Un po’ di storie e numeri sui moltissimi legami tra Marocco e Francia
Per arrivare preparati, non solo da un punto di vista calcistico, all'inaspettata semifinale dei Mondiali di mercoledì sera in Qatar
Francia-Marocco, in programma mercoledì alle 20, è una semifinale decisamente inattesa per il Mondiale di calcio in corso in Qatar. Il Marocco non aveva mai superato gli ottavi di finale, una squadra africana non era mai andata oltre i quarti, i marocchini hanno eliminato le più quotate Spagna e Portogallo. È anche una partita fra due paesi che hanno avuto e hanno tuttora rapporti stretti per il passato coloniale, per la presenza di una numerosa comunità marocchina in Francia e per importanti interessi economici. Negli ultimi anni però ci sono state diverse tensioni tra i due governi, per esempio riguardo al numero dei visti per l’ingresso in Francia concessi ai cittadini del Marocco.
Il Marocco è stato un protettorato francese dal 1912 al 1956, quella marocchina è la comunità straniera più grande in Francia dopo l’algerina e i sorprendenti successi della squadra africana in Qatar sono stati accompagnati da festeggiamenti per le strade di Parigi e delle maggiori città francesi, come successo peraltro in molte città europee, Italia compresa. Dopo i quarti di finale, sugli Champs-Élysées, il grande viale parigino su cui si concentrano manifestazioni e festeggiamenti spontanei, c’erano oltre 20.000 persone. A fine serata sono stati registrati alcuni incidenti, con un centinaio di fermi da parte della polizia.
Indipendentemente dal risultato, le ore immediatamente seguenti alla partita di mercoledì potrebbero essere problematiche per l’ordine pubblico in molte città francesi.
Francia-Marocco è una partita fra un’ex potenza coloniale e un’ex colonia, ma le storie della gran parte dei giocatori che saranno impegnati nella semifinale in Qatar raccontano una realtà diversa, post coloniale, di migrazioni e di seconde e terze generazioni, di identità nazionali che vanno oltre i luoghi di nascita.
L’importanza degli immigrati nella nazionale francese è una costante sin dalla fine degli anni Novanta e dal titolo mondiale vinto in Francia nel 1998 dalla nazionale di Zinedine Zidane (di genitori algerini) e Lilian Thuram (nato in Guadalupa, arcipelago delle Antille francesi nel mar dei Caraibi), solo per citare due fra i più famosi. Oggi nella squadra dell’allenatore Didier Deschamps oltre la metà dei giocatori sono immigrati di prima, seconda o terza generazione, a partire dal miglior giocatore della squadra Kylian Mbappé, nato da una famiglia di sportivi per metà camerunese e per metà algerina.
Per quel che riguarda il Marocco, la squadra è composta da quattordici giocatori (su ventisei) nati all’estero, dalla cosiddetta “diaspora marocchina”: nel 2018 (ultimo dato ufficiale disponibile) i marocchini all’estero erano stati stimati in 4,2 milioni, circa il 10 per cento della popolazione totale del paese. Paesi Bassi, Belgio, Francia e Spagna sono le nazioni di nascita più frequenti dei giocatori in rosa provenienti dall’estero, ma sono presenti anche il Canada e l’Italia: Walid Cheddira è nato nel 1998 a Loreto, nelle Marche. È una tendenza nuova, perché in passato molti giocatori tendevano a scegliere la nazionalità del paese d’adozione, anche semplicemente perché più competitivo a livello sportivo.
Ma non è una peculiarità del solo Marocco: circa 150 giocatori al Mondiale non giocano per i paesi in cui sono nati. Al Mondiale sono coinvolte dal fenomeno 28 nazionali con solo quattro eccezioni: Argentina, Brasile, Arabia Saudita e Corea del Sud.
Proprio la Francia è il paese che ha più cittadini impegnati con squadre differenti: 37, di cui 33 giocano per squadre africane (10 con la Tunisia, 9 col Senegal, 8 col Camerun). I marocchini nati in Francia sono due, un numero che sottorappresenta l’emigrazione marocchina nel paese, stimata intorno al 30 per cento del totale (segue la Spagna col 20, l’Italia col 12).
I primi movimenti migratori dal Marocco alla Francia iniziarono negli anni Dieci dello scorso secolo, in seguito all’instaurazione del protettorato francese sul Marocco. Lo stato rimaneva formalmente sovrano e governato dal sultano ma era di fatto controllato dalla Francia, che applicò il modello usato in Tunisia e Algeria, però con minori pressioni per una assimilazione culturale.
Una seconda fase di immigrazione, più consistente, si verificò dopo la Seconda guerra mondiale e continuò fino agli anni Settanta, anche dopo la conclusione nel 1956 del processo di indipendenza, che fu meno traumatico rispetto a quello algerino e portò alla nascita del Marocco come monarchia costituzionale.
A partire dal 1974 la Francia limitò la possibilità di immigrazione dal Marocco ai ricongiungimenti familiari, diminuendo il numero di nuovi ingressi. Da settembre 2021 il governo francese ha anche ridotto del 50 per cento la disponibilità di visti temporanei per i cittadini marocchini. È uno dei maggiori motivi di tensione al momento fra Francia e Marocco, con la classe media francofona, abituata a viaggi anche piuttosto frequenti, che si è vista spesso rifiutare il visto per l’ingresso in Francia.
I francesi di origine marocchina sono distribuiti in molte parti del paese, i numeri maggiori sono nella regione dell’Île-de-France, l’ampia cintura intorno a Parigi che è anche la zona in cui sono numerose le comunità di immigrati in generale. Comunità di ampie dimensioni di popolazione marocchina si trovano anche in alcuni dipartimenti (una suddivisione territoriale simile alle nostre province) del sud, e in particolare in quello di Vaucluse (il cui capoluogo è Avignone).
Veri e propri quartieri a maggioranza marocchina si trovano a Nîmes e Montpellier: quest’ultimo, la Paillade, una decina di anni fa era stato oggetto di attenzioni da parte della stampa per il presunto rischio di una radicalizzazione islamica.
Ma la Francia è anche destinazione per il Marocco di una immigrazione scolastica consistente. Ogni anno sono circa 45.000 i marocchini iscritti alle università, alle scuole di commercio e di ingegneria francesi: rappresentano la comunità di studenti stranieri più consistente. Una rete di scuole francesi istruisce un numero simile di studenti in Marocco, dove i residenti francesi sono oltre 50.000.
A livello economico la Francia è il primo investitore in Marocco, mentre sono stati numerosi i ministri francesi di famiglia marocchina, da Rachida Dati, la prima durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, a Nadia Hai, dal 2020 al maggio 2022.
Le storie di successo e di integrazione raccontano solo una parte della realtà della comunità marocchina in Francia, che vive problemi ricorrenti di emarginazione, incomprensione, razzismo e ridotte possibilità economiche.
La vittoria del Marocco sul Belgio del 28 novembre aveva portato a scontri e scatenato violenze a Bruxelles, altra città dove la comunità marocchina è numerosa. Le forze dell’ordine francesi si preparano per evitare che situazioni simili si ripetano mercoledì. In Qatar invece la partita potrebbe essere l’occasione per un riavvicinamento fra i due governi, che stanno programmando una visita ufficiale di Emmanuel Macron a Rabat, la capitale marocchina: il presidente francese ha annunciato la sua presenza mercoledì in tribuna a Doha.