Com’è iniziata l’inchiesta su Parlamento Europeo e Qatar
I servizi segreti belgi indagavano dal 2021, ma la svolta è arrivata solo lo scorso luglio dopo un'irruzione a casa di Antonio Panzeri
È passata ormai quasi una settimana dall’inizio del caso sulle presunte pressioni del Qatar sul Parlamento Europeo: da venerdì scorso la polizia belga ha arrestato quattro persone, tra cui l’ex parlamentare europeo italiano Antonio Panzeri e la greca Eva Kaili, vicepresidente del parlamento fino a pochi giorni fa, quando è stata costretta a lasciare l’incarico. Le indagini non sono concluse, e ci sono ancora molti dettagli che non si conoscono. Secondo diversi media internazionali, è possibile che nei prossimi giorni la procura federale belga, che si sta occupando del caso, allarghi l’inchiesta a decine di altri tra europarlamentari e assistenti.
Nel frattempo sono emersi nuovi importanti dettagli su come è iniziato tutto, e sui fatti che hanno portato gli investigatori belgi ad avviare le indagini.
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Ne ha scritto mercoledì il quotidiano belga Le Soir, che era stato tra i primi a svelare l’esistenza del caso. Secondo quanto riferito al giornale da fonti anonime informate dei fatti, le indagini andrebbero avanti da più di un anno e sarebbero iniziate non su iniziativa della procura federale belga, ma della Sûreté de l’Etat, ovvero i servizi segreti belgi.
Già nel 2021 i servizi segreti belgi avevano cominciato a indagare su possibili interferenze di un paese straniero in Belgio: non era tanto la possibile corruzione a interessare l’intelligence belga, quanto la minaccia alla sicurezza nazionale. Alle indagini dei servizi segreti, secondo le fonti di Le Soir, avrebbero collaborato anche i servizi di intelligence di altri cinque paesi europei, di cui però non viene fatto il nome.
La svolta ci sarebbe stata però solo lo scorso luglio, quando i servizi segreti belgi erano entrati di nascosto nell’appartamento di Panzeri a Bruxelles e avevano trovato 700mila euro in contanti. Non li avevano sequestrati allora, dato che non c’erano ancora accuse formali nei suoi confronti, ma quella grande somma di denaro era diventata la prima prova di un possibile caso di corruzione internazionale.
Dopo quell’incursione, l’indagine che fino allora era coperta da segreto di stato era stata quindi declassificata e ne era stata informata la procura federale belga, che il 12 luglio aveva avviato anche l’inchiesta giudiziaria. Le Soir scrive che quando la polizia belga venerdì è entrata nell’appartamento di Panzeri e ha trovato 600mila euro in contanti non sarebbe rimasta particolarmente sorpresa, dato che appunto i servizi segreti erano già stati lì di nascosto e avevano già appurato la presenza di quel denaro (non è chiaro però dove siano finiti i 100mila euro di differenza tra le due perquisizioni).
In tutto la polizia belga ha sequestrato a Panzeri e Kaili circa un milione e mezzo di euro in contanti. A casa di Kaili sono stati trovati 150mila euro, mentre altri 600mila euro sono stati sequestrati venerdì a suo padre mentre lasciava un hotel di Bruxelles con una valigetta piena di soldi. Non si sa dove stesse andando, ma è possibile che qualcuno lo avesse avvisato che la polizia belga stava conducendo perquisizioni a casa della figlia e di altri politici e che avesse cercato di nascondere il denaro prima che la polizia arrivasse anche da lui.
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