L’amministratore delegato di Penguin Random House si è dimesso

Markus Dohle lascerà la guida della più grande casa editrice del mondo per via della mancata acquisizione di Simon & Schuster

L'amministratore delegato di Penguin Random House Markus Dohle, il 22 maggio 2018 (Evan Agostini/Invision/AP, File)
L'amministratore delegato di Penguin Random House Markus Dohle, il 22 maggio 2018 (Evan Agostini/Invision/AP, File)

L’amministratore delegato di Penguin Random House Markus Dohle ha dato le dimissioni: lascerà la guida del gruppo, la più grande casa editrice di libri al mondo, a fine anno per via della mancata acquisizione del concorrente Simon & Schuster.

Penguin Random House è la prima dei cosiddetti “Big Five”, “Grandi Cinque”, dell’editoria mondiale. Negli ultimi due anni aveva cercato di comprare Simon & Schuster, un altro dei Big Five, ma la fusione era stata osteggiata dall’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden, ricorrendo a un tribunale federale. Il 31 ottobre un giudice aveva dato ragione al governo americano stabilendo che l’acquisizione avrebbe danneggiato in modo sostanziale la competitività nel mercato editoriale. Il 21 novembre Bertelsmann, la società multinazionale tedesca che possiede Penguin Random House, aveva poi annunciato di aver rinunciato all’acquisizione, dopo che Paramount Global, la società che possiede Simon & Schuster, si era sostanzialmente tirata indietro.

Dohle, che è tedesco, guidava Penguin Random House dal 2013, cioè da quando il gruppo si formò dalla fusione di Penguin e di Random House; in precedenza era il capo di Random House e lavorava per Bertelsmann dal 1994. È stato lui stesso a citare il fallimento della fusione con Simon & Schuster come motivo delle proprie dimissioni. Dal primo gennaio a guidare il gruppo ad interim sarà Nihar Malaviya, attuale direttore operativo della divisione statunitense di Penguin Random House.

La ragione per cui la fusione con Simon & Schuster era stata bloccata è che l’unione dei due grandi gruppi editoriali avrebbe creato un monopsonio, cioè una situazione in cui un’azienda ha troppo potere di fronte ai propri fornitori, in questo caso gli autori di libri, e quindi può costringerli ad accettare compensi più bassi. Il problema avrebbe riguardato principalmente gli scrittori di grande successo, quelli che vendono milioni di copie e ottengono più di 250mila dollari per un libro: l’editore risultante dalla fusione di Penguin Random House e Simon & Schuster avrebbe dominato metà del loro mercato.