Per Daniela Santanché tossicodipendenti e rifiuti rovinano le spiagge libere

La ministra del Turismo lo ha detto a un'assemblea di Confesercenti, parlando del rinnovo delle concessioni balneari

(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Martedì a Roma si è svolta l’assemblea nazionale di Confesercenti, che riunisce tra gli altri i gestori degli stabilimenti balneari italiani. Nel corso dell’incontro è intervenuta anche la ministra del Turismo Daniela Santanché, che ha parlato di una questione piuttosto delicata di cui il governo dovrà occuparsi nei prossimi mesi: il riordino del sistema delle concessioni balneari.

Non è una questione che spetta al ministero di Santanché, dato che il governo ha intenzione di affidare la delega a Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare (anche se formalmente non è stata ancora deliberata). Ma nell’assemblea Santanché ha voluto comunque dare la sua opinione al riguardo, e tra le altre cose ha detto che prima di occuparsi del rinnovo delle concessioni già esistenti il governo dovrebbe pensare ad assegnare a privati le spiagge libere. Santanché ha detto che le spiagge libere sarebbero rovinate da «tossicodipendenti e rifiuti», di fatto mettendo sullo stesso piano la spazzatura e le persone con problemi di dipendenza dalle droghe.

«Sarebbe bene prima assegnare quelle spiagge che ora non sono assolutamente servite […] se uno va a vedere le spiagge in posti meravigliosi, le cosiddette spiagge libere, ci sono tossicodipendenti, rifiuti. Nessuno pensa a tenerle in ordine»

Santanché è stata per molti anni tra i proprietari di un noto stabilimento di Forte dei Marmi, in Toscana, il Twiga. Proprio per questo in molti avevano sollevato un possibile conflitto d’interessi dopo la sua nomina a ministra del Turismo. A fine novembre aveva però annunciato di aver venduto le sue quote nella società.

Nel corso dell’assemblea di Confesercenti ha più volte detto di essere contraria alla liberalizzazione delle concessioni balneari, un tema di cui si discute da decenni. Si parla infatti da tempo di indire nuove gare internazionali per affidare la gestione degli stabilimenti balneari italiani, come previsto “direttiva Bolkestein” del 2006, un regolamento europeo che impone di mettere a gara le concessioni pubbliche invece che assegnarle senza un termine. Ma finora le concessioni sono sempre state prorogate senza gara.

– Leggi anche: Il governo non sa cosa fare con le concessioni balneari

Nel 2018 il primo governo di Giuseppe Conte approvò la proroga delle concessioni fino al 2033. Il provvedimento fu bloccato dal Consiglio di Stato che esortò il governo a rispettare la direttiva Bolkestein fissando la proroga al massimo fino al 31 dicembre 2023. Questa scadenza è stata confermata nella legge sulla concorrenza approvata dal governo Draghi lo scorso agosto, ma i criteri per effettuare le gare dovranno essere decisi dal nuovo governo Meloni con un decreto attuativo da approvare entro il prossimo febbraio.

Moltissimi gestori di stabilimenti balneari sono contrari alla riassegnazione delle licenze, e Santanché nell’assemblea di martedì ha dato loro ragione, sostenendo che vadano prima assegnate le spiagge libere. Santanché ha anche detto che se le gare venissero vinte da multinazionali straniere gli stabilimenti rischierebbero di perdere la loro “peculiarità”. «Mi fa sentire male l’idea: pensate se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole o la nostra parmigiana di melanzane, cose che fanno parte della nostra identità», ha detto la ministra.