Cosa vuol dire che la curva nord interista si è unita?
I diversi gruppi ultras che la compongono hanno deciso di organizzarsi dietro un unico striscione per apparire più moderati
Lunedì, con un comunicato congiunto, tutti i gruppi della curva nord interista, cioè i gruppi organizzati che occupano la parte bassa e centrale del secondo anello verde dello stadio Meazza di Milano, hanno deciso di sciogliersi e di riunirsi sotto un unico nome e striscione: Curva Nord Inter 1969. È la stessa scelta che, tempo fa, fece la curva sud, quella milanista, che ora infatti è riunita in un unico gruppo. L’obiettivo dichiarato della tifoseria ultras sembrerebbe quello di aprire la curva anche a un tifo più “moderato”, dopo che lo scorso 29 ottobre i gruppi ultras vennero molto criticati per il trattamento violento che riservarono agli altri tifosi dopo la notizia dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, ritenuto uno dei capi del tifo organizzato interista.
Da qui in poi i diversi gruppi che da decenni compongono la curva non saranno più riconoscibili a San Siro: Ultras, Viking, Irriducibili, Brianza alcolica e Boys, la formazione ultras più antica e influente della tifoseria interista, nata appunto, nel 1969. Dietro questi gruppi c’è una lunga storia di tifo sportivo ma anche di politica, potere, interessi economici e criminalità.
Nel comunicato della curva, in cui si spiega che il nuovo corso inizierà il 4 gennaio 2023 in occasione della partita contro il Napoli, è scritto che «tale cambiamento arriva dopo lunghe riflessioni in questo mese e mezzo senza campionato dove tutti i gruppi che fanno parte della Nord hanno aderito per un obiettivo comune: un cambiamento che dovrà saldare i nostri ranghi, coinvolgere più gente possibile in questo nuovo corso».
Nel comunicato si legge:
Il tempo degli equivoci e incomprensioni mettiamocelo alle spalle, che il nostro spirito battagliero sia di ispirazione a tutti i frequentatori della Nord compresi anche quelli più moderati e scettici. Il tempo delle chiacchiere è finito, servono voglia, coraggio, passione e tanto amore per l’Inter, per far sì che torni a risplendere la nostra amata Curva Nord. Uniti, fieri e mai domi, avanti Curva Nord!
La questione si è posta dopo la gestione della serata del 29 ottobre, considerata anche da alcuni leader della curva eccessivamente scellerata e disordinata. In quell’occasione, durante la partita Inter-Sampdoria, arrivò la notizia dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, 69 anni, storico capo della curva nord, assassinato sotto casa a Figino, un quartiere di Milano, da due persone a bordo di una moto che spararono cinque colpi di pistola. Alla fine del primo tempo della partita, una volta confermata la notizia della morte di Boiocchi, i gruppi ultras decisero di abbandonare la curva in segno di lutto e obbligarono tutti coloro che si trovavano in quel settore a fare lo stesso.
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Molte persone che non volevano andarsene furono trattate con la forza: alcune furono anche colpite da schiaffi e calci. Queste persone poi raccontarono ciò che era accaduto e la notizia fu ripresa dai giornali. I gruppi ultras si giustificarono dicendo di essere stati in stato di shock per la notizia della morte di Boiocchi, e ammisero che in effetti la decisione di svuotare il settore non era stata spiegata alle persone che si trovavano in quella parte dello stadio.
Le vicende del 29 ottobre hanno fatto temere ai leader dei gruppi ultras un allontanamento di quella parte di tifosi che si posizionano in curva, seguono cori e slogan, ma non aderiscono ai gruppi in maniera “militante”. I tifosi, insomma, considerati più moderati nelle manifestazioni di sostegno alla squadra. Nel comunicato la curva dell’Inter fa riferimento al progetto di coinvolgere più gente possibile, ma in realtà la preoccupazione è quella di non perdere frequentatori della curva.
Questo infatti rappresenterebbe un duro colpo a livello numerico, in un momento in cui la curva rivale, la Sud del Milan, è più che mai forte e numerosa, ma anche a livello economico. Il merchandising dei gruppi ultras (magliette, felpe, sciarpe, cappellini…) si vende moltissimo anche tra i tifosi più tiepidi e il rischio è un calo di entrate economiche.
Ma c’è anche altro. La morte di Boiocchi lascia un vuoto di potere che si era già creato quattro anni fa, e di cui lo stesso Boiocchi aveva approfittato. La sera del 26 dicembre 2018, prima di un altro Inter-Napoli, gli esponenti dei gruppi ultras interisti attaccarono gli ultras napoletani che si stavano avvicinando allo stadio con un corteo di auto e minibus sulla strada che conduce al Meazza. Ci furono scontri violenti durante i quali un ultras interista, Daniele Belardinelli, detto Dede, leader anche dei gruppi ultras del Varese — alleati di quelli interisti — morì investito da un’auto guidata da un tifoso napoletano. Dopo quella sera, alcuni capi della curva Nord vennero arrestati.
Inoltre da parte di altri leader venne contestata a chi aveva deciso e guidato l’agguato ai tifosi napoletani una gestione fallimentare e suicida. Pochi mesi dopo in curva Nord riapparve Boiocchi, figura storica dei Boys fin dalla fondazione ma anche noto esponente della criminalità milanese. Tornò in curva dopo anni di carcere (in tutto ne trascorse 26) e si impose subito come nuovo-vecchio leader. Al suo ritorno ebbe un contrasto, a colpi di pugni, con un altro storico leader della curva, Franco Caravita, che da allora si fa vedere meno spesso di una volta al secondo anello verde del Meazza.
