Cosa può fare la finanza per il lavoro
Cosa sono, e come funzionano, i "social bond", e come si può evitare il cosiddetto "social washing"
In questi anni è aumentato l’interesse da parte dei risparmiatori per le tematiche legate all’ambiente e al sociale. In questo contesto è interessante il ruolo della finanza etica, che si pone l’obiettivo di riformulare i fini e i mezzi della finanza per creare valore economico, investendo in imprese e Stati selezionati secondo determinati criteri ambientali, sociali e di governance. Per esempio è possibile costruire un fondo di investimento che selezioni le aziende in base al rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, al rapporto che hanno con i propri dipendenti e con gli abitanti delle aree in cui operano e in base a criteri “di buon governo”, come il rispetto dei regimi fiscali, gli stipendi dei dirigenti, la presenza di corruzione e il processo di nomina degli amministratori.
Alcuni strumenti in cui investono i fondi etici sono i social bond, cioè titoli obbligazionari i cui proventi vengono impiegati esclusivamente per finanziare progetti sociali. Un bond, o obbligazione, è un titolo finanziario che dà diritto all’investitore di ricevere, alla scadenza definita nel titolo stesso, il rimborso della somma versata e una determinata somma come interesse. I settori in cui si può investire con i social bond sono numerosi: si va dai finanziamenti, o microfinanziamenti, a piccole e medie imprese che si impegnino a creare nuovi posti di lavoro, agli investimenti in infrastrutture di base (come ad esempio le strutture per la fornitura di acqua potabile) o a quelli per l’accesso ai servizi essenziali (come ad esempio il servizio sanitario o l’istruzione).
I social bond possono essere emessi sia da istituzioni pubbliche sia da aziende. Hanno una storia relativamente recente, visto che il primo social bond è stato emesso nel 2013 con lo scopo di sostenere le piccole e piccolissime imprese femminili e quindi l’occupazione delle donne. Da allora, e soprattutto dopo la crisi economica dovuta alla pandemia da coronavirus, gli investimenti in social bond sono molto cresciuti: nel 2021 sono stati emessi social bond per 191,8 miliardi di dollari, dopo la grande crescita del 2020 quando erano passate da meno di 10 miliardi di dollari del 2019 a più di 150.
Nel 2017 sono stati emessi i primi social bond in Italia: 500 milioni di euro di obbligazioni per sostenere le piccole e medie imprese delle zone colpite da eventi sismici. Ma è proprio nel campo del sostegno al lavoro che c’è stato uno degli interventi più significativi degli ultimi anni legati ai social bond: sono stati infatti lo strumento attraverso cui l’Unione Europea nel 2020 aveva reperito i fondi per realizzare la SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency, “Un aiuto per gestire i rischi legati alla disoccupazione durante un’emergenza”), la cosiddetta cassa integrazione europea da 98 miliardi di euro. Fu approvata nei primi mesi della pandemia da coronavirus per permettere ai paesi più in difficoltà dell’Unione di prendere in prestito soldi a tassi di interesse bassissimi da utilizzare per pagare miliardi di euro di cassa integrazione per i lavoratori costretti a interrompere il proprio lavoro.
Nonostante il contributo di credibilità nei confronti di questo strumento portato dal SURE, la grande crescita dei social bond degli ultimi anni ha reso necessaria una maggiore attenzione ai fenomeni di social washing. Si tratta del corrispettivo per gli investimenti sociali del più noto green washing, che si potrebbe tradurre in italiano con “ambientalismo di facciata”. In sostanza, secondo diverse analisi, i criteri adottati da alcuni fondi sarebbero spesso piuttosto laschi e consentirebbero di includere anche aziende che operano, ad esempio, in settori molto inquinanti. Lo stesso rischio, sempre secondo alcuni analisti, si potrebbe correre per gli investimenti che sostengono di puntare al miglioramento delle condizioni di vita delle persone, e delle loro condizioni lavorative.
Per proteggere i propri investitori da questo rischio, Etica Sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, ha deciso – fino dalla sua fondazione nel 2000 – di dotarsi di una metodologia rigorosa per costruire con solidi criteri ambientali, sociali e di governance (i cosiddetti ESG), compresi quindi quelli che garantiscono i diritti dei lavoratori. Gli investimenti di Etica Sgr hanno inoltre uno sguardo più a lungo termine e un potenziale valore aggiunto in termini di rendimento. Etica Sgr lo fa offrendo i suoi fondi comuni a risparmiatori privati e famiglie.
Per quanto riguarda nello specifico gli investimenti focalizzati sulle tematiche legate al lavoro e al sociale Etica SGR ha creato il fondo Etica Obiettivo Sociale. Gli investimenti del fondo hanno permesso di sostenere 51.787 lavoratrici e lavoratori dipendenti e 19.564 libere e liberi professionisti e di prevenire la disoccupazione per 3.139 lavoratrici e lavoratori per il biennio 2020-2021 (questi dati sono stati ricavati dividendo il totale dei lavoratori interessati per la quota degli investimenti di Etica SGR sul totale del programma).
Infine, per valutare i risultati dal punto di vista ambientale, sociale e di governance degli investimenti di Etica Sgr, dal 2017 si può consultare il “Report di impatto”, realizzato proprio dalla società di gestione, che calcola nello specifico l’impatto dell’attività di selezione dei titoli (rispetto al mercato di riferimento o benchmark).