Il processo al capo del rugby francese
Bernard Laporte, una delle figure più influenti dello sport francese, è stato condannato per un caso di corruzione che sta avendo conseguenze importanti
Bernard Laporte è un personaggio centrale nel mondo dello sport professionistico francese, specialmente nel rugby. È stato allenatore di alcuni dei club più importanti del paese e per quasi dieci anni della Nazionale maschile; è stato segretario dello Sport durante la presidenza di Nicolas Sarkozy e fino a questa settimana era presidente della Federazione nazionale del rugby, oltre che vice presidente di quella mondiale e del torneo Sei Nazioni.
Dall’incarico nella World Rugby si è dimesso però martedì, dopo che il tribunale di Parigi lo ha condannato in primo grado con pena sospesa a due anni di carcere per corruzione e appropriazione indebita. Laporte avrebbe potuto mantenere la carica vista la condanna di primo grado e l’appello, ma ha deciso di autosospendersi e probabilmente lo farà anche in Francia viste le raccomandazioni della ministra dello Sport Amélie Oudéa-Castéra, secondo la quale il «nuovo contesto» è di «ostacolo» al fatto che Laporte possa continuare a essere presidente della federazione.
La condanna, anche se di primo grado, sta agitando parecchio gli ambienti sportivi francesi e inevitabilmente il rugby, dato che il paese è nel pieno dell’organizzazione di due eventi estremamente importanti come la Coppa del Mondo di rugby del 2023 e le Olimpiadi estive del 2024. Inoltre, la vicinanza di Laporte a Bill Beaumont, attuale presidente della World Rugby, sembra possa indebolire la posizione di rilievo occupata da quest’ultimo, e di conseguenza l’organo di grande influenza che presiede.
In Francia le preoccupazioni riguardano anche le altre due persone indagate e condannate con Laporte: Claude Atcher, fino a pochi mesi fa capo del comitato organizzatore della Coppa del Mondo, e soprattutto il miliardario Mohed Altrad, che tramite la sua grossa società edilizia possiede la squadra di rugby di Montpellier ed è sponsor principale della Nazionale francese, di quella neozelandese — gli All Blacks — e dei maggiori tornei internazionali.
Con Atcher (condannato a pagare una multa e licenziato dal precedente incarico) e con Altrad (condannato a 18 mesi e multato di 50mila euro) Laporte avrebbe operato negli ultimi anni in un sistema di favoritismi abusando del suo potere e garantendo tra le altre cose accordi di sponsorizzazione e “sconti” in materia disciplinare al Montpellier — la squadra di Altrad — per non compromettere gli interessi reciproci.
Per il comitato che segue la Coppa del Mondo di rugby del 2023 è inoltre l’ennesimo problema da affrontare. La scorsa estate gli organizzatori erano stati infatti accusati dai loro dipendenti di abusi e prevaricazioni in un ambiente di lavoro generalmente descritto come «tossico». La stessa World Rugby aveva espresso forti preoccupazioni per queste accuse.
Oltre ai due anni di carcere con la condizionale, Laporte è stato condannato a pagare 75mila euro e bandito per due anni da ogni attività legata al rugby. Presenterà appello e nel frattempo si sta dimettendo dagli incarichi: i suoi avversari in federazione chiedono infatti le dimissioni in blocco di tutto il consiglio d’amministrazione, il tutto a meno di un anno dalla Coppa del Mondo. La World Rugby ha invece affidato al suo comitato etico una revisione interna all’organizzazione.
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