Boiocchi assunse la leadership della curva scavalcando, con alcuni personaggi a lui fedelissimi, il cosiddetto direttivo, cioè il gruppo di una quindicina di esponenti di tutti i gruppi della curva nord che decide iniziative e coreografie, e gestisce trasferte e alleanze. Per Boiocchi assumere il comando non significò certo guidare i cori in curva o decidere le coreografie, ma essenzialmente accentrare su di sé tutti gli affari che ruotano attorno al mondo ultras e che non riguardano solo la gestione del merchandising, ma anche quella di eventuali biglietti ottenuti dalla società Inter, delle trasferte e soprattutto di varie attività esterne allo stadio.
Da anni, i leader ultras, sia della curva Nord che della curva Sud, gestiscono alcuni parcheggi attorno al Meazza, molto remunerativi. Ci sono poi i guadagni che arrivano dai chioschi dei panini, alcuni gestiti direttamente, mentre altri sarebbero comunque tenuti a versare quote. Boiocchi si era anche imposto come unico riferimento della curva nei confronti dei dirigenti della società dell’Inter.
Durante un’indagine del 2020 della procura di Milano proprio sulla gestione dei biglietti, era stato intercettato mentre minacciava al telefono un dirigente dell’Inter che non lo aveva avvertito dell’acquisto da parte della società del giocatore inglese Ashley Young. Non che a Boiocchi interessasse la cosa, ma voleva che tifosi ultras fossero presenti all’arrivo del giocatore in aeroporto dando così il loro “benestare ufficiale” all’acquisto. In quell’occasione Boiocchi disse al dirigente dell’Inter: «Adesso cambiamo tattica, adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede».
Quell’inchiesta era nata a carico di quattro dirigenti dell’Inter sospettati di forme di collaborazione per favorire i capi ultras fornendo loro biglietti a prezzi agevolati o facendoli entrare gratis allo stadio o consentendo loro il commercio di merchandising. Venne poi però chiesta l’archiviazione perché quei dirigenti, disse il pubblico ministero, erano vittime «del comportamento estorsivo dei capi tifosi, che li utilizzava esclusivamente per il raggiungimento di finalità di prestigio personale quando non di mero profitto privato».
La riunione dei vari gruppi della curva annunciata lunedì ha l’obiettivo di riequilibrare i rapporti di forza e di avviare, nella logica ultras, una gestione più condivisa, appianando le forti divergenze che ci sono state negli ultimi anni. Alcuni leader della curva puntano anche a una minore politicizzazione del tifo ultras interista, da sempre schierato all’estrema destra. Alcuni dei capi della curva sono anche membri conosciuti del gruppo fascista Lealtà e Azione, altri sono esponenti del partito neofascista CasaPound.
C’è chi però vorrebbe che la distinzione tra curva e politica fosse netta. Non sarà un’impresa facile: non c’è partita dell’Inter in casa in cui dalla curva non si alzi un coro sulle note di “Avanti ragazzi di Buda”, canzone scritta da Pier Francesco Pingitore nel 1966 in onore dei morti della rivolta di Budapest contro l’Unione Sovietica e diventata inno dei militanti di estrema destra (ma fu intonata anche alla festa di Atreju di Fratelli d’Italia nel 2019, in occasione della visita del leader ungherese Viktor Orban).
Soprattutto, c’è un gruppo della curva che difficilmente abbandonerà la sua connotazione fortemente politica: gli Irriducibili. Si tratta di un gruppo nato nel 1989 che accolse gli ex membri degli Skins, gruppo tra i più violenti della storia ultras italiana e dichiaratamente fascista e razzista, che aveva abbandonato la curva in contrasto con gli altri gruppi. Gli Irriducibili, inizialmente, erano posizionati nel rettilineo, poi si fusero con un piccolo gruppo della curva, Zona Nera, e si posizionarono dove sono ancora oggi, nella parte sinistra del settore.
Si capirà nei prossimi mesi quale ruolo rivestiranno alcuni degli storici leader della curva nord. È possibile che lo stesso Franco Caravita, dopo la scomparsa di Boiocchi, torni a farsi vedere più spesso allo stadio. Suo figlio Alessandro, che in curva stava assumendo un ruolo sempre più rilevante, deve scontare una pena di cinque anni e quattro mesi per aver accoltellato un ragazzo in corso Garibaldi il 5 giugno 2020.
Sicuramente non abbandoneranno il loro ruolo e la loro leadership due figure storiche del mondo ultras interista. Il primo è Nino Ciccarelli, la cui vita è raccontata tra l’altro in un libro di Giorgio Specchia, Il Teppista. L’altro è Andrea Beretta, con varie condanne in passato, che ha attualmente il divieto di dimora a Milano: il provvedimento fu preso dopo che, prima della partita Inter-Liverpool di Champions League, aveva picchiato un bagarino fuori dallo stadio urlando: «Noi qui i napoletani non li vogliamo». Il motivo del pestaggio era in realtà che l’uomo stava vendendo biglietti senza aver chiesto il consenso ai gruppi ultras.
Il fatto che Beretta sia sottoposto al divieto di dimora a Milano non gli impedisce di esercitare comunque il suo controllo sulla curva. D’altra parte anche la curva sud, quella milanista, è controllata da Luca Lucci, il capo ultras fotografato nel dicembre del 2018 mentre si salutava cordialmente con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Lucci, condannato in primo grado a sette anni per traffico di droga, anche dal carcere ha continuato a gestire le attività della curva attraverso il fratello e altri membri del direttivo a lui fedeli.