Giorgia Meloni ha cambiato idea sul MES

La presidente del Consiglio ha sommessamente aperto alla possibilità di approvarne la riforma, dopo anni in cui l'aveva fortemente osteggiata

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Porta a Porta (ANSA/Riccardo Antimiani)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Porta a Porta (ANSA/Riccardo Antimiani)

Intervistata dal giornalista Bruno Vespa durante il programma di Rai 1 Porta a Porta, giovedì sera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato anche del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’Eurozona (cioè quelli che adottano l’euro) in difficoltà: un argomento che è stato a lungo al centro di grosse polemiche nella storia recente dei governi italiani. Se ne è tornato a parlare nelle ultime settimane perché l’Italia è rimasto di fatto l’unico paese tra quelli che fanno parte del MES a non averne ratificato la riforma, che è in discussione ormai da alcuni anni.

Nei suoi anni all’opposizione Giorgia Meloni si era più volte detta contraria, anche con toni piuttosto duri, alla possibilità di ratificare la riforma del MES, pur senza grandi argomenti concreti a sostegno. Da Bruno Vespa si è invece mostrata per la prima volta piuttosto aperta a farlo, dicendo che «se rimaniamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri» e che «ne discuterà eventualmente il parlamento».

Allo stesso tempo però Meloni ha cercato di non far passare la sua nuova posizione sulla riforma del MES come un ravvedimento, minimizzandone l’importanza («il tema della riforma secondo me non è il grande tema») e puntando piuttosto a spostare l’attenzione sul funzionamento stesso del MES, che però non è l’argomento in discussione in queste settimane. Per criticare il funzionamento del MES Meloni ha usato toni molto enfatici, che sono stati ampiamente ripresi dai giornali. «Almeno finché io conto qualcosa», ha detto a Bruno Vespa, «che l’Italia non acceda al MES, proprio guardi… lo posso firmare col sangue».

– Leggi anche: Il MES, spiegato bene

Il MES è un’organizzazione intergovernativa dei paesi che condividono l’euro, e ha il compito di aiutare quelli tra loro in particolare difficoltà economica: in sostanza può prestare dei soldi a chi ne faccia richiesta, grazie a una sua dotazione di diverse decine di miliardi di euro a cui ogni paese dell’Eurozona contribuisce in modo proporzionale alla sua importanza economica. Inoltre, grazie alle garanzie degli stati che ne fanno parte, il MES può eventualmente raccogliere altre centinaia di miliardi di euro sui mercati finanziari.

Fu creato nel 2012, mentre era in carica il quarto governo guidato da Silvio Berlusconi, di cui Giorgia Meloni era ministra, ed entrò definitivamente in vigore sotto il governo di Mario Monti. Per come è concepito, il MES è un fondo a cui si accede solo in condizioni di grande difficoltà, una sorta di ultima garanzia per gli stati che non dovessero riuscire a farsi prestare soldi sul mercato perché la loro economia in quel momento è considerata poco affidabile: per questo impone condizioni molto stringenti a chi chiede il prestito, che comprendono diverse riforme economiche.

Porta a Porta Giorgia Meloni lo ha appunto criticato per le condizioni «troppo stringenti» e perché «noi teniamo miliardi di euro bloccati in un fondo al quale oggi non accede nessuno». In realtà il MES è già stato usato cinque volte da paesi dell’Eurozona, anche se mai dall’Italia, perché non si è mai trovata in situazioni di così grande difficoltà da doverlo fare.

Le polemiche sul MES infatti non hanno mai riguardato la possibilità che l’Italia accedesse a un prestito da parte dell’istituzione, dal momento che questa possibilità non c’è mai stata: si sono sempre spostate sull’approvazione di una riforma che i ministri delle Finanze dei paesi dell’Eurozona cominciarono a discutere nel 2019. Tra i politici italiani che si opposero maggiormente alla riforma c’erano soprattutto Luigi Di Maio, Matteo Salvini e la stessa Giorgia Meloni, che dicevano di vedere il MES come un tentativo delle istituzioni europee di intromettersi nelle dinamiche nazionali.

L’Italia è da poco diventata l’unico paese a non aver ratificato la riforma del MES perché a inizio dicembre la Corte Costituzionale tedesca ha respinto un ricorso che avrebbe potuto far saltare l’approvazione della riforma da parte della Germania. Negli ultimi giorni il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, della Lega, aveva usato toni meno agguerriti di quelli usati in passato sia dal suo leader di partito Salvini sia dalla stessa Meloni, dicendo che il parlamento avrebbe dovuto discutere la riforma in maniera approfondita.

Meloni ha mostrato un’apertura ancora maggiore, sottolineando il fatto di non voler “bloccare gli altri”, cioè di non voler impedire ad altri stati di accedere al fondo.