Israele avrà il governo più di destra della sua storia
Includerà partiti di estrema destra e ultra-ortodossi e sarà guidato di nuovo da Benjamin Netanyahu
Mercoledì Benjamin Netanyahu, a lungo primo ministro israeliano e da molto tempo il politico più influente in Israele, ha annunciato di avere formato un nuovo governo, che sarà il più di destra della storia del paese. La coalizione da lui guidata aveva vinto le elezioni parlamentari che si erano tenute lo scorso novembre, le quinte elezioni in quattro anni, e da settimane si negoziava per definire le alleanze necessarie e formare la prossima maggioranza. Per Netanyahu sarà il sesto mandato da primo ministro (non consecutivo).
I partiti che fanno parte della coalizione sono il Likud (di destra, dello stesso Netanyahu), Shas (conservatore, che rappresenta gli ebrei ortodossi di origine nordafricana e mediorientale), Ebraismo della Torah unito (conservatore e ultra-ortodosso), e Potere ebraico, Sionismo religioso e Noam (tre partiti di estrema destra).
Nei giorni scorsi erano già stati diffusi i nomi di alcuni dei prossimi ministri. Uno di loro è Itamar Ben-Gvir, a capo della Pubblica sicurezza: Ben-Gvir è il leader di Potere ebraico, è uno strenuo sostenitore dell’occupazione illegale di Israele della Cisgiordania, è noto per le sue posizioni razziste nei confronti dei palestinesi e dei cittadini arabi-israeliani e per aver incitato più volte alla violenza contro di loro. Un altro futuro ministro è Avi Maoz, del partito Noam, noto per le sue posizioni omofobe e sessiste: ha proposto di vietare il Gay Pride a Gerusalemme ed è contrario all’integrazione delle donne nell’esercito.
A inizio dicembre Netanyahu aveva anche annunciato l’assegnazione della gestione delle politiche israeliane in Cisgiordania a Bezalel Smotrich, il leader di Sionismo religioso, noto per il suo sostegno all’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e alla sua annessione a Israele.
Più in generale, i partiti della coalizione annunciata da Netanyahu rifiutano nettamente l’idea della soluzione a “due stati” per il conflitto israelo-palestinese, una formula sostenuta a livello internazionale che prevede uno stato palestinese indipendente in Cisgiordania, accanto a Israele, con Gerusalemme come capitale condivisa. Inoltre vorrebbero dare ai parlamentari il potere di annullare le decisioni della Corte suprema, il più importante tribunale israeliano che negli ultimi anni ha respinto diverse misure proposte dai governi guidati da Netanyahu, e hanno fatto capire di essere intenzionati ad approvare le riforme necessarie per mettere fine ai processi per corruzione e frode in cui è imputato Netanyahu.
Il giuramento del nuovo governo potrebbe avvenire entro il 2 gennaio.
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