Quanto sono importanti i missili Patriot statunitensi per l’Ucraina
Gli Stati Uniti potrebbero fornirli a breve al governo ucraino, ma ci sono alcuni dubbi sulla loro efficacia militare
Dopo mesi di richieste da parte del governo dell’Ucraina, gli Stati Uniti hanno infine messo in programma di inviare i propri missili Patriot per rendere più efficienti le linee di difesa ucraine contro gli attacchi aerei della Russia. La notizia non è ancora ufficiale, ma agenzie di stampa molto affidabili, come Associated Press, hanno ricevuto conferme da vari membri del governo statunitense e questa settimana la fornitura dovrebbe essere annunciata dal presidente Joe Biden.
Non è noto quante batterie di missili saranno inviate e ci sono alcuni dubbi sulla loro effettiva utilità, in un contesto come quello della guerra in Ucraina dove molti attacchi da parte della Russia sono gestiti con droni di fabbricazione iraniana, che possono essere abbattuti con sistemi più economici e meno complessi da gestire.
I Patriot sono missili terra-aria impiegati a partire dagli anni Ottanta e in grado di colpire aerei, missili da crociera (che seguono cioè traiettorie guidate) e missili balistici a corto raggio. Il sistema di lancio è montato su un camion e comprende vari lanciatori a seconda della configurazione, ciascuno dei quali può contenere fino a quattro missili, un radar per intercettare gli attacchi in arrivo e un generatore di energia elettrica. Stando alle informazioni più recenti, gli Stati Uniti dispongono di 16 battaglioni di Patriot.
L’esercito statunitense impiega i Patriot in varie parti del mondo a seconda delle necessità, ma il sistema è anche venduto a vari paesi alleati in Europa, in Medio Oriente e in Asia. Il costo stimato di ogni munizione è di circa 4 milioni di dollari, mentre i lanciatori costano 10 milioni di dollari.
Proprio per via degli alti costi gli analisti si chiedono se abbia senso che i Patriot siano impiegati in Ucraina, considerato che una parte consistente degli attacchi russi viene gestita con i droni forniti alla Russia dall’Iran, piuttosto economici e rudimentali. Il loro costo stimato è intorno ai 50mila dollari, circa 80 volte inferiore rispetto a un singolo missile del sistema Patriot.
Per essere gestiti, i Patriot hanno bisogno di almeno 90 persone, tra artiglieri, esperti e semplici soldati, che devono essere formati per utilizzare al meglio il sistema. Anche per questo motivo gli Stati Uniti erano finora poco inclini a fornire questo tipo di armi all’Ucraina, considerate le difficoltà nel fare formazione e temendo che un eccessivo coinvolgimento sul campo di soldati statunitensi potesse apparire come una provocazione nei confronti della Russia.
Dall’altra parte, l’invio dei Patriot garantirebbe all’Ucraina di assicurarsi il controllo di parti del suo spazio aereo (gli aerei nemici possono essere abbattuti dai Patriot, così come possono essere intercettate armi più sofisticate dei droni iraniani, come i missili balistici), e avrebbe anche un importante valore politico e simbolico: dimostrerebbe infatti una maggiore disponibilità degli Stati Uniti a soddisfare le richieste del governo ucraino, che da tempo chiede sistemi d’arma più complessi per difendersi dagli attacchi russi.
Secondo Associated Press, gli Stati Uniti avrebbero cambiato parzialmente idea sull’invio dei Patriot nelle ultime settimane, in seguito ai nuovi attacchi russi su Kiev e sulle infrastrutture del paese, soprattutto alla rete elettrica e con l’avanzare della stagione fredda.
Difficilmente comunque i Patriot saranno determinanti per l’esito della guerra. Offrono infatti la copertura di aree di territorio relativamente limitate: una sola batteria non sarebbe sufficiente per proteggere interamente Kiev, ma solo alcune zone della città. Il radar utilizzato dal sistema è più efficiente di buona parte di quelli attualmente in dotazione all’esercito ucraino, ma ha comunque alcune limitazioni rispetto a sistemi di intercettazione più raffinati.
Nel corso del tempo sono stati inoltre sollevati alcuni dubbi sull’efficienza dei Patriot come sistema tattico di difesa. All’inizio degli anni Novanta, quando erano stati impiegati intensivamente nella Guerra del Golfo, non era stato possibile confermare il tasso di successo del 70 per cento nel contrastare gli attacchi con i missili Scud fornito da alcuni rapporti.