Alcuni turisti stranieri bloccati da giorni a Machu Picchu sono stati evacuati in elicottero
Non riuscivano ad andarsene per le proteste contro la destituzione del presidente Castillo, che stanno creando gravi problemi al turismo
Il governo peruviano ha iniziato a evacuare in elicottero alcuni dei turisti stranieri che erano bloccati da giorni nel sito archeologico di Machu Picchu a causa delle grosse proteste e dello sciopero contro la destituzione del presidente Pedro Castillo. I turisti rimasti bloccati erano peruviani, sudamericani, statunitensi ed europei: c’erano anche diversi italiani (30-40 secondo fonti diplomatiche citate da Ansa), ma non è chiaro se siano o meno tra le persone evacuate.
Nel frattempo, lo scorso fine settimana, l’operatore ferroviario PeruRail ha annunciato il lento e graduale ripristino del servizio di trasporto ferroviario da e per il sito, sospeso nei giorni scorsi sempre a causa delle proteste.
Per ora sia nelle evacuazioni in elicottero che nel trasporto ferroviario le autorità stanno prediligendo le persone più fragili, come gli anziani, i malati e le famiglie con bambini. Sono anche stati riaperti alcuni aeroporti che erano stati chiusi a causa delle proteste: quelli di Juliaca, Ayacucho e Arequipa, la seconda città più popolosa del Perù, molto frequentata dai turisti.
Nonostante la lenta ripresa dei trasporti e l’evacuazione dei turisti bloccati a Machu Picchu, le proteste stanno continuando ad avere conseguenze piuttosto forti sul turismo, molto rilevante per l’economia peruviana.
Negli ultimi giorni i manifestanti hanno bloccato strade, interrotto collegamenti e danneggiato edifici governativi e infrastrutture. Per via delle proteste molte persone erano rimaste bloccate con la propria automobile o a bordo di camion o pullman: tra queste c’erano anche quattro italiane che per 48 ore sono rimaste bloccate in un pullman nella cittadina di Checacupe, per poi arrivare a Cusco grazie a un intervento dell’ambasciata.
Nella regione di Cusco le interruzioni dei trasporti avevano anche impedito il rifornimento dei prodotti alimentari. C’erano stati scontri tra la polizia e i manifestanti in cui secondo i conteggi attuali delle autorità peruviane erano morte almeno 26 persone, con centinaia di feriti.
A causa delle manifestazioni, degli scontri e delle loro conseguenze molti turisti hanno deciso di cancellare i propri viaggi in programma, con conseguenze già piuttosto visibili.
Rolando Mendoza, a capo dell’ufficio turismo di Cusco, città un centinaio di chilometri da Machu Picchu, ha detto al New York Times che a Cusco ci sono circa 2mila uffici del turismo, oltre 1000 alberghi e circa 25 comunità rurali che dipendono fortemente dai turisti: Mendoza ha detto che negli ultimi giorni ce n’erano pochissimi in giro e sembrava di essere tornati ai tempi della pandemia, quando a causa dei lockdown il turismo si era momentaneamente fermato.
Mendoza ha detto anche che quando a inizio dicembre sono iniziate le proteste, l’industria turistica peruviana aveva appena iniziato a riprendersi dagli effetti della pandemia. Per il 2022 il governo peruviano prevedeva l’arrivo di almeno un milione di visitatori: secondo Mendoza, data la situazione attuale, è probabile che non si superino i 700-800mila.
Ora le proteste sembrano essersi leggermente placate, anche se alcuni gruppi di manifestanti hanno annunciato un nuovo sciopero proprio questa settimana: potrebbe quindi essere solo una distensione temporanea.
Castillo è stato rimosso dal suo incarico lo scorso 7 dicembre per aver cercato di sciogliere il parlamento peruviano, e attualmente si trova in custodia cautelare. I suoi sostenitori chiedono la sua liberazione e la convocazione di nuove elezioni.