemiche politiche e fake news

Il presidente Salva Kiir con il cappello da cowboy che indossa sempre: il primo gli fu donato da George W. Bush nel 2006 (AP Photo/John Muchucha)
Il presidente Salva Kiir con il cappello da cowboy che indossa sempre: il primo gli fu donato da George W. Bush nel 2006 (AP Photo/John Muchucha)
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In Sud Sudan da una settimana si parla molto del video di un incidente occorso al presidente Salva Kiir Mayardit, che durante un’occasione pubblica ha mostrato problemi di incontinenza. Il video è stato girato durante la cerimonia di inaugurazione di un’autostrada, dura una trentina di secondi e riprende il presidente durante l’inno nazionale: Kiir si fa la pipì addosso, inizialmente senza accorgersene. Ha avuto un’ampia diffusione sui social network e su molti siti di news africani.

Salva Kiir Mayardit ha 71 anni ed è presidente del Sud Sudan dall’indipendenza del paese, nel 2011: secondo alcuni l’episodio mostra che Kiir dovrebbe dimettersi perché le sue condizioni di salute non gli consentirebbero più di governare. Secondo altri la condivisione del video, spesso accompagnato sui social da prese in giro, è una mancanza di rispetto verso una persona anziana e una carica istituzionale.

I dubbi sullo stato di salute di Kiir erano nati già alcuni mesi fa, quando in un’occasione ufficiale il presidente non poté completare un discorso, ufficialmente per un calo di voce. In varie occasioni si è parlato di viaggi in Egitto o negli Emirati Arabi Uniti dove secondo indiscrezioni, sempre smentite, si sarebbe sottoposto a cure particolari. Le autorità sud sudanesi e lo stesso presidente hanno però sempre negato problemi di salute e l’ultimo episodio non è di per sé il segno chiaro di una malattia invalidante.

Il video di Kiir in difficoltà per i problemi di incontinenza è stato così condiviso e discusso anche a causa del clima di grande tensione e contrapposizione politica. La sua diffusione è poi stata seguita da una serie di notizie false sui social network e che in alcune occasioni sono state riprese anche dai media: un post su Facebook molto condiviso raccontava che il giornalista che aveva inizialmente diffuso il video si fosse suicidato perché non in grado di sostenere il suo senso di colpa. Il post era illustrato con la foto di un uomo impiccato, che in realtà era di un imprenditore, nemmeno sud-sudanese e non coinvolto nel caso.

Molti utenti partendo da questa notizia falsa hanno poi sostenuto che il giornalista fosse stato ucciso, mentre è circolata la voce che tutti i rappresentanti dei media presenti fossero poi “spariti”. È dovuta intervenire l’associazione dei giornalisti del paese (UJOSS) per assicurare che nessun giornalista era scomparso.

Le fake news sulle sparizioni e la morte dei giornalisti si sono diffuse anche perché la storia recente dei rapporti fra il presidente e la stampa è stata caratterizzata da censura, abusi e intimidazioni.

L’organizzazione non governativa Reporters sans frontières ha definito il Sud Sudan di Kiir «uno dei paesi più ostili e pericolosi del continente per i giornalisti».

Salva Kiir è al potere dal 2011, dalla fondazione del paese. Da allora non sono mai state indette delle elezioni: le prossime sarebbero in programma per il 2024. In Sud Sudan dal 2013 al 2020 si è combattuta una sanguinosa guerra civile, con grandi violenze fra diversi gruppi etnici e con la contrapposizione fra il presidente e il suo vice Riek Machar: si stima che almeno 400.000 persone siano morte per gli effetti diretti e indiretti della guerra, fra cui fame e carestie. I profughi sono stati 4 milioni, di cui 2,5 verso i paesi confinanti, Uganda e Sudan, su una popolazione complessiva di 11,4 milioni.

Nel febbraio 2020 è stato firmato un accordo di pace che ha portato a un governo di unità nazionale e nella primavera del 2021 alla formazione di un parlamento non eletto, ma con membri nominati dai partiti.