Un agente di polizia è stato posto agli arresti domiciliari e altri tre sono indagati per il caso di Hasib Omerovic
Un agente di polizia del commissariato di Primavalle, a Roma, è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di tortura in relazione al caso di Hasib Omerovic, precipitato dalla finestra della sua casa durante una perquisizione, lo scorso 25 luglio. L’agente è accusato anche del reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici.
Omerovic, che ha 36 anni, è di etnia rom ed è sordo dalla nascita, era sopravvissuto alla caduta: era stato però in grave pericolo di vita e aveva dovuto subire diversi interventi chirurgici. È ricoverato in ospedale da allora.
Hanno ricevuto avvisi di garanzia anche altri tre poliziotti coinvolti nei fatti del 25 luglio: le accuse sono di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e depistaggio.
Dalle prime indagini era emerso che gli agenti che avevano effettuato la perquisizione (tre uomini e una donna) si erano presentati a casa di Omerovic, che in quel momento era solo con una sorella, poco dopo mezzogiorno. Il motivo sarebbero state alcune segnalazioni, raccolte nel quartiere, sul fatto che Omerovic avesse ripetutamente infastidito alcune ragazze, anche minorenni, della zona. Nei confronti dell’uomo, però, non era mai stata fatta alcuna denuncia.
Secondo le ricostruzioni contenute nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari (gip), una volta entrato nella casa di Omerovic e dopo averlo identificato, un agente l’aveva schiaffeggiato, aveva preso un coltello da cucina e gliel’aveva puntato contro. Quando Omerovic si era rifugiato nella propria stanza, l’agente aveva sfondato la porta e l’aveva costretto a sedersi su una sedia. Gli aveva poi legato i polsi con il cavo della corrente di un ventilatore, continuando a minacciarlo con il coltello; l’aveva inoltre fotografato a torso nudo, anche mentre era legato alla sedia.
Secondo il gip, questo comportamento avrebbe fatto sì che Omerovic entrasse in uno «stato di forte sconvolgimento psichico» e che per questo vedesse il vano della finestra come l’unica possibile via di fuga dalle violenze che stava subendo. L’ordinanza però ipotizza che Omerovic confidasse sulla possibilità di rimanere sul davanzale, e non intendesse necessariamente gettarsi di sotto.
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