La più grande riforma militare del Giappone dal dopoguerra
Prevede il raddoppio della spesa per la difesa e l'acquisito di armi più potenti, per difendersi da eventuali attacchi di Cina e Corea del Nord
Venerdì il governo giapponese ha approvato un’importante riforma del suo sistema di difesa, considerata per il paese la più grande dalla fine della Seconda guerra mondiale. La riforma prevede tra le altre cose il raddoppio della spesa nazionale per la difesa, per arrivare al 2 per cento del PIL entro il 2027 (in Italia, per fare un paragone, è dell’1,54 per cento), e l’acquisito di nuove e più potenti armi.
La riforma, fortemente voluta dal primo ministro Fumio Kishida, del partito Liberal Democratico (il principale partito conservatore giapponese), è estremamente importante perché la costituzione giapponese, scritta dalle forze occupanti americane sbarcate in Giappone dopo la fine della Seconda guerra mondiale, proibisce al paese di avere un esercito e di dotarsi di «altro potenziale militare».
Quando fu scritta, nel 1947, il Giappone aveva trascorso quasi 30 anni sotto un regime militare ed imperialista, e per evitare che una situazione del genere si ripetesse gli Stati Uniti decisero di impedire costituzionalmente che il Giappone possedesse un esercito. Di fatto quindi il paese non ha un esercito ma un corpo chiamato “Forze di autodifesa” con il solo compito di difendere il territorio nazionale da eventuali attacchi o invasioni esterne e che non può essere impiegato in missioni armate all’estero.
Queste limitazioni sono considerate da tempo eccessive dai politici giapponesi più conservatori, che temono che in caso di un conflitto armato in Asia il Giappone si trovi impreparato a difendersi. La preoccupazione principale è da anni la vicina Corea del Nord, che di recente ha aumentato i test missilistici verso il mar del Giappone.
Ma nella presentazione della riforma Kishida ha fatto riferimento anche a un’altra minaccia, la Cina, che ha definito «una sfida strategica senza precedenti per assicurare la pace e la stabilità del Giappone». La preoccupazione principale di Kishida è legata in particolare alla possibilità che dopo le tensioni dei mesi scorsi la Cina possa in un prossimo futuro invadere l’isola di Taiwan, stato alleato di Giappone e Stati Uniti, ma che la Cina rivendica come parte del suo territorio.
Il raddoppio della spesa militare verrà finanziato con un aumento delle tasse sulle società, sul reddito e sul tabacco. Servirà anche ad acquistare 500 missili Tomahawk prodotti negli Stati Uniti, con una gittata di circa 1.600 chilometri (in grado quindi di raggiungere le coste della Cina o della Corea del Nord). Verrà inoltre rafforzata la presenza militare nelle basi sulle isole Ryukyu, arcipelago vicino all’isola di Taiwan, triplicando il numero soldati e dotandole di mezzi in grado di intercettare missili balistici